Un esercito di lavoratrici invisibili vuole rompere il silenzio!
Riceviamo questa corrispondenza da una operaia del settore Multiservizi. La categoria, tra le più esposte al rischio sanitario, sciopererà il 13 novembre per il contratto nazionale scaduto da 7 anni.
Io sono M. e vi racconto il mio lavoro. Un lavoro che consuma giorno dopo giorno, eppure strategico.
24 febbraio 2020, ore 7. L’aria pungente del mattino, il silenzio intorno, la calma prima della tempesta. Ecco come era iniziata una giornata di routine lavorativa che avrebbe poi segnato un cambiamento drastico nelle nostre vite.
Ore 8:30. Riceviamo una mail aziendale: a causa dell’emergenza COVID-19 tutte le lavoratrici addette alle pulizie sono chiamate per sanificazione urgente, presentarvi immediatamente ai cantieri, date conferma. Capimmo che stava accadendo qualcosa di più grande di noi. Pochissime, in quel momento, le informazioni. Pulire e igienizzare luoghi affollati, spesso senza mascherine o guanti.
Da quel giorno la reperibilità negli appalti è all’ordine del giorno, non abbiamo più orari definitivi. Tutto è giostrato sulla massima flessibilità per soddisfare le esigenze aziendali del committente.
La sanificazione è fondamentale per arginare la diffusione del virus, per permettere alle persone che lavorano di poter svolgere le attività in luoghi disinfettati: ospedali, supermercati, uffici o fabbriche.
Mentre sanitari, medici, infermieri lavoravano instancabilmente, un esercito di invisibili ha operato sanificazioni senza sosta.
Ma a quale costo? Il nocciolo è proprio questo. Mentre le multiservizi, le cooperative firmano appalti con aziende pubbliche e private, la manodopera in essere lavora a pieno regime in condizioni scandalose: il piano orario base contrattuale è di 15 ore settimanali, la paga oraria è di 6,88 euro lordi. Gli stipendi variano da 388 a 420 euro. Una vera miseria.
Generalmente il personale viene distribuito in base al conteggio della superficie in metri quadri del posto in cui si deve operare, puntando al minimo di ore necessarie. La sanificazione però richiede una maggiore attenzione: più lavoro, ma con le stesse maestranze.
Le imprese (e si parla anche di grosse realtà, che impiegano anche oltre 1500 addetti divisi nei vari cantieri) giocavano sul fatto che non abbiamo alternative se non quella di lavorare. Sappiamo che ci ammaleremo e ci rassegnamo a un destino già scritto.
Questo settore è composto per la maggior parte da donne, con bassa/media scolarizzazione, che hanno perso il lavoro, migranti, provenienti da diversi paesi. L’età media è di 35/55 anni: un esercito multietnico di invisibili che puliscono, obbedienti, fino a consumarsi. Donne alle quali non si chiede grande qualifica, ma velocità, organizzazione e precisione, tutto conteggiato al secondo.
Molte volte ci siamo chieste: “Se ci fermassimo? Cosa accadrebbe se per una giornata intera tutte quante incrociassimo le braccia?”
È la stessa frase che il movimento globale femminista ripete da anni. “Se le nostre vite non valgono, noi ci fermiamo”.
Decenni di ricatti subiti, diritti negati, vite al limite, salari sempre più bassi… Non si può attendere. È il momento di vincere il silenzio, l’omertà e la paura che per tanti, troppi anni ci hanno soggiogate. Si. Vogliamo vite degne, salari e tutele adeguati perché i luoghi dove lavorate, studiate, socializzate, vi curate, saranno puliti da noi che non ci siamo mai fermate e dobbiamo essere ascoltate oggi più che mai!