La vittoria della ragione in Stellantis

La vittoria della ragione in Stellantis

Nei giorni 3-5 aprile si sono tenute le elezioni per il rinnovo delle RLS nella fabbrica “G.B. Vico” di Pomigliano d’Arco, elezioni che mancavano dal lontano luglio 2015. In circa otto anni sono cambiate tante cose a partire dalla proprietà, non più FIAT-Chrysler ma gruppo Stellantis.

La situazione contrattuale però è rimasta immutata e si applica il Contratto specifico (CCSL) imposto ai tempi di Marchionne al posto del Contratto nazionale metalmeccanici e recentemente rinnovato da FIM, UILM, FISMIC e UGL, senza la firma della FIOM (nonostante un timido tentativo del suo gruppo dirigente di inserirsi nella partita).

Il voto ha mostrato bruscamente gli effetti di una lenta ma inesorabile perdita di consensi e fiducia dei lavoratori verso i sindacati firmatari. I sentori erano apparsi già evidenti nelle settimane precedenti: se le assemblee indette per spiegare il nuovo contratto da parte dei firmatari erano andate quasi deserte, quelle successive della FIOM hanno invece visto un gran successo di partecipazione.

I motivi sono presto spiegati: gli stipendi, già tra i più bassi in Europa, sono erosi dal 2008 dai ricorrenti cicli di cassa integrazione e, ora, dall’esplosione dell’inflazione. Si sommi poi il peggioramento delle condizioni di lavoro avvenuto con il cambio di proprietà, e si comprende un clima di opposizione che il modesto aumento elargito non poteva certo sopire.

 I risultati sono eloquenti: tutti i sindacati firmatari perdono voti, peraltro con una partecipazione che si mantiene al 93% (94,25 nella tornata del 2015).

Sigle sindacaliElez. 2023% 2023  Elez. 2015  %Differenza voti
FIOM138736,6%67415,59%+713
FIM83721,75%119027,52%-353
UILM78720,45%116126,85%-374
Fismic68117,69%105024,28%-369
UGL1574,08%2014,65%-44

A ridosso del voto si è fatto un gran parlare di queste elezioni, paragonandole all’effetto protesta dell’ascesa dei 5 Stelle. Quello che però a nostro avviso è un elemento di sicura distinzione è la natura di classe che un sindacato come la FIOM ha, diversamente da un movimento politico sin da subito apparso agli attenti osservatori interclassista.

Da solo ovviamente questo elemento non evita il rischio di disattendere la grande aspettativa che si è generata in fabbrica. La FIOM dovrà perciò munirsi di un programma rivendicativo che assicuri la discontinuità tanto voluta dai lavoratori. Si dovranno produrre azioni sindacali in grado di dare risposte ai lavoratori, migliorando le condizioni materiali e tenendo ben saldo l’obbiettivo di abbattere attraverso il conflitto il CCSL, vera e propria gabbia sia per le condizioni dei lavoratori che per ogni iniziativa sindacale non subalterna ai voleri aziendali. La volontà di cambiamento è evidente, ma al momento è un potenziale che rischia di divenire un boomerang per la stessa FIOM se non tramutato in radicalità e capacità di costruire gli adeguati rapporti di forza in grado di ribaltare lo status quo.

È questo un preciso dovere della FIOM nei confronti di quegli attivisti che hanno tenuto duro in fabbrica in tutti questi anni, e verso i lavoratori che votandoci hanno espresso, crediamo, non una generica protesta ma una precisa richiesta di coerenza, determinazione e combattività.