CGIL – QUESTA ‘CONSULTAZIONE’ NON SERVE. SERVE UN AUTUNNO DI LOTTA CONTRO GOVERNO E CONFINDUSTRIA

CGIL – QUESTA ‘CONSULTAZIONE’ NON SERVE. SERVE UN AUTUNNO DI LOTTA CONTRO GOVERNO E CONFINDUSTRIA

La condizione dei lavoratori peggiora ogni giorno di più. Si lavora con contratti precari e salari da fame, i ritmi e il livello di sfruttamento si intensificano. Queste sono le ragioni per cui si muore sul lavoro, queste sono le cause che hanno prodotto la strage di Brandizzo, in una parola: il profitto!

L’inflazione, a cui non ha corrisposto un adeguamento dei salari, rende i lavoratori ancora più ricattabili. Ci spiegano che l’inflazione sta rallentando, ma resta comunque a livelli molto alti e, in realtà, i prezzi dei beni di consumo di massa, a partire dai beni alimentari continuare ad aumentare ben oltre il 10%. Sta iniziando un nuovo anno scolastico con i prezzi alle stelle: quasi raddoppiato il prezzo della carta e degli zaini, per l’acquisto dei libri e dell’altro materiale ogni famiglia spenderà circa 100 euro in più rispetto al 2022 (quando l’inflazione era già oltre il 10%!) per ogni studente.

La Cgil ha lanciato una campagna di assemblee e un percorso di “consultazione certificata” su un programma il cui slogan è “La via maestra, insieme per la Costituzione”. La domanda che porrà ai lavoratori sarà se condividono le proposte della Cgil e se sostengono la mobilitazione e, “se necessario”, lo sciopero generale.

Guardiamo in faccia la realtà: questa consultazione sposta solo in avanti i tempi lasciando la Cgil nell’immobilismo. È l’ennesimo tentativo del gruppo dirigente di mettere la testa sotto la sabbia e di sottrarsi al proprio dovere.

La “piattaforma” è una lista infinita di belle intenzioni e di gentili richieste al governo. Come se non fossero mesi e mesi che Landini chiede tavoli, confronti, “ascolto”, trattative a un governo che scrive e agisce sotto dettatura dei padroni e lo rende chiaro ogni giorno. Come se non ci fossero 7 milioni di lavoratori con i contratti scaduti, mentre in una categoria dopo l’altra il padronato non solo nega aumenti minimamente coerenti con l’inflazione, ma addirittura pretende ulteriori peggioramenti (come sta accadendo nella trattativa del commercio).

Neppure una strage come quella di Brandizzo è sufficiente a svegliare il sindacato dal suo torpore! 5 operai morti sui binari, e invece di raccogliere l’ondata di indignazione che si è sentita in tutto il paese, ci si limita a uno sciopero nella sola provincia di Vercelli…

In questo contesto la vaga ipotesi di uno sciopero generale, “se necessario” e “in rapporto con CISL e UIL” non è nemmeno insufficiente, è solo una frase che svuota di significato uno strumento di lotta fondamentale, trasformandolo in una specie di rituale.

Non di uno sciopero una tantum, magari a dicembre, ma di una intera stagione di mobilitazione abbiamo bisogno: sui contratti, in difesa del welfare, contro la precarietà, con un vero coinvolgimento dal basso, con scioperi mirati, sia articolati che nazionali, se vogliamo davvero essere all’altezza dello scontro che la crisi economica e le politiche di questo governo pongono di fronte ai lavoratori.

La lotta contro i profitti è il grande assente

Alla grande emergenza salariale la Cgil risponde invocando l’estensione della decontribuzione – che toglierà risorse all’Inps – e l’indicizzazione automatica delle detrazioni fiscali, una sorta di scala mobile sulle detrazioni che nulla però ha a che vedere con l’aumento dei salari.

In tutto il programma, l’unico riferimento ai padroni è quando si rivendica il rinnovo urgente “di tutti i contratti collettivi di lavoro pubblici e privati, con incrementi capaci di tutelare ed aumentare il valore reale dei salari nel rapporto con l’inflazione”. Ma di quanto debba essere questo incremento salariale non è dato sapere. Sappiamo bene che ci sono contratti nazionali firmati anche dalla CGIL che sono al di sotto anche delle più modeste proposte di salario minimo, tanto che spesso intervengono le sentenze della magistratura laddove dovrebbe essere la lotta sindacale a dare le giuste risposte ai lavoratori. Diversi sono i contratti nazionali scaduti – grande distribuzione, commercio, sanità, scuola e contratti pubblici in generale (per i quali sono stati sottoscritti contratti scaduti nel 2021) solo per fare un esempio – per i quali non si sa nemmeno cosa chiede il sindacato, se non richieste vaghe come quella sopra menzionata.

La scala mobile dei salari che sia in grado di adeguare le retribuzioni all’aumento del costo della vita, aumenti contrattuali non inferiori ai 300 euro mensili per recuperare quanto perso in questi 2 anni di inflazione e un salario minimo che dia dignità agli stipendi. Queste, dovrebbero essere rivendicazioni da difendere a spada tratta e da discutere nelle assemblee coi lavoratori. Rivendicazioni che comunicherebbero anche l’importante messaggio che questa volta abbiamo intenzione di fare sul serio e trasmetterebbero entusiasmo e voglia di lottare.

Nel resto del programma ci sono diverse altre richieste al governo (già, proprio “richieste”!), alcune anche condivisibili come la “sempreverde” lotta all’evasione fiscale, la cancellazione della precarietà, il piano straordinario di assunzioni nella sanità ed in tutti i settori pubblici e della conoscenza. Il punto, però, è capire come far sì che queste non restino belle intenzioni che immancabile rimangono sulla carta.

Ci vuole un nuovo autunno caldo

Nei giorni scorsi Landini ha denunciato la finzione degli incontri che si tengono col governo. Sono una vera e propria presa in giro. In questi giorni si terrà un altro incontro sulla previdenza complementare: nell’attuale condizione sociale il governo e i padroni cercano nuove modalità per fare affari e colpire il sistema pensionistico pubblico.

Per ora è in programma l’ennesima manifestazione il 7 ottobre e nulla di più. Cosa deve succedere di più per lanciare un’offensiva contro il governo e le sue politiche di classe con una lotta articolata, generale e unificante con un programma chiaro e combattivo?

Si pensa davvero di convincere questo governo? Non “richieste” ma conquiste da ottenere con la lotta! La campagna di assemblee e la manifestazione devono essere solo l’avvio. Altro chela solita “mobilitazione” e “se necessario anche con lo sciopero generale”, ciò che è necessario da tempo è uscire dall’immobilismo!

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