VIGILANZA E SERVIZI FIDUCIARI – UNA LOTTA NECESSARIA PER IL CONTRATTO NAZIONALE
Il mancato rinnovo del Contratto Nazionale della Vigilanza e dei Servizi Fiduciari, – per quest’ultimi in vigore ne esistono numerosi – scaduto oramai da ben 5 anni, rappresenta per oltre 100mila lavoratori del comparto un crocevia da cui dover inesorabilmente ripartire.
La politica che le associazioni datoriali di categoria hanno portato avanti durante tutta la fase di contrattazione, esprime al meglio gli attuali rapporti di forza vigenti. Un settore, il nostro, estremamente complesso, composto da due figure professionali ben distinte ma che, il più delle volte, vengono sovrapposte l’una all’altra con l’obiettivo di erodere salario e diritti. Questo esercizio di forza rimane, perlopiù, appannaggio di un sistema di sfruttamento volto all’abbattimento sfrenato del costo del lavoro.
Dopo 5 anni di stallo e dopo timidi tentativi da parte dei lavoratori e delle rispettive associazioni sindacali di fare pressioni per ricevere un salario degno di nota, siamo arrivati al punto che i datori di lavoro dettano l’agenda senza cedere di un solo passo, consapevoli del fatto che l’intero settore risulta orfano di una seria rappresentanza sindacale. I lavoratori in questi ultimi anni hanno subito una serie di sconfitte che hanno messo a dura prova il loro morale, vedendosi costretti a sacrificare la loro dignità sull’altare del profitto.
Le proposte che i padroni hanno avanzato sul tavolo della trattativa sono a dir poco chiare ed indicative dell’idea che si sono fatti per il futuro di questo settore. Tra i primi punti c’è l’introduzione del lavoro intermittente, l’aumento delle percentuali dei contratti a termine e di somministrazione e una modifica sulle norme del part-time. Inoltre l’intento è quello di flessibilizzare ulteriormente l’orario di lavoro e quindi derogare la 66/2003, aumentando allo stesso tempo l’orario di lavoro giornaliero.
Il contratto dei servizi fiduciari nasce nel 2013 inserendosi all’interno del preesistente CCNL Vigilanza Privata e rubando la scena ai contratti di “Portierato e Custodi” e del Multiservizi, che erano responsabili diretti di tutti quei servizi correlati alla portineria, reception e fiduciari in generale. Questa nuova figura ha portato con sè più guai che benefici soprattutto per quello che riguarda il settore della Vigilanza Privata, poiché, vista la bassa retribuzione che percepisce (per un lavoratore livello F il salario è di 817,00 lordi mensili), non ha fatto altro che mettere fuori mercato, per buona parte, il settore armato, contribuendo a svalorizzare l’intera filiera della sicurezza.
Oltre a questo fattore, ne coesistono altri che influiscono in maniera considerevole su quanto accennato. La costituzione di società Cooperative è uno tra gli strumenti più efficaci all’interno del nostre settore. Queste imprese camuffate da società mutualistiche, tramite assemblee dei soci lavoratori, riescono a derogare tutti i vincoli del CCNL, tanto nella parte economica quanto in quella normativa. Un espediente, questo, che ha permesso ad una cerchia di aziende ( ritenute dal mercato le più “ virtuose” ) la formazione di cartelli e di monopoli che regolano il mercato a loro piacimento, mentre tutta quella marea di piccole e medie società, buttate fuori dai posti di comando, è stata relegata al ruolo di tappabuchi e di passiva accondiscendenza.
Il secondo elemento significativo ricade ancora una volta sui lavoratori fiduciari. Questi ultimi vengono costretti a ricoprire moltissime mansioni a loro estranee, perlopiù di competenza delle GPG (Guardia Particolare Giurata), con l’intento di abbattere ulteriormente il costo del lavoro e per aggiudicarsi, infine, gare di appalto al massimo ribasso. Per quelle società che sono riuscite a ricucirsi addosso questo ruolo e, con la loro forza, hanno messo a tacere lavoratori e sindacati, le cose sono andate più che bene (il fatturato della prima società si aggira intorno ai 650 milioni di euro).
Al cospetto di tutto ciò, siamo di fronte ad un vero e proprio attacco contro le condizioni di vita di migliaia di lavoratori, costretti a vivere ed a cedere quotidianamente al ricatto padronale, pagando a caro prezzo una situazione sindacale e politica estremamente arretrata. Gli scioperi di categoria degli ultimi anni hanno solo evidenziato, ed immortalato in pochissime istantanee, una situazione di disagio e di debolezza, senza avere nessun risvolto positivo e senza nessuna promessa di cambiamento reale.
Quello che i lavoratori della sicurezza chiedono è un salario decisamente sopra la soglia di povertà, una classificazione unica per tutto il personale, che tenga in considerazione la differenza tra il personale decretato e quello non, un welfare contrattuale che si limiti ai buoni pasto per tutto il comparto e la lotta per alcuni diritti fondamentali quali la retribuzione dei primi 3 giorni di malattia, oltre al riconoscimento per i fiduciari della 14esima mensilità, una normativa cogente in materia di cambio di appalto nel rispetto della clausola sociale, il ripristino della 66/2003 e la inderogabilità in pejus delle norme della contrattazione collettiva da parte del 2 livello.
Per finire, alla base di tutto viene rivendicata una riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, visto che la tendenza ad aumentare l’orario di lavoro è una delle richieste che le associazioni datoriali rilanciano con maggior forza, consapevoli del fatto che un basso costo del lavoro è un motivo su cui fare leva per estorcere maggiori profitti sulla pelle dei lavoratori.
Che fare? Da dove ripartire? La sensazione è che questo silenzio assordante nasconda una gran voglia di rivalsa da parte del mondo del lavoro. La difficoltà sta nel dotare i lavoratori dei giusti strumenti di lotta sia a livello ideologico che a livello materiale. Per i lavoratori della vigilanza la prima necessità è la ricomposizione di un programma rivendicativo chiaro, che metta insieme le istanze di tutta la filiera della sicurezza. La base su cui aggregare forze nuove, su cui mobilitare e far crescere coscienza va ricostruita sui luoghi di lavoro e allo stesso tempo ricercando le giuste avanguardie interne alla classe. Non esistono pozioni magiche su cui potersi adagiare, ma solo tramite il protagonismo dei lavoratori e della loro esperienza sul campo, saremo in grado di cogliere il giusto metodo e la giusta elaborazione teorico/programmatica per poter rilanciare, con forza, il mondo del lavoro.