Contratto COOP ALLEANZA 3.0 – c’è una terza scelta tra Integrativo e Nazionale: la lotta!

Il 23 settembre è stata firmata tra Coop Alleanza 3.0 e Cgil, Cisl e Uil l’ipotesi di accordo per l’integrativo aziendale (Cia), se non si fosse raggiunto l’accordo Coop avrebbe disdettato i contratti in essere e applicato il CCNL (scaduto dal 2014!). Vedi l’articolo: I lavoratori di Coop Alleanza 3.0: da eroi della pandemia a carne da macello per ricostruire la trattativa.
Ma il risultato è davvero così soddisfacente?
Per chi scrive il contratto non può considerarsi un buon risultato per tutta una serie di motivi, il principale dei quali è aver creato ulteriori divisioni tra lavoratori e che le perdite per i lavoratori sono tutte certe, mentre le cose “buone” offerte dall’azienda sono spesso solo un impegno.
Vengono penalizzati i full-time e le sedi, viene inserita una flessibilità selvaggia in cambio di aumenti delle ore lavorative (una necessità per lavoratori che da anni sono bloccati in contratti da poche ore con stipendi miseri), ma pur sempre a part-time, a 20, 24 o 30 ore!
Per la maggioranza dei lavoratori ci sono invece peggioramenti per quanto riguarda i turni di lavoro e non c’è un ritorno economico certo e fisso.
I sindacati si sono giustificati con la scusa del contratto difensivo e che meglio di così non si poteva fare ma che con il prossimo integrativo si potrà recuperare.. peccato che questa sia la logica che guida le trattative da molti anni e con cui abbiamo visto continue perdite!
Nelle assemblee si difende la firma di un contratto del genere spiegando i problemi della cooperativa, di quanto sia difficile il momento economico, che la concorrenza è spietata e che altri competitor non hanno neanche un integrativo… ma ci chiediamo: il sindacato non dovrebbe partire dalle esigenze dei lavoratori e porre al centro della discussione condizioni di lavoro e salariali adeguati?
Questo contratto è stato sottoscritto senza fare neanche un’ora di sciopero, nessuna mobilitazione sindacale messa in campo nonostante i lavoratori a febbraio si aspettassero e fossero pronti a una qualche azione di lotta.
I mesi sono passati prima con incontri a rilento, per poi arrivare al mese di settembre dove gli incontri si sono fatti serrati senza dare il tempo di consultare i lavoratori, ma limitandosi a coordinamenti dei delegati, importanti sì, ma insufficienti di fronte ad un integrativo talmente peggiorativo e divisivo. Poi nel giro di pochi giorni si è firmata l’ipotesi di accordo, dato che l’azienda aveva fatto dei passi indietro rispetto alla prima proposta.
Le parti salienti dell’accordo e perché non possiamo essere d’accordo
Questo integrativo è composto da varie parti, tutte importanti, ma i “vantaggi” economici sono spesso variabili cioè legati ad obiettivi aziendali di difficile raggiungimento e alla presenza; quindi del tutto incerti e non per tutti. In cambio i lavoratori avranno l’opportunità di usufruire del welfare aziendale! Peccato che non sia a carattere universale, perché ci sono servizi pensati solo per alcune tipologie di persone. Un esempio su tutti è lo sconto 5% sulla spesa (in Coop) per un massimo di 250 euro all’anno, ma solo per i lavoratori che sono anche soci della cooperativa!!!!
Vediamo alcuni punti.
Premio di risultato periodico: alcuni lavoratori ne sono scandalosamente esclusi, e sarà legato alle vendite e alla produttività di negozio/reparto e a obiettivi di squadra fissati dall’azienda; e se tutto va bene, cosa assolutamente non scontata potrebbero arrivare a 30 euro netti mensili, cifra di per sé irrisoria.
Retribuzione variabile annua: sarà legata alla presenza e saranno disponibili 1000 euro lordi all’anno (da riparametrare) solo e se si raggiungeranno obiettivi legati al bilancio e al budget della cooperativa.
Premio aziendale: 72 euro lordi al mese, per 12 mensilità, i nuovi assunti lo inizieranno a maturare dopo 48 mesi al 10% all’anno in base a un insieme di fattori puramente variabili. In pratica se tutto va bene avranno l’importo pieno dopo circa una decina d’anni!
La pausa retribuita era probabilmente il nocciolo politico di questa trattativa e rimane solo sulla carta dato che ne potranno usufruire, per 15 minuti, solo quei lavoratori che avranno l’opportunità di fare turni superiori alle 6 ore, mentre per tutti gli altri diventerà NON retribuita!
Inoltre da adesso alcuni lavoratori a full-time non avranno più permessi retribuiti, a meno che l’azienda non gli conceda di fare qualche ora di straordinario e poterla accantonare come ore di recupero.
Per i lavoratori che non lo avevano già, si introducono gli orari di lavoro spezzati (ovvero distribuiti nella giornata), da un minimo di 74 a un massimo di 96 all’anno, con uno stacco massimo di ben 4 ore, per il minimo non si sa, cosa per cui è impossibile organizzare la giornata, particolarmente se si hanno figli piccoli.
Il riposo settimanale slitta da ogni 7 giorni a poterlo effettuare nell’arco dei 10 giorni
Si potrà derogare al riposo giornaliero da 11 a 9 ore per esigenze aziendali nel limite individuale di 8 volte.
Maggiorazioni domenicali: il valore delle maggiorazioni migliora per alcuni e peggiora per altri, le domeniche lavorate dovranno essere minimo il 50%, ma per i farmacisti e gli ottici bisogna fare eccezione e loro dovranno farne almeno il 70%.
PART TIME FUNZIONALE, ovvero la promessa di incremento di ore per 1250 lavoratori: i lavoratori potranno fare domanda ma sarà l’azienda a scegliere in base ad andamenti e interessi propri, si parla sì di aumentare il monte ore, ma con una flessibilità gigantesca che non permetterà a nessuno di questi lavoratori (magari a 20 ore ) di poter fare un secondo lavoro per mantenersi!
Mensa: un buono di 3,50 euro cumulabile, che prima sì, non c’era per tutti, ma anche adesso sarà erogato solo nelle giornate di turno spezzato, tranne se sei in Smart working, e potrai spenderlo SOLO all’interno della coop, da una mano l’azienda elargisce e con l’altra si riprende quanto dato.
Assunzione di 600 apprendisti, un impegno e non un obbligo, ma ci chiediamo anche, perché non ci si è battuti per avere assunzioni a tempo indeterminato?
Molte parti all’interno di questo contratto sono omesse o lasciate alle interpretazioni future per cui non ci sarà nessuna garanzia per i lavoratori di ottenere qualcosa (esempio magazzini e sedi). Tanti bei tavoli per discutere punti rimasti aperti, ad esempio per quanto riguarda il Lavoro agile, non è stato discusso l’accordo che scade il 31 gennaio 2024, ma è stato semplicemente inglobato, con le sue problematiche irrisolte e nessuna garanzia per il futuro, in quanto non sarà normato dentro l’integrativo e l’accordo scade.
Un confronto reale con i lavoratori che non è mai partito
Dopo i vari attivi di zona sono iniziate le assemblee nei vari punti vendita e nelle sedi per discutere dell’ipotesi di accordo. Purtroppo i testi o una loro sintesi sono stati distribuiti in ritardo a delegati e lavoratori o addirittura non sono stati neanche consegnati prima delle assemblee. Questo è un grave errore, è fondamentale che i lavoratori abbiano il tempo di leggere e ragionare sulle bozze d’accordo prima delle assemblee.
Ora non possiamo nasconderci dietro la solita scusa che i lavoratori non hanno più voglia di lottare.
È chiaro che con stipendi così bassi e una feroce inflazione in ascesa unita alla crisi energetica, si possa chiamare i lavoratori alla mobilitazione solo sulla base di obiettivi concreti di aumenti salariali senza lasciare per strada ulteriori diritti. Tale cosa non è mai stata fatta e nonostante questo a inizio anno la disponibilità dei lavoratori c’era.
Per queste ragioni l’ipotesi di contratto integrativo è da respingere nella sua interezza, si deve da subito riprendere con i lavoratori la discussione su come ripartire per avere reali aumenti salariali che coprano l’inflazione e per recuperare diritti come la pausa retribuita per tutti. Questo è il solo punto di partenza possibile per riconquistare gli arretramenti degli ultimi 30 anni e far ripartire una linea sindacale combattiva.
Simona Leri rsu Filcams Modena
Daniela De Marco rsu Filcams Modena