Il sindacato dei trasporti e la guerra. Le guerre sono un banco di prova decisivo per le organizzazioni dei lavoratori.
La convocazione del Direttivo nazionale della Filt-Cgil nei giorni 21-22 marzo sui tanti temi aperti nel settore, è stata più che necessaria, ma non poteva che avere al centro il dibattito sulla guerra in Ucraina.
Come categoria siamo stati orgogliosamente “essenziali” durante la pandemia, lo saremo ancora di più adesso, in questo momento dove i trasporti sono decisivi per traghettare quella umanità che dalla guerra vuole fuggire.
La campagna intrapresa dalla Filt Lombardia e Piemonte “trasportiamo la speranza” ha messo in evidenza una eccezionale solidarietà della categoria. Viaggi di oltre 3000 Km per non fare morire la speranza. Ma questo per noi è semplicemente normale, ma non basta! Bisogna avere idee chiare sulla pace e la guerra.
Tra le pieghe di una discussione difficile introdotta dal segretario nazionale, sulle trasformazioni epocali, similitudini storiche e comparazioni recenti, sul diritto internazionale violato e nel solco delle decisioni prese come Cgil confederale, sono emerse proposte “bizzarre” per fermare la guerra: di cui alcune significativamente sponsorizzate da una parte maggioritaria del sindacato.
Qualcuno ha proposto dio dare un ruolo attivo all’Europa rilanciando un esercito europeo. È da tempo evidente il ruolo dell’Europa e gli interessi che difende, quelli finanziari e bancari a discapito dello stato sociale con politiche di tagli allo stato sociale. Di quale esercito stiamo parlando se non di un esercito reazionario che porta avanti sul campo la politica della Nato?
Ancora più estrema la posizione nel direttivo di una frangia di esaltati che perorava la causa degli aiuti militari ora e subito, senza sé senza ma.
Una posizione assolutamente folle come chi si avvicina in un incendio portandosi dietro una tanica di benzina con sé!
Come ogni organismo che si rispetti naturalmente non sono mancati i pacifisti “puri”, diciamo così, cioè la pace a qualunque costo, ma tutti rigorosamente sotto l’ombrello Nato.
Tra le posizioni controcorrente, la nostra area. Ferma su una visione di classe del conflitto, valorizzando il ruolo di organizzazione sociale quale è la Cgil ma anche l’affermazione di una posizione netta ed intransigente sulle responsabilità nel conflitto e l’opposizione senza ogni sorta di dubbio alla posizione dell’invio di armi in Ucraina. Non sono mancati interventi molto profondi da parte delle compagne sul come lottare per la pace e il bene comune o di compagni che vedono nel processo in corso l’emergere del “terzo polo” l’Europa imperialista.
Un dibattito difficile che non poteva restare limitato al solo direttivo nazionale. Nessuna proposta di sintesi era in programma e questo non poteva essere la sua conclusione visto il tema così drammatico. Era necessario dare un segnale al corpo dell’organizzazione! La guerra è davanti a noi con tutti i suoi drammatici effetti. Era necessario trovare una sintesi!
Conoscere la storia non è sinonimo di garanzia di non ripetizione degli errori. Alle tante analisi profonde e coinvolgenti non è stato infranto di muro dello status quo dell’appartenenza alla propria componente d’area sindacale!
Il nostro O.d.g. chiaro nei principi e nel solco della convinzione che il sindacato difende gli interessi dei lavoratori al di sopra della nazione, del credo religioso ed etnico, approfondiva cosa fare dopo circa un mese di guerra.
Spiegare che alle condanne e alle strategie delle potenze, la classe lavoratrice ha una potente soluzione che non è l’invio delle armi, o fare eserciti europei – perché significa avere una nuova Afganistan – e procrastinare un incubo che non finirà mai.
Il gruppo di “Lotta comunista” aveva consigliato di non presentare l’O.d.g. perché sarei rimasto solo a votarlo. E così è stato.
Anche Lotta Comunista, fieri ortodossi del pensiero “comunista”, si sono accodati ai pacifisti con le armi in mano!
Su un tema del genere non si poteva lasciare tutto alla sola retorica del dibattito. I compagni e le compagne hanno preferito mettere la testa sotto la sabbia.
La nostra battaglia continua per un sindacato combattivo, democratico e di classe, libero dalle catene della bandiera nazionale!
Di seguito l’ordine del giorno presentato.
odg_21_22_marzo