Sicurezza sul lavoro, una strage senza fine!

Sicurezza sul lavoro, una strage senza fine!

L’omicidio, perché di questo si tratta, di Luana D’Orazio a Montemurlo ha scosso le coscienze. La cronaca ci dice che sistemi di sicurezza dell’orditoio, il macchinario su cui lavorava, l’operaia di 22 anni, nel settore tessile, era stato manomesso, a confermare che le morti sul lavoro non sono tragici eventi casuali dettati dalla disattenzione o dall’errore umano, ma sono assassini da parte di chi, per il profitto, non guarda in faccia a niente e nessuno.

I dati ufficiali sono impietosi. Nel primo trimestre del 2021 l’Inail ha dichiarato 185 morti sul lavoro, l’11,4% in più rispetto al dato del primo trimestre del 2020. Ogni giorno muoiono, lavorando, oltre 3 persone.

Le lacrime di coccodrillo delle istituzioni sono vergognose e inaccettabili. Draghi ha dichiarato che “per la sicurezza bisogna fare di più”, il ministro Orlando che “ci vogliono più controlli”. Affermazioni ipocrite perché non dicono da chi e come dovrebbero essere svolti gli effettivi controlli. Secondo una ricerca, col numero attuale di ispettori del lavoro (circa 4000) ogni azienda italiana con dipendenti ha oggi la probabilità di essere controllata una volta ogni undici anni e mezzo. Se andassero in porto le 1400 assunzioni promesse nella scorsa Legge di bilancio (che sono le stesse già promesse nelle finanziarie precedenti e delle quali non vi è alcuna traccia) i tempi tra un’ispezione e un’altra si ridurrebbero di qualche mese. Ma non sarà così: i pensionamenti hanno ridotto ulteriormente il personale.

Damiano, ex Ministro del lavoro e dirigente del Pd, attualmente consigliere di amministrazione dell’Inail, ha dichiarato che “servono incentivi alle imprese che servono alla prevenzione”. Sulla stessa linea la proposta dei vertici sindacali relativa alla “patente a punti sulla sicurezza”. Dunque, anche la sicurezza sul lavoro è un argomento per dare soldi ai padroni!

Cgil, Cisl e Uil hanno lanciato una campagna di sensibilizzazione e di “mobilitazione” sulla sicurezza: il 12 maggio si è svolta un’assemblea nazionale dei Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza (Rls), il 20 maggio si svolgeranno le assemblee nei luoghi di lavoro, seguite da presìdi e sit-in. La Cgil ha votato un ordine del giorno nel quale si stabilisce che, dopo questo percorso, si proclamerà lo sciopero nazionale.

Ma perché lo sciopero non sia puramente simbolico è necessaria una piattaforma che attacchi il punto decisivo: la sicurezza dipende direttamente dai diritti e dalla forza collettiva dei lavoratori: un lavoratore precario, ricattato, sottopagato, sarà sempre a rischio, quali che siano le norme scritte sulla carta.

Dobbiamo lottare contro gli aumenti dei carichi di lavoro, per una effettiva riduzione dell’orario che di lavoro (che spesso si spinge fino a 45-50 ore settimanali), per l’internalizzazione di appalti e subappalti, contro i contratti a termine e la precarietà dilagante.

Serve un piano straordinario di assunzioni di almeno 50mila ispettori (decuplicando il numero attuale) e il potenziamento delle medicine del lavoro la cui dipendenza economica diretta dalle aziende dovrebbe cessare. Servono più poteri ai Rls, compreso quello di interrompere la produzione in caso di rischio per la sicurezza.

Solo una lotta determinata e generale può interrompere questa strage!