Intervento di Mario Iavazzi per l’area Giornate di marzo al D. N. Cgil sulla crisi di governo. Basta far pagare ai lavoratori, è ora di presentare il conto!
Certamente, la Cgil non può essere indifferente in merito a ciò che succede sul piano politico. Dico di più, nessun uomo e nessuna donna può rimanere indifferente alle dinamiche politiche. Tuttavia a me pare che la discussione di stamattina non sia di particolare utilità.
In primo luogo per il bilancio che si trae dall’azione del governo. Io penso che la valutazione sulle politiche di questo governo debba essere negativa. Io credo che la misura dell’azione di governo non può essere limitata al livello delle relazioni con le organizzazioni sindacali e sul tipo di interlocuzione che ha con la Cgil. Credo che siano altre le questioni dirimenti, come la gestione della crisi sanitaria ed economica di questi mesi. Il giudizio non può essere positivo.
In secondo luogo perché noi non siamo e non possiamo essere un fattore di soluzione della crisi di governo, la Cgil non può condizionare il quadro politico a meno che, e permettetemi la provocazione, non si propongano azioni di lotta per sostenere un governo di minoranza. Una proposta che per fortuna non ho sentito.
In diversi interventi ho percepito, più o meno detto apertamente, la non condivisione in merito a ipotesi di governo tecnico. Condivido la contrarietà, certo, dunque? E’ evidente che la parte politica che ha rotto col governo è quella che in questi mesi ha più e meglio ancora rappresentato le posizioni confindustriali. E’ evidente che qualsiasi compagine governativa che dovesse seguire, un’eventuale nuova maggioranza, sarà comunque persino peggio di questa attuale.
Per queste ragioni ritengo che gli appelli all’unità sottoscritti dalla nostra organizzazione con altre formazioni politiche e associazioni siano stati sbagliati. Unità con chi e per cosa? Il senso di responsabilità verso chi? Nei confronti dei lavoratori e dei tanti che il lavoro non ce lo hanno o che in questi mesi lo hanno perso, di responsabilità questo governo ne ha avuta poca. Non possiamo far passare il messaggio che stiamo tutti sulla stessa barca.
Nessuno ha sollevato quanto stia avvenendo sulla campagna vaccinale. Pfizer riduce le dosi. La sostanza, al di là delle motivazioni legate al contratto sottoscritto su cui pure ci sono delle responsabilità politiche, è che Pfizer vende più dosi a chi paga di più. Su questo c’è un silenzio assordante. Non è propaganda, questa scelta di una grande multinazionale del farmaco produce degli effetti sui tempi della campagna vaccinale, che se va avanti così durerà degli anni, e sul blocco delle prenotazioni per i vaccini che c’è stata in tutte le città, sul fatto che gli anziani sono ancora in attesa e sul mancato coinvolgimento di tanti lavoratori presenti nei servizi pubblici, scolastici ed educativi. E’ l’ennesima prova del parassitismo di questo sistema economico.
L’altro aspetto su cui c’è un inaccettabile silenzio è sul dato sui contagi nei luoghi di lavoro. Dicono che il numero più alto dei contagi avviene in famiglia ma non ci spiegano chi porta il virus a casa. Le restrizioni non stanno risolvendo l’emergenza sanitaria. Questo silenzio è proporzionale agli interessi economici di chi vuole nascondere le responsabilità di chi non intende chiudere i settori economici che producono beni non essenziali in nome del profitto.
Gli effetti sulle condizioni di vita del mondo del lavoro non le avrà le sorti di questa crisi di governo ma il ruolo che avrà il movimento sindacale nel prossimo periodo e la sua capacità di organizzare le lotte.
Lo avrà la forza di imporre la proroga del blocco dei licenziamenti, esperienza che la Cgil non può darla per conclusa. Così come l’affermarsi di un programma radicalmente alternativo sulla scuola, su cui questo governo è andato letteralmente allo sbando, sulla sanità e i servizi pubblici, sui trasporti pubblici locali. Sarà decisivo se la priorità per noi diventerà la lotta per i rinnovi dei contratti adeguati, quello dei lavoratori pubblici, dei metalmeccanici e di tutti i contratti ancora in attesa di rinnovo. In altre parole sarà essenziale se il sindacato gioca il ruolo per il quale esiste, quello di imporre il punto di vista dei lavoratori.