Metalmeccanici: un contratto insufficiente

Metalmeccanici: un contratto insufficiente

Nella giornata di ieri è stato sottoscritto il contratto dei metalmeccanici scaduto il 31 dicembre. Un Ccnl che era stato preceduto da uno dei peggiori rinnovi contrattuali della storia che nei fatti aveva ridotto in termini reali il salario dei lavoratori e aveva introdotto pesanti peggioramenti normativi.
Il già negativo contratto del 2016 è stato ulteriormente peggiorato dal prolungamento per tutto il 2020 con soli 12 euro lordi di aumenti accettati dal sindacato a giugno 2020 senza neppure un vero confronto interno. Questo rinnovo ha solo parzialmente interrotto quel trend, lasciando però tutti gli aspetti negativi della contrattazione degli anni scorsi, senza invertire la tendenza.

Proprio la precedente situazione, che aveva causato pesante malcontento fra i lavoratori, aveva motivato la presentazione di una piattaforma che conteneva chiari elementi di controtendenza, alla quale avevamo espresso un sostegno.

Tuttavia la distanza tra la piattaforma presentata e condivisa dai lavoratori e il Ccnl sottoscritto è netta e ne neutralizza gli elementi di potenziale svolta.

Sul salario: si chiedevano circa 150 euro – l’8% – per il periodo 2020/22, se ne ottengono 100 al 3° livello – la platea più ampia di lavoratori metalmeccanici, o 112 al 5° livello, ossia circa il 6%, nel periodo 2021/giugno 2024.

Questo a seguito, come detto, di 5 anni in cui i salari sono stati fermi (44 euro di aumento), non sufficiente quindi per parlare di una vera redistribuzione della ricchezza prodotta. Si avanzava la richiesta di aumento a 700 euro dell’elemento perequativo – un sostitutivo dei premi di produzione laddove non si fa contrattazione aziendale – che invece passa da 485 a 500 euro con un aumento simbolico di 15 euro.

Sulla precarietà, piaga sociale esplosa ulteriormente con la pandemia, che ha visto falcidiati i contratti a termine, si chiedeva un tetto del 30 per cento ai contratti a termine e un limite di 12 mesi per la stabilizzazione. Nulla è stato ottenuto e l’unico argine rimangono quindi le norme del “decreto dignità”, già sotto attacco da parte dei padroni e il cui futuro è condizionato dal nuovo contesto politico che tutti conosciamo.

L’area d’alternativa in Cgil – Giornate di Marzo – si è riunita durante la trattativa e nella mattinata del 6 febbraio, e dopo una discussione matura, di alto livello, articolata, in grado di sviscerare i tanti aspetti, ha deciso di esprimere il voto contrario che il compagno Paolo Brini ha portato al Comitato Centrale della Fiom riunitosi stamattina per ratificare la firma del Ccnl (82 a favore – 6 contrari – 3 astenuti) e avviare il referendum tra i lavoratori.

L’elemento che sempre ci consente di misurare la bontà di un contratto sono i rapporti di forza messi in campo per ottenere il miglior accordo possibile.

Ed è quello che è mancato.

Uno sciopero generale nazionale di 4 ore il 5 novembre – diventato di 8 ore in poche altre grandi aziende – dopo quasi un anno dalla scadenza del contratto e null’altro a distanza di 3 mesi, se non dove l’impegno dei delegati e di strutture territoriali ha dato sostanza al blocco degli straordinari.

Troppo poco per dire che non si poteva andare oltre, vista anche la pressione di molte aziende che vogliono ad ogni costo la pace sociale sia per far fronte agli ordinativi, sia per il rischio sanitario, sia per incassare i benefici di quello che considerano per le imprese un nuovo governo amico.
I toni trionfalistici con cui si sta presentando questo contratto non possono nascondere la sacrosanta verità che va sempre spiegata ai lavoratori.

Questo contratto Federmeccanica lo firma proprio per la paura di quelle lotte che la Fiom aveva appena iniziato a far partire.

Non sarà il dialogo sociale, né nelle vertenze per i rinnovi del contratti nazionali né sul piano politico generale, a migliorare le condizioni e a redistribuire la ricchezza ai lavoratori, ma la lotta e la forza del movimento da cui il sindacato dovrebbe trarre ispirazione per alzare le aspettative dei
lavoratori da troppo tempo tenute basse per responsabilità della strategia del gruppo dirigente.

Sabato 6 febbraio 2021
Area d’alternativa in Cgil Giornate di Marzo

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