L’attivo dei delegati della Fiom di Milano sul rinnovo del contratto.

L’attivo dei delegati della Fiom di Milano sul rinnovo del contratto.

Lunedì 22 febbraio circa un centinaio di delegati hanno partecipato all’attivo online della Fiom-Cgil di Milano. I lavori sono stati introdotti dalla segretaria milanese Roberta Turi e conclusi della segretaria generale dei metalmeccanici Re David.

Riportiamo l’intervento della delegata della Etipack Fiammetta Fossati.

La compagna Turi ha introdotto l’assemblea spiegando che l’accordo trovato con Federmeccanica per il rinnovo del contratto è una buona notizia e che possiamo essere molto soddisfatti per la qualità del contratto firmato.

Capisco bene la differenza fra questo contratto e quello del 2016 che si potrebbe sicuramente definire uno dei peggiori della storia dei metalmeccanici.

Sicuramente sugli aumenti salariale c’è stata una inversione di tendenza. Questa è una cosa importante, però mettere eccessiva enfasi sugli aumenti senza guardare il contratto nel suo complesso sarebbe un grave errore. E comunque anche sull’aumento in se bisogna dire le cose come stanno.

A parte il prolungamento del contratto di 6 mesi e il 2020 passato con l’aumento di appena 12 euro che è stato firmato senza coinvolgerci, se vogliamo dirla tutta questo contratto dura quattro anni e mezzo.

È vero come è stato detto che gli aumenti dei contratti sono sempre scaglionati, ma non è di poco conto il fatto che un terzo di questo aumento verrà dato alla scadenza, cioè a giugno 2024 e i lavoratori a queste cose ci guardano e i conti li sanno fare bene!

Sicuramente dunque quest’anno gli aumenti sono stati più rilevanti rispetto agli scorsi contratti, ma in cambio di cosa?

A mio parere le questioni più rilevanti sono due:

Per prima cosa vorrei porre la questione dell’elemento perequativo sul quale nella piattaforma avevamo messo l’enfasi perché questo rappresentava la difesa dei lavoratori di tutte quelle aziende che non hanno la contrattazione di secondo livello, che sono la stragrande maggioranza, spesso quelle più difficili da sindacalizzare.

Su questo purtroppo siamo rimasti al palo. La piattaforma chiedeva un aumento a 700 euro, che non è una cifra enorme, ma sarebbe sicuramente stato comunque un aumento significativo rispetto agli attuali 485 euro.

E poi c’è la complessa questione della riforma dei livelli che è stato definito oggi da Roberta Turi un PASSO AVANTI IMPORTANTE.

Io però non sono affatto convinta che abbiamo realmente da guadagnarci.

Penso che la nuova riforma dell’inquadramento professionale porterà una difficoltà maggiore per i lavoratori di avanzare di livello, la nuova formulazione concede uno spazio molto maggiore alla discrezionalità dell’azienda e io mi chiedo, sulla base di cosa verranno realmente valutati questi cosiddetti “criteri di professionalità”?

Lo sappiamo bene come vanno queste cose nelle aziende. Se già fino ad ora era molto difficile ottenere un passaggio di livello, ora sarà quasi impossibile.

Ancora più di prima verranno dati riconoscimenti solamente a chi vorrà l’azienda, mentre gli altri pur essendo chiamati a svolgere mansioni analoghe o superiori, rischieranno di rimanere sempre a livelli bassi. E questo peserà soprattutto sulle fasce più deboli, e in particolare sulle donne lavoratrici.

L’eliminazione del primo livello è sicuramente positiva, ma è una magra consolazione, perché nel concreto stiamo parlando di poche migliaia di lavoratori. D’altra parte però aumenta in modo rilevante il numero di profili che possono essere inquadrati a partire dal 2 livello.

Dunque nonostante vi sia una rottura sul tema del salario questa non è sufficiente per parlare di una vittoria.

Come area Giornate di Marzo avevamo sostenuto la piattaforma, a dimostrazione che non ho una posizione precostituita, ma la distanza tra la piattaforma e quanto è stato ottenuto è troppo grande.

Sono convinta che si poteva ottenere di più anche perché l’unico sciopero convocato era andato bene e le aziende temevano altri scioperi.

Per questo motivo sono contro la firma di questo accordo.

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