SCIOPERO 8 MARZO:
ANCHE QUEST’ANNO LA CGIL SI VOLTA DALL’ALTRA PARTE.
Da alcuni anni il movimento internazionale delle donne, dietro lo slogan “Ni una menos”, ha lanciato un appello per la proclamazione dello sciopero generale per la giornata dell’8 marzo.
Perché questa giornata, storicamente nata per la difesa dei diritti delle donne, assuma e si caratterizzi come una giornata di lotta.
Questo movimento negli ultimi anni ha avanzato mobilitazioni per i diritti civili che hanno assunto un carattere di massa a livello internazionale e che sono riuscite anche ad ottenere delle conquiste importanti, come la recente legalizzazione del diritto di aborto in Argentina.
Nel nostro paese l’emergenza sanitaria ha ulteriormente aggravato la condizione delle lavoratrici, una condizione inaccettabile già da prima. Il peso della pandemia sta ricadendo sulle donne, sotto tutti gli aspetti, a partire dall’occupazione. Nel 2020 sui 444mila posti di lavoro persi il 75% di essi sono di donne, clamoroso il dato del dicembre 2020 in cui su 101mila posti di lavoro persi, 99mila sono di donne. Per non dimenticare il peso che hanno avuto sulle donne la pessima gestione dell’emergenza sanitaria in relazione alla scuola e alla didattica a distanza, per quanto concerne la gestione familiare e di cura dei figli, e le politiche sulle attività e i servizi che non si sono mai fermati, come la sanità, le pulizie, la grande distribuzione, settori in cui le donne rappresentano una componente fondamentale.
Il lockdown ha ulteriormente approfondito il dramma rappresentato dalla violenza tra le mura domestiche con un’impennata di episodi di abusi, maltrattamenti e femminicidi.
Per non parlare dei diritti civili che anche nel nostro paese spesso rimangono sulla carta o vengono continuamente messi in discussione dalle forze politiche reazionarie e dalla chiesa.
La Cgil denuncia con frequenza tali condizioni nel nostro paese ma sono lacrime di coccodrillo. In occasione del dibattito sulla proclamazione dello sciopero, infatti, si gira dall’altra parte e anche quest’anno perde l’opportunità di sostenere non a parole ma nei fatti questo movimento e tenerlo unito al resto della classe lavoratrice attraverso la proclamazione dello sciopero dell’8 marzo e attraverso una campagna di preparazione dello stesso, con assemblee nei luoghi di lavoro per promuovere la discussione su come migliorare le condizioni delle lavoratrici. Uno sciopero per l’unità di tutte le lavoratrici e i lavoratori, per la difesa dei diritti e per il miglioramento generale delle condizioni di vita e di lavoro delle donne.
Il gruppo dirigente, la maggioranza della Cgil, celebra questa giornata, come negli ultimi anni, con ipocrisia, dando una non precisata “copertura” a chi sciopera senza però muovere un dito per contribuire alla sua riuscita. La battaglia contro l’oppressione della donna da parte dell’uomo e del
capitale, in questa società, ancora una volta, passa anche attraverso la nostra lotta affinché la principale organizzazione sindacale del paese diventi lo strumento stesso dell’emancipazione delle lavoratrici e di tutta la classe.
Area l’alternativa in Cgil “Giornate di Marzo”