Vaccini, l’ennesimo regalo a Confindustria.
Mercoledì 10 marzo è stato sottoscritto da Regione Lombardia e Confindustria un accordo che prevede la somministrazione nelle aziende delle dosi di vaccino ai dipendenti.
Un accordo che fa da apripista a un piano nazionale che va nella stessa direzione. L’accordo, e la delibera regionale approvata in tempo record, non fissa una data di inizio della campagna vaccinale nelle aziende, ma quello che sta succedendo col piano vaccinale attuale, per gli ultra-ottantenni, personale sanitario e insegnanti, è sotto gli occhi di tutti.
Scarseggiano i vaccini, la campagna vaccinale va già a rilento ora, gli ultraottantenni, se va bene e a scanso di ulteriori imprevisti, si finirà di vaccinarli non prima di maggio. Ancora non si sa cosa succederà alla fascia tra i 60 e gli 80. Disabili, cardiopatici e diabetici procedono a rilento.
Le fiale di vaccino a disposizione, e quelle previste nei prossimi mesi non si moltiplicano per magia, è evidente che siamo davanti a una forzatura per dirottare una parte cospicua delle dosi a disposizione, quelle che saranno usate per le aziende saranno tolte ad altre persone, i più deboli.
Questo protocollo non è un potenziamento della campagna vaccinale, ma una sua privatizzazione che dà priorità alle necessità produttive delle grandi aziende rispetto alla salute dell’intera popolazione. È la linea anticipata dalla Moratti appena insediata come assessore regionale al welfare, quando aveva proposto che i vaccini fossero divisi secondo il Pil delle regioni!
Occupati contro disoccupati, giovani contro anziani, lavoratori a tempo indeterminato contro precari, questa è l’inevitabile logica a cui porta questa determinazione dei padroni a difendere i loro interessi.
Dopo un anno di pandemia siamo ancora al palo, nulla è cambiato, centinaia di persone continuano a morire tutti i giorni, una nuova ondata del virus si sta diffondendo, gli infetti sono di nuovo in ascesa.
Bene hanno fatto i sindacati a protestare per questo accordo, ma protestare non basta, come inutile e sbagliato è rivendicare i protocolli sanitari sottoscritti coi padroni in questi mesi come modello di collaborazione che si deve continuare a perseguire.
La realtà è che in questo disastro sociale i protocolli sono utili solo a continuare a permettere ai padroni di fare quello che vogliono continuando a scaricare sui lavoratori, i giovani e i settori più deboli le conseguenze sociali della crisi economica. Le aziende che oggi dicono di voler vaccinare i dipendenti perché hanno a cuore la loro salute, sono le stesse che da un anno continuano ad obbligare i lavoratori ad esporsi al contagio.
Per circoscrivere la pandemia, per rispedire al mittente questo accordo è necessario mobilitarsi per:
- Chiusura di tutte le aziende non essenziali per il contrasto della pandemia garantendo il salario pieno
- Proseguire col blocco dei licenziamenti e garantire a tutti i quelli che hanno perso il lavoro e ai disoccupati un salario garantito
- Organizzare comitati di controllo dei lavoratori della sicurezza nelle aziende cosiddette essenziali
- Abolizione dei brevetti sui vaccini alle multinazionali e avvio immediato della produzione necessaria al fabbisogno
11 marzo 2021 Giornate di marzo area alternativa in Cgil