Le ragioni del NO al contratto merci e logistica

Le ragioni del NO al contratto merci e logistica

Avevamo fiutato giusto quando, a seguito del grande sciopero del settore (29 marzo) tutto era rientrato in un grande silenzio indecifrabile.

Forse questa espressione di forza e determinazione ha spaventato un po’ tutti per la grande ripresa di protagonismo del movimento dei lavoratori.

Come risposta, le segreterie sindacali si sono chiuse in una trattativa nel completo silenzio, trattative al vertice, nessun coinvolgimento dei delegati e lavoratori. Non è certo una novità, è un metodo che abbiamo contestato da sempre, ma che oggi arriva alle estreme conseguenze.

Queste si riassumono in due punti:

1) Il peggior aumento salariale da 25 anni, con la durata del contratto che passa da 3 a 4 anni.
L’aumento medio è sceso dal 13,4% del rinnovo 2004 al 5,94 dell’attuale.

2) Su tutto il resto (orari, flessibilità, penalità, inquadramenti, ecc.) ci dobbiamo tenere il pessimo contratto 2016.
Poi, a giugno, si aprirà una trattativa senza piattaforma, senza scadenza, senza nessuna trasparenza, su questi capitoli.

Più che una promessa, una minaccia.

Per il nostro settore il covid-19 è stato uno “stress test” che ha reso strategico il ruolo della classe lavoratrice del settore, dichiarato “essenziale” perché ha sostenuto l’intera economia con le sue competenze e sacrifici.

Ma quando si tratta di “quantificare”, la proposta economica è una presa in giro. Ci parlano di 104 euro a fine 2024. In verità saranno 90, perché avremo 10 euro come EDR (elemento distinto della retribuzione) per tredici mensilità.

Più quattro euro per Sanità integrativa ed ente bilaterale, la cui utilità è sempre sospetta. E per ben diciassette mesi di vacanza contrattuale (il contratto era scaduto a fine 2019) si erogano 230 euro, e neppure subito!

Un dato che mostra come il valore una tantum ha un valore mese standard: 13 euro/mese che rimangono inchiodati da oltre 10 anni (ultimi tre rinnovi).

E sui diritti e le tante aspettative dei lavoratori? Continueremo a bere calici amari in cambio di questi quattro spiccioli resteremo tutti vincolati al contratto 2016! 44 ore, penali, clausole sociali monche, flessibilità, quote di precarietà, salario, inquadramenti superati ecc…

Firmare questo accordo per poi aprire tavoli su tutti questi capitoli significa che il contratto nazionale sparisce come strumento di difesa generale della categoria, diventa un cantiere sempre aperto alle incursioni delle aziende, che hanno già reso chiaro a inizio trattativa dove vogliono arrivare: la politica di Amazon fa da apripista!

Per questi motivi abbiamo promosso un appello di delegati e lavoratori del settore merci, in opposizione a questa ipotesi di accordo. Un primo momento di mobilitazione e confronto è stato organizzato con l’assemblea nazionale del 22 maggio.

Basta trattative sulla testa dei lavoratori, basta regali ad aziende che stanno macinando profitti!
Pretendiamo assemblee in tutti i luoghi di lavoro e una vera mobilitazione!
Salario e diritti per tutti, per un vero contratto nazionale!
Diciamo NO al contratto merci e logistica!