CONFAPI METALMECCANICI: UN CONTRATTO INSODDISFACENTE
Nella giornata dello scorso 26 maggio, è stata siglata l’intesa sul rinnovo del contratto metalmeccanici di Confapi scaduto il 31 Ottobre 2020. Il confronto tra le parti ha subìto una accelerata dopo la firma del rinnovo del contratto Federmeccanica e come è successo per la grande industria anche quello delle piccole e medie imprese ha disatteso le aspettative, soprattutto per quanto riguarda il salario e precarietà.
Nonostante siamo in presenza di una ripresa economica, con le aziende piene di ordini, il contratto è stato chiuso senza una sola ora di sciopero e lontano da quelle che erano le richieste nella piattaforma presentata la scorsa estate. Si è persa l’occasione di tenere legati i due contratti (Federmeccanica e Confapi), aumentando così la forza contrattuale dei lavoratori (che hanno dimostrato disponibilità a lottare) e non lasciare ora i soli 470mila interessati dal rinnovo più deboli.
Andando a vedere l’ipotesi di accordo del contratto, si nota la distanza rispetto alla piattaforma votata dai lavoratori nelle assemblee.
Sul salario: se è vero che si registra una discontinuità rispetto allo scorso rinnovo – che non aveva portato aumenti consistenti – i 104€ ottenuti al 5° livello sono lontani dai circa 150€ richiesti, tenendo conto anche che la maggior dei lavoratori sono inquadrati al 3° (quando non al 2°); si richiedeva di aumentare a 700€ l’elemento perequativo, strumento molto utile per recuperare salario in realtà (la maggior parte) dove non esiste la contrattazione di secondo livello aziendale: nel contratto questo capitolo sparisce. La vigenza di questo Ccnl ha durata sino al 2024, nei fatti, gli aumenti si spalmano su oltre 4 anni.
Welfare aziendale: viene aumentato di 50€ e portato a 200€ annui l’importo per i lavoratori, continuando ad alimentare questa forma di salario che favorisce i padroni che godono di sconti fiscali sull’importo. Soldi che avrebbero dovuto e potuto, invece, incrementare i minimi tabellari.
Sulla precarietà infine si richiedeva di definire una percentuale massima di utilizzo di contratti a tempo determinato, mentre si ribadisce che va bene il precedente contratto.
Dopo che la pandemia ha messo a nudo come il nostro servizio sanitario nazionale pubblico negli anni sia stato indebolito con politiche di tagli e si siano sprecati fiumi di parole per dire che era ora di investire nella sanità pubblica territoriale, aumentando le strutture, in questo contratto si destinano risorse alla sanità privata, cioè 96€ annue che ogni lavoratore potrà usufruire nelle strutture convenzionate tramite EBM.
Questi sono i punti principali che, come area d’alternativa Giornate di Marzo, ci portano ad esprimere un voto contrario a questo contratto, sapendo che, seppur in controtendenza su alcuni aspetti, non risponde in pieno alle aspettative e esigenze dei lavoratori.
Persino peggio di questo contratto, firmato senza lottare, è stato il comunicato stampa delle Organizzazioni Sindacali congiunto con Confapi, nel quale si fa ammettere all’associazione padronale che questo Ccnl contiene il costo del lavoro e che tiene “in considerazione le esigenze di competitività delle nostre imprese”.
Per mettere fine alla lunga catena di morti sul lavoro, per avere un lavoro stabile e ben retribuito, per redistribuire le grandi ricchezze che i padroni stanno accumulando, per ottenere dei contratti che migliorino le condizioni dei lavoratori il sindacato deve mobilitare la forza del movimento operaio con assemblee nei luoghi di lavoro.