Solidarietà operaia con Adil: la lotta è contro padroni e sfruttamento!
L’omicidio dell’operaio e militante del Si-Cobas Adil Belakhdim, travolto da un camionista durante un picchetto organizzato davanti alla Lidl di Biandrate, in provincia di Novara, ha innescato una reazione ferma e per nulla scontata in settori non marginali della classe lavoratrice di tutto il paese.
La solidarietà con Adil, intesa naturalmente anche come solidarietà di classe davanti alla violenta repressione dispiegata da Stato e padroni contro alcune lotte della logistica, si è manifestata sin da subito in una serie di scioperi convocati da numerose RSU di fabbrica, ovvero nella forma più concreta ed efficace che il movimento operaio abbia a sua disposizione.
La pressione dei lavoratori ha indotto le categorie del commercio di CGIL, CISL e UIL a dichiarare, immediatamente, 3 giorni di sciopero alla Lidl di Biandrate, riconoscendo in Adil qualcuno che si “stava battendo per il rispetto dei diritti dei lavoratori”.
Gli autisti dell’UPS di Milano, su convocazione dei delegati Filt-CGIL hanno scioperato a fine turno, organizzando anche un breve corteo coi loro furgoni, seguito da interventi al megafono. Altri scioperi sono stati convocati nel settore metalmeccanico: Electrolux di Susegana e di Forlì, Mirafiori, Bonfiglioli Riduttori e Tas di Bologna, Maserati, Ferrari e Fiat CNH in provincia di Modena, Piaggio e GKN, lo stabilimento G.B. Vico” di Pomigliano d’Arco della FCA e molti altri ancora. È da rilevare che i comunicati scritti dai delegati sindacali hanno correttamente individuato nella ricerca del massimo profitto da parte padronale le cause di fondo di quanto avvenuto, senza tralasciare di mettere in relazione l’omicidio di Adil con lo squadrismo padronale manifestatosi recentemente a Tavazzano ed alla Textprint di Prato. Il gruppo di RSA/RLS dello stabilimento “Vico” di Pomigliano, ad esempio, hanno ricordato che “anche a Lodi e a Prato altri lavoratori, in presidio per difendere il proprio lavoro, venivano picchiati da squadracce organizzate in perfetto stile fascista”.
Sulla base di una diffusa iniziativa assunta dai delegati di fabbrica, particolarmente in Emilia-Romagna, la Fiom-CGIL ha proclamato 2 ore di sciopero a livello regionale per la giornata del 23 giugno – il fatto, in sé, non ha precedenti da molti anni.
Se nella gran parte delle aziende lo sciopero è stato seguito soltanto dai settori più coscienti della classe, in alcuni stabilimenti l’adesione è stata più massiccia – come alla Bonfiglioli o alla Electrolux di Forlì. Alla Bonfiglioli, lo sciopero è stato seguito da un’assemblea partecipata da svariate decine di lavoratori nella quale si è discusso anche di come approfondire la lotta – che è già concretamente in campo – per internalizzare una serie di mansioni per le quali l’azienda si serve di cooperative spurie con manodopera a basso costo. A dir poco latitanti, in questo scenario, sono stati i gruppi dirigenti della CGIL, ancora concentrati sulla loro prospettiva riformista di negoziazione col governo Draghi. Così, malgrado una certa disponibilità alla mobilitazione, nessun piano generale d’azione è stato proposto ai lavoratori. Invece, una risposta nazionale ed efficace allo squadrismo davanti ai cancelli dei luoghi di lavoro, la lotta contro il sistema degli appalti e contro la revoca del blocco dei licenziamenti erano e sono ragioni più che sufficienti per costruire uno sciopero generale. Altri modi, per rovesciare i rapporti di forza nella società, non ce ne sono. Su quella prospettiva siamo impegnati, non tanto con roboanti comunicati stampa o interviste quanto piuttosto con l’attività dei nostri compagni in prima linea.