Si al vaccino, No al Green Pass per lavorare!
Siamo al dunque: ai sensi del nuovo decreto, dal 15 ottobre per lavorare, sia nel pubblico che nel privato, sarà necessario possedere il certificato verde.
Il Green Pass non è un provvedimento di tipo sanitario, anzi, per le sue caratteristiche rischia seriamente di trasformarsi in una misura anti-sanitaria. Via la riduzione dei posti disponibili nei treni, stadi semi-affollati, assembramenti, calo dell’attenzione sull’utilizzo della mascherina, un “liberi tutti”. Questo è l’effetto ben visibile di tale documento. Un’irresponsabile e martellante operazione di propaganda che si è poggiata su un naturale sentimento di stanchezza e su un legittimo bisogno di uscire rapidamente dalla fase delle restrizioni.
L’uso discriminatorio oggi si approfondisce e colpisce ancora più nettamente i lavoratori: non hai il Green Pass? Sei sospeso senza retribuzione. E se per caso non ti controllano e continui a lavorare rischi una sanzione sino a 1500 euro. In precedenza il governo avevo decisa che la quarantena non fosse più equiparata alla malattia, con la conseguenza che le assenze dal lavoro per quarantena non sono più retribuite. È la sconfitta del diritto al lavoro per quanto anche nei periodi “normali” nel capitalismo questo diritto non sia mai realmente esistito.
Un padronato tanto attento a chiedere l’obbligo del Green Pass nei luoghi di lavoro oggi, quanto totalmente disinteressato a rispettare il lockdown e ad interrompere la produzione non essenziale nella fase più acuta della pandemia. Quelli per cui il rispetto della sicurezza nei luoghi di lavoro è solo un costo, fino al punto da ammazzare 3 lavoratori al giorno (677 morti al giorno nei primi 7 mesi dell’anno), si ergono a paladini della salute pubblica. Senza vergogna!
Il vaccino, inevitabilmente sperimentale vista l’emergenza, seppur non sia immune da rischi, ha indubbiamente alleggerito la pressione sugli ospedali. È sufficiente vedere l’effetto positivo che ha avuto sulla popolazione che è stata maggiormente colpita nella fase iniziale della pandemia, quella degli anziani nelle Rsa, degli operatori sanitari e sociosanitari.
Tuttavia sono assolutamente comprensibili le titubanze e i dubbi. Non ci riferiamo ai reazionari anti-scienza, peraltro un’esigua minoranza, ma alle perplessità di tanti, alimentate da una pessima e contraddittoria informazione che in questi mesi è giunta da governi e istituzioni sanitarie, oltre che ad un importante numero di casi di reazioni avverse in particolare su persone con precedenti patologie.
I vaccini sono importanti, ma basarsi solo su essi è del tutto insufficiente. Servirebbe un drastico aumento dei finanziamenti alla sanità pubblica, un significativo potenziamento della medicina territoriale, un investimento sulla prevenzione e per il diritto alle cure per tutti. Sarebbe necessario liberare la ricerca scientifica dagli interessi economici, eliminare i brevetti su tutti i vaccini e nazionalizzare i gruppi farmaceutici ponendoli sotto il controllo dei lavoratori.
Sino al mese di agosto i segretari nazionali di Cgil, Cisl e Uil chiedevano al governo, un po’ pilatescamente, di assumersi la responsabilità di promuovere una legge che prevedesse l’obbligo vaccinale sottraendosi, fortunatamente, da un’ipotesi di accordo sull’obbligo del Green Pass nei luoghi di lavoro. Dal primo settembre hanno chiesto al governo di rendere la vaccinazione obbligatoria. Nei fatti il sindacato, che non ha sostenuto il green pass, ha comunque difeso attraverso la richiesta di obbligo vaccinale una posizione discriminatoria che avrebbe determinato la sospensione senza stipendio dei lavoratori.
Oggi dopo una sberla in faccia di Draghi ci si limita a chiedere la gratuità dei tamponi. Sia detto con chiarezza: il tampone è un fondamentale strumento di screening per il tracciamento e la prevenzione e quindi per il contenimento della pandemia. Che siano gratuiti è una richiesta che non dovrebbe valere solo per i lavoratori non vaccinati ma per chiunque, non da oggi, ma sin dal marzo 2020, così come tutti i test necessari per la prevenzione di una malattia.
Per l’ennesima volta la Cgil subisce la linea del governo e si ferma alle minacce di mobilitazione.
Il NO a qualsiasi tipo di discriminazione e per la revoca del Green Pass va messo assieme alla lotta contro i licenziamenti e le delocalizzazioni, contro il ritorno alla Fornero e per la conquista di migliori condizioni di lavoro e di vita.
- No all’obbligo del Green pass per lavorare
- Tamponi gratuiti per tutti. Per i lavoratori sianopagati dalle aziende
- Quarantena equiparata alla malattia