SAGA COFFEE: nazionalizzare, unica soluzione per salvare l’occupazione.
L’area di alternativa in CGIL “Giornate di marzo” è al fianco dei lavoratori in presidio di Saga Coffee di Gaggio Montano, che ha annunciato la chiusura imminente dello stabilimento e il conseguente licenziamento di 222 lavoratori.
Saga Coffee è l’ex Saeco, i cui lavoratori furono impegnati in una lotta esemplare tra il 2015 e il 2016, alla fine della quale venne raggiunto un accordo per cui la Philips, allora proprieraria dell’impianto a fronte di oltre 200 esuberi si impegnava a rilanciare lo stabilimento.
Nulla è stato fatto in questa direzione. Un anno dopo la fabbrica è stata ceduta al gruppo Evoca, che ora, a fronte di cinque anni di bilanci in attivo, ha deciso di “razionalizzare l’attività produttiva del gruppo” vale a dire delocalizzare all’estero!
La vicenda di Saga Coffee è emblematica. Ancora una volta un gruppo industriale prende i soldi pubblici (garantiti in questo caso dalla regione) e scappa, lasciando sul lastrico i lavoratori e un’intera valle appenninica.
Oggi Bonaccini definisce inaccettabile la chiusura.
Anche l’assessore Colla, alla fine dell’incontro tra Azienda, regione e sindacati del 9 novembre, afferma di aver tentato tutto il possibile, assumendo toni molto duri, per fare recedere l’azienda dai suoi propositi. Ciononostante la Saga Coffee non ha ritirato la procedura di licenziamento collettivo.
La realtà è che le istituzioni, a qualunque livello, possono fare ben poco se le armi che intendono usare sono solo quelle della retorica.
La fragilità della ripresa economica internazionale, con l’aumento dell’inflazione ed il rischio dello scoppio di bolle speculative e di nuove crisi, spinge i padroni a negare ogni concessione ai lavoratori: la parola d’ordine è accumulare profitti nel più breve tempo possibile. Anche a costo di chiudere o trasferire altrove aziende e produzioni magari redditizie, ma non abbastanza secondo la loro visione distorta.
In particolare, il management di Saga Coffee parla di “sovracapacità produttiva” per il sito di Gaggio Montano che, dopo lo smembramento della Saeco, fabbrica solo macchine da caffè professionali ed ha quindi particolarmente risentito delle difficoltà degli esercizi commerciali dovute alla pandemia.
Ma invece di perseguire la soluzione più razionale e conveniente per i lavoratori: la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario, la scelta del management è quella di chiudere l’impianto di Gaggio Montano, licenziare oltre 200 lavoratori, concentrare la produzione e lo sfruttamento negli altri stabilimenti di Valbrembo (Bg), in Romania e Spagna.
La direzione della Fiom giura che non lascerà soli i lavoratori e chiede un piano industriale. Ma le lotte dei lavoratori della Saeco e delle altre aziende in crisi mostrano che quando un padrone vuole chiudere, non c’è modo di fargli cambiare idea. Nemmeno con le pressioni istituzionali.
È necessario estendere il conflitto, lanciare un coordinamento di tutti i lavoratori delle aziende in crisi e convocare lo sciopero generale.
L’unico piano industriale realizzabile per salvare l’occupazione è la nazionalizzazione sotto controllo operaio di Saga Coffee. La Fiom deve fare di questa rivendicazione la sua bandiera nella provincia di Bologna e in tutto il paese.
Area d’alternativa in Cgil – Giornate di Marzo Bologna