Metasalute: i nodi vengono al pettine, è tempo di disdettare la sanità integrativa
Per anni la Fiom aveva giustamente condotto una battaglia senza quartiere contro l’introduzione della sanità integrativa all’interno del settore metalmeccanico e nel contratto nazionale. Il contrasto a questo strumento assunse ancora più valore dopo che l’accordo separato firmato da Fim e Uilm nel 2012 lo contrattualizzò a tutti gli effetti. Da quando invece decise di capitolare e sottoscrivere nel 2016 l’accordo separato, la Fiom ne ha non solo accettato la generalizzazione a tutto il settore ma ha commesso anche il grave errore di giustificare il proprio cambio di linea teorizzando che Metasalute fosse una sanità integrativa “buona”. Al contrario la crisi da cui è stato travolto questo istituto nelle scorse settimane ha ribadito come non esistano alcune sanità integrative “buone” e altre “cattive”. Esistono solo sanità integrative. Questo scandalo finanziario ha infatti confermato tutte le ragioni per cui la Fiom fino al 2016 ne ha giustificato il contrasto.
Primo, la sanità integrativa non è un diritto universale per tutti ma un servizio che regge solo se ad usufruirne sono in pochi. Secondo, essa ha come primo obiettivo il bilancio, cioè il profitto, e non la salute delle persone. Terzo, non integra e rafforza la sanità pubblica ma al contrario la sostituisce indebolendola.
E’ stato proprio il venir meno del primo punto a far deflagrare la situazione. Il fatto che le prestazioni del fondo siano passate dalle meno di 2 milioni e mezzo all’anno nel periodo 2018-2020, alle quasi 4 milioni nel solo periodo gennaio-settembre 2021 ha fatto esplodere i conti di Metasalute. Le spese a settembre 2021 ammontano così a 355 milioni e 665 mila euro a fronte di entrate da versamenti contrattuali pari a poco meno di 200 milioni di euro. Il valore sinistri/premi ovvero in sostanza il deficit del fondo è dunque schizzato al 194% e la previsione per il 2022 è di un ulteriore aumento di questo divario. Un’azienda (perché di questo si parla) che ha bilanci di questo genere è tecnicamente sull’orlo del fallimento. A questo si aggiunge lo scandalo emerso con la condanna a 6 milioni di euro di multa da parte dell’Antitrust comminata a Intesa Sanpaolo Rbm Salute S.p.A. e Previmedical che di Metasalute sono la compagnia assicurativa e il gestore dei servizi. Le motivazioni della sentenza non lasciano spazio ad interpretazioni. “Le due società hanno reso onerosa e difficile per i consumatori la fruizione delle prestazioni assicurative.
In particolare, dagli elementi raccolti nell’istruttoria, risulta che gli assicurati hanno dovuto fronteggiare respingimenti di richieste con motivazioni pretestuose, ritardi nelle risposte e nella gestione delle prestazioni dirette, ritiri di autorizzazioni già rilasciate, arbitrarie limitazioni introdotte nella prassi liquidativa, difficoltà a contattare l’assistenza clienti, che si è rivelata poco efficace.
Inoltre, dalla documentazione acquisita risultano disagi per gli assicurati dovuti a richieste pretestuose di integrazione delle domande di rimborso – nonostante tutta la documentazione fosse già in possesso della società – nonché all’applicazione di regole diverse per ogni risarcimento a parità di prestazione.
È stata anche riscontrata l’adozione di procedure dilatorie per autorizzare prestazioni che prevedono cicli di più sedute, come nel caso delle terapie oncologiche, per cui i consumatori, anche quelli che necessitavano di cure urgenti, perché colpiti da gravi patologie, erano costretti ad inviare una specifica richiesta per ciascuna seduta del ciclo.” (Fonte www.altroconsumo.it). Insomma Metasalute, per tutelare i propri bilanci, ha fatto di tutto per rendere il più difficile possibile ai lavoratori metalmeccanici l’utilizzo della sanità integrativa.
Infine, è nello stesso opuscolo diffuso dalla Fiom il 10 gennaio 2022 sulla vicenda, che si riconosce come il “cambiamento del modello di consumo che ha spostato verso la rete convenzionata la fruizione di alcune prestazioni difficili da fruire nel Servizio Sanitario Nazionale a causa delle lunghe liste di attesa 2021 a seguito della pandemia”. Dunque anche la sanità integrativa dei meccanici, come tutte le altre, non integra ma sostituisce e indebolisce la sanità pubblica come del resto da anni viene denunciato per esempio da Medicina Democratica.
Non è nemmeno accettabile la tesi che vorrebbe questo come un incidente di percorso dovuto alla fase eccezionale della pandemia. Anche qui sono gli stessi dati forniti nell’opuscolo Fiom a dircelo. Le prestazioni che hanno fatto saltare i conti sono essenzialmente quelle odontoiatriche e quelle extraospedaliere schizzate alle stelle, dunque nulla a che vedere con il Covid.
Se i nodi ob torto collo sono venuti al pettine, purtroppo la toppa con cui si sta tentando di correre ai ripari è persino peggiore del buco. Infatti l’introduzione di franchigie, di ticket e l’esclusione di prestazioni e soggetti prima inclusi non fa che acuire il carattere “classista” di Metasalute che potrà così essere utilizzata solo da quei metalmeccanici che si potranno permettere il pagamento di questi costi aggiuntivi. Si assesta così un ulteriore colpo al diritto alle cure inteso come diritto gratuito ed universale senza nemmeno contribuire a risolvere il problema di bilancio per cui queste modifiche sono state introdotte. E’ infatti palese come la ragione dell’operazione sia esclusivamente quella di provare a rendere appetibile Metasalute alla compagnia che dovrà succedere a Rbm nella gestione dell’istituto. Chi vorrà infatti prendere in gestione un’azienda che ha un deficit del 194%?
Crediamo che la Fiom compia un errore madornale nel voler continuare a giustificare la propria scelta difendendo a spada tratta la sanità integrativa, rifiutandosi di guardare in faccia alla realtà. Il Documento citato del 10 gennaio 2022 pare davvero surreale. Anzichè prendere atto del disastro ed ammettere il fallimento politico di questo istituto sviscerando tutte le criticità della situazione, si scrive un testo a dir poco serafico che si limita ad una valutazione ragionieristica la cui conclusione è un salomonico “tutto sommato il resto va molto peggio”.
Crediamo al contrario che questa situazione dovrebbe spingere la nostra organizzazione ad essere conseguente. Questa situazione dimostra che la Fiom aveva ragione allora ad opporsi alla sanità integrativa. Riprendiamo dunque quegli argomenti ed esigiamo come organizzazione sindacale la chiusura definitiva di Metasalute e l’inserimento di quei 156 euro annui nel tabellare. E’ l’unico modo non solo per evitare di continuare ad addentrarsi in un ginepraio che non potrà avere alcuna soluzione accettabile per i lavoratori, ma anche per dare un contributo al ritorno della centralità ed esclusività della sanità pubblica come principio e valore universale. Che questo venga portato avanti dalla principale categoria di lavoratori del paese avrebbe un significato ed un peso politico oltre che economico imprescindibile.