I lavoratori di Coop Alleanza 3.0: da eroi della pandemia a carne da macello.

I lavoratori di Coop Alleanza 3.0: da eroi della pandemia a carne da macello.

A marzo 2020 i vertici di Coop scrivevano una lettera di ringraziamento a tutti i lavoratori che, durante i primi giorni di pandemia, avevano continuato a lavorare garantendo servizio ai clienti e cospicue vendite.

Oggi, a distanza di 2 anni, al tavolo di trattativa per il rinnovo del contratto integrativo aziendale, le proposte fanno capire che, per la dirigenza, i lavoratori sono solo un costo da ridurre e devono anche essere sempre disponibili.

Per comprendere meglio la situazione bisogna tenere presente che la fusione del 2016 tra le varie Coop, da cui è nata Coop Alleanza 3.0, ha portato con sé più contratti integrativi. Ora la proposta aziendale è riuscita abilmente a prendere il peggio da ognuno di essi, scaricando totalmente i propri fallimenti sui lavoratori. Le politiche commerciali messe in atto finora, nonostante l’incremento della produttività (che oggi è a 3 cifre percentuali! ), lasciano ancora la cooperativa con una perdita pesante da sanare proprio nella gestione caratteristica. Più che tagliare il costo del personale, dovrebbero pensare a incrementare le vendite, magari riempiendo gli scaffali, spesso vuoti proprio a causa dei tagli di ore!

Le proposte al tavolo sono vergognose e irricevibili, tanto più se sono fatte da una azienda che continua con la retorica relativa ai propri valori: la tanto decantata distintività cooperativa.

Nello specifico, si parte dal voler depotenziare le relazioni sindacali, imponendo un preavviso di sei giorni per richiedere i permessi e un limite al numero di delegati che giornalmente li possono utilizzare, oltre a non pagare più le assemblee sindacali ai lavoratori che, pur partecipandovi, siano in ferie, ROL, ecc.  

L’intento generale è chiaramente quello di lasciare ancora più soli i lavoratori di fronte a una nuova organizzazione del lavoro, tutta a vantaggio dell’azienda.

Le proposte sull’organizzazione del lavoro sono di ridurre i tempi di programmazione dei turni, di aumentare gli spezzati (fino a 5 a settimana), di abbassare la durata minima del turno giornaliero, di flessibilizzare gli orari di lavoro in base ai flussi di clientela, di estendere l’obbligo del lavoro domenicale per più giornate e a più lavoratori, abbassando contestualmente la maggiorazione e di inserire lavoro notturno a negozio chiuso.

Sul part time, che è il tipo di contratto predominante in Coop Alleanza, la proposta è quella di un part time modulare annuo, che significa non avere un orario fisso settimanale ma un monte ore annuale, con prestazioni che vanno da due a sei giorni a settimana, e da sedici a trentadue ore.

Per i full time invece chiedono una flessibilità di 24 settimane in un anno a 42 ore di lavoro per ciascuna settimana, uniformando l’orario a 38 ore, che tradotto significa che alcuni perderanno salario, altri faranno più ore perdendo sempre salario.

In ultimo, ma non meno importante, di eliminare la pausa retribuita per tutti.

Tutte queste proposte tendono a peggiorare nettamente la qualità della vita dei lavoratori, consegnandola in mano aziendale ma per Coop non è ancora abbastanza. Si vuole anche un peggioramento sulle retribuzioni, eliminando il premio aziendale per i nuovi assunti e per i vecchi, per ripartirlo tra una indennità ad personam e il riconoscimento di un credito welfare, i cui importi variano in base alla ex cooperativa di appartenenza. Motivo per cui sarà difficile quantificare il danno economico, che non sarebbe uguale per tutti.

Anche le maggiorazioni domenicali secondo l’azienda dovrebbero diminuire, nonostante siano già basse a fronte però di una maggiore partecipazione dei lavoratori in questa giornata.

Per il salario variabile propongono un sistema complesso, legato ad obiettivi economici (vendite ed incidenza del costo del lavoro) e basato sul criterio della presenza e sulla valutazione individuale dei dipendenti, sistema del tutto arbitrario e inaccettabile, come lo è il fatto che sarebbero esclusi da una parte di erogazione gli addetti (cioè i cassieri, allestitori, impiegati, insomma tutti i dipendenti con l’inquadramento più basso).

Ma i lavoratori possono dormire sonni tranquilli perché verrà loro dato il famigerato welfare aziendale. Quindi, in cambio del salario e della propria vita personale, arriverà qualche buono sconto da spendere per comprarsi un paio di scarpe della Adidas ovvero una serie di servizi gratuiti (ma non universali), che andranno dall’aiuto nell’assistenza degli anziani allo psicologo per i dipendenti.

Il sistema di welfare aziendale fa gola all’azienda perché detassato e usato per buttare fumo negli occhi ai lavoratori, promettendo loro vantaggi e sconti, che non tutti utilizzeranno.

A fronte del chiaro attacco sferrato ai lavoratori, la Filcams fa bene a partire immediatamente con assemblee in presenza per spiegare la situazione, ma dovrebbe contestualmente rigettare la piattaforma aziendale e aprire uno stato di agitazione, per contrastare da subito l’arroganza di Coop. Se dovesse passare questo contratto sarebbe un’enorme perdita di diritti e salario senza precedenti, consegnando ai giovani una situazione aziendale pessima, nel già crudele e selvaggio mondo del lavoro.

Bisogna chiedere che l’integrativo sia il risultato del meglio di quelli passati, non dei peggiori, che sono frutto di errori, quando sono stati firmati contratti a perdere. Quello della ex-Coop Estense in particolare, contiene già gran parte dei peggioramenti proposti, ma non per questo si deve rinunciare alla riconquista di quello già perso da alcuni!

Per questo sarà fondamentale continuare a informare regolarmente i lavoratori sull’evolversi della trattiva e coinvolgerli nella pianificazione di iniziative di mobilitazione, che sono chiaramente necessarie, data la proposta intransigente di Coop.

Se poi a un certo punto i soliti CISL e UIL si piegheranno ai voleri aziendali, la Filcams dovrà smarcarsi senza se e senza ma e non dovrà rendersi complice dell’ennesimo peggioramento contrattuale.

Il contratto integrativo di Coop Alleanza riguarda una platea di 18mila dipendenti che, uniti e compatti, con un obiettivo comune, possono essere una forza difficilmente contrastabile.

E’ grazie a noi se la cooperativa resta a galla, è giusto che abbiamo un contratto dignitoso.

Avanti per la conquista di un contratto integrativo migliore per tutti!