La nostra battaglia al congresso della CGIL

La nostra battaglia al congresso della CGIL

Il congresso CGIL è ai nastri di partenza. L’area Giornate di Marzo sostiene il documento alternativo “Le Radici del Sindacato – Senza lotte non c’è futuro”. Di seguito i punti centrali che solleveremo nelle assemblee congressuali nei luoghi di lavoro.
Il congresso è il momento della discussione democratica, in cui iscritti e militanti della CGIL sono chiamati a decidere la linea del sindacato. Se ritenete che la strategia della CGIL sia stata fallimentare e sia necessario un cambiamento radicale dovete sostenere il documento alternativo.
Negli ultimi anni i governi, di qualsiasi colore, hanno drasticamente peggiorato le condizioni di lavoro e cancellato diritti. Con la Legge Fornero, in Italia, abbiamo il peggiore sistema pensionistico d’Europa. La sanità pubblica è stata smantellata e privatizzata in larga parte, il fondo al Servizio Sanitario Nazionale subisce tagli a non finire e la scuola pubblica è allo sfascio.
La precarietà è la condizione normale in cui vivono e lavorano i giovani: 9 assunzioni su 10 sono con contratti precari (con una delle oltre 50 tipologie esistenti). La destra al governo non potrà che peggiorare le cose.

SUPERPROFITTI E POVERTÀ

Le ineguaglianze crescono: una ricerca pubblicata lo scorso anno diceva che i poveri durante il Covid sono aumentati del 20% nel nostro paese, mentre i ricchi sono sempre più ricchi. Nel 2021 c’è stato un record nei profitti. In particolare le aziende del settore energetico hanno visto una crescita dei profitti dell’89%! ENI, nei primi sei mesi del 2022, ha accumulato oltre 7 miliardi di utili.
La speculazione sulla pelle dei lavoratori è vergognosa. A noi toccano bollette da brivido e loro rifiutano di pagare le tasse sugli extra-profitti che si stanno intascando. Le conseguenze della guerra e delle sanzioni si stanno scaricando, come sempre, sui lavoratori. Queste aziende che sono state create col denaro pubblico devono essere rinazionalizzate sotto il controllo dei lavoratori, perché possano garantire servizi essenziali di qualità e universali.
La nostra critica al gruppo dirigente è netta e radicale. La CGIL non è stata in grado di opporre una risposta seria a questa slavina che è crollata sulla testa dei lavoratori e dei settori più poveri della società. La concertazione è stata un fallimento su tutta la linea. Basta vedere cosa è successo ai nostri salari: l’Italia è in Europa il fanalino di coda per quanto riguarda potere d’acquisto dei salari, anche dietro alla Grecia. Intanto l’inflazione galoppa al 10% e quasi certamente crescerà ancora nel prossimo periodo. Non a caso registriamo un calo dei consumi anche sui beni alimentari.
Il gruppo dirigente si è seduto a molti tavoli, ma non ha avanzato proposte incisive da far vivere attraverso lotte vere e conseguenti. Ci siamo limitati a mobilitazioni testimoniali che ci hanno progressivamente fatto perdere autorevolezza e credibilità agli occhi dei lavoratori, che sempre meno ci percepiscono come uno strumento efficace per la difesa e il miglioramento collettivo dei propri diritti. Questo si è tradotto in un calo dei consensi e un crollo degli iscritti alla CGIL. Se si vuole rilanciare l’azione del sindacato è necessario dotarsi di un programma di rottura con le presunte compatibilità decise dai governi e dai padroni ed essere pronti a portarlo avanti con mobilitazioni serie ed efficaci.

SCALA MOBILE, SALARIO MINIMO, VIA LA “FORNERO”

Per affrontare l’aumento dei prezzi, delle bollette e dell’inflazione, uno strumento efficace è il ripristino della scala mobile, ovvero di quello strumento automatico che rivaluta i salari in base all’inflazione reale. Non è utopico quello che proponiamo: è stato conquistato negli anni ‘70 in Italia e fu un errore del sindacato non difenderlo coerentemente quando venne cancellato dalla classe dominante e dai governi dell’epoca nel corso degli anni ‘80. Non si può pensare di difendere i salari senza avere la scala mobile, perché ogni aumento che le aziende dovessero concedere senza questo strumento se lo riprenderebbero con gli interessi attraverso l’aumento dei prezzi. Ci sono contratti che non vengono rinnovati da anni; quelli che sono stati rinnovati di recente hanno portato a casa briciole, se confrontati con l’aumento del costo della vita. Studi indipendenti riferiscono che una famiglia media composta da 3 persone nel 2022 perderà 2.500-3.000 euro l’anno.
Gli aumenti che vanno richiesti nei futuri contratti nazionali devono essere molto più consistenti, di almeno il 20%. Prendiamo esempio dai lavoratori dei trasporti degli Usa che recentemente hanno strappato un aumento del 24% e un bonus annuale di 5.000 dollari (il dollaro ha ormai raggiunto la parità con l’euro). È necessario un salario minimo fissato per legge, al di sotto del quale nessun lavoratore possa essere pagato. Negli USA oggi si propone che questo sia di 15 dollari l’ora.
Le spese militari, i finanziamenti a fondo perduto alle aziende dell’energia fossile (che si sono ingrassate con i super-profitti in questi anni), i fondi pubblici per la sanità e la scuola private vanno aboliti. Quei soldi vanno usati per finanziare una scuola e una sanità che devono tornare a essere completamente pubbliche, gratuite e di qualità. Bisogna riconquistare il diritto ad una pensione dignitosa e lanciare una vertenza vera per abolire la “Fornero”.
Per dare vita e credibilità a queste che sono solo alcune delle rivendicazioni minime e necessarie per affrontare questa fase, si deve riprendere la strada del conflitto e non in forme testimoniali, com’è avvenuto con lo sciopero del 16 dicembre scorso a cui non è stato dato seguito. Senza lotte non c’è futuro. La CGIL deve tornare ad essere quel fattore che unisce i lavoratori e li fa avanzare, questo è il senso del nostro documento, “Le radici del sindacato”. Unire i lavoratori e promuovere la lotte è il senso per cui il sindacato esiste.
La Cgil avrebbe la forza per cambiare le cose e far pagare questa situazione a chi l’ha creata ovvero i ricchi, i padroni, gli speculatori. Ma per farlo è necessario che la linea cambi di 180 gradi. Per questo chiediamo a tutti i lavoratori iscritti alla CGIL di sostenere il documento alternativo.