La mobilitazione dei lavoratori francesi a difesa delle pensioni
Giovedì 19 gennaio, oltre un milione di persone sono scese in piazza in tutta la Francia per uno sciopero generale a difesa delle pensioni. Macron infatti, seguendo i dettami della borghesia, vuole innalzare l’età pensionabile a 64 anni entro il 2030 (oggi è 62 anni). Tale proposta è fortemente impopolare e un recente sondaggio riporta che l’80% dei francesi è contrario.
L’impegno a “riformare” le pensioni è stato un pilastro del programma politico di Macron fin dal giorno in cui è stato eletto. Già nel 2019-20, il tentativo di Macron di far passare un attacco simile aveva portato ai più grandi scioperi che il paese avesse visto nell’arco di decenni: un’ondata di lotta di classe che si sviluppò sull’onda delle proteste semi-insurrezionali dei gilets jaunes.
Anche stavolta i sindacati hanno risposto con la convocazione di una mobilitazione di massa contro il tentativo di riforma delle pensioni; e anche stavolta i lavoratori francesi hanno risposto.
La rabbia tra i lavoratori e i giovani in Francia oggi è palpabile e ha avuto il suo riflesso nell’enorme partecipazione, con manifestazioni particolarmente impressionanti di 140mila persone a Marsiglia, di 45mila a Nantes, di 40mila a Lione e di 50mila a Tolosa. Manifestazioni di decine di migliaia di persone hanno avuto luogo in molte altre località, tra cui Rennes, Bordeaux, Caen e Saint-Étienne.
A Parigi 400mila persone hanno partecipato alla manifestazione principale in Place de la République, traboccando nelle strade e nei viali circostanti: il più grande corteo che la capitale abbia visto da anni. Anche lo sciopero è stato molto compatto. Il trasporto pubblico in tutta la Francia, ma soprattutto nella capitale, si è paralizzato; interrotti anche i collegamenti tra Dover e Calais. Molti voli sono stati cancellati, il 70% degli insegnanti ha scioperato e il settore critico dell’energia è stato messo in ginocchio dallo sciopero. Tv e radio hanno sospeso i programmi, trasmettendo musica e repliche.
La novità è che lo sciopero è stato convocato da tutte le otto confederazioni sindacali, inclusa la CFDT, il sindacato più grande ma moderato, che non aveva aderito alle mobilitazioni nel 2019.
Rispetto al 2019 Macron è più debole, non dispone di una maggioranza parlamentare e si dovrà affidare ai partiti di destra come i Repubblicani e il Rassemblement National (ex Front National) per fare passare la misura. Non è detto che lo appoggeranno fino in fondo.
Diverse categorie sindacali hanno già annunciato nuove azioni di lotta e hanno aperto alla possibilità di scioperi riconvocabili. Tuttavia è successo più volte che a proclami roboanti i dirigenti sindacali non abbiano fatto seguire i fatti. Questa volta la pressione e la rabbia operaia possono aprire uno scenario diverso. È necessario preparare e discutere in tutti i luoghi di lavoro un piano d’azione fino allo sciopero generale ad oltranza, che ponga come obiettivo non solo il ritiro della controriforma pensionistica, ma la caduta di Macron.
Macron démission!