Gli operai di Pomigliano di nuovo in campo!
Il 9-11 di maggio lo stabilimento Stellantis (ex Fiat) di Pomigliano d’Arco ha visto i lavoratori protagonisti di tre giornate di scioperi travolgenti. La classe operaia di Pomigliano è di nuovo in campo come non accadeva da un decennio.
Già in aprile le elezioni per i Rappresentanti dei Lavoratori alla Sicurezza avevano segnalato il cambiamento in arrivo: la netta vittoria della FIOM, unico sindacato non firmatario del contratto separato Fiat (CCSL), mostrava lo stato d’animo dei lavoratori contro il sindacalismo aziendalista di FIM-UILM-FISMIC.
Tre infortuni, dei quali uno serio (incendio della batteria di un muletto) avevano già causato lo sciopero in due reparti.
In questo clima già teso è arrivata il 9 maggio la comunicazione unilaterale dell’azienda che imponeva l’aumento delle cadenze sulle linee della Panda, da 300 a 306 vetture. Può parere poco, ma sulla linea di montaggio significa comprimere ulteriormente i tempi di ogni operazione senza alcuna possibilità di recupero per i lavoratori.
Non era la prima volta, ma questa volta i lavoratori hanno chiamato i delegati FIOM ed è partito lo sciopero nel montaggio. L’ambiente esplosivo si è visto subito dopo, quando è corsa la voce e hanno iniziato a chiamarci dagli altri reparti. In breve lo sciopero si è esteso a tutta la fabbrica con un corteo interno che ha svuotato i reparti, bloccando lo stabilimento per l’intero turno. È stato un momento di riscatto davvero importante per il nucleo di attivisti e delegati della FIOM che ha ripagato del lavoro di questi anni duri e di apparente isolamento.
Il turno successivo ha scioperato a sua volta, e per tre giorni i fermi alla produzione sono continuati.
Alla base delle pretese aziendali c’è una situazione di mercato particolare. Anche a causa degli intoppi nelle catene di fornitura della componentistica, c’è un arretrato di produzione della Panda di 49mila unità (circa 6 mesi) e anche di 10mila Tonale (prevalentemente destinate al mercato USA). I lavoratori si trovano a passare da periodi di Cassa integrazione, con il salario decurtato, a periodi di lavoro con ritmi sempre più serrati e un salario che comunque rimane fra i livelli più bassi del gruppo Stellantis.
Agli scioperi l’azienda ha risposto chiudendo ogni canale di comunicazione con la FIOM, anche sulle questioni più banali, e aumentando la pressione sugli attivisti e sui delegati in fabbrica: un passo fuori dalle righe e ti ritrovi subito un capo che ti chiede conto di cosa stai facendo.
Come FIOM abbiamo risposto con una prima serie di rivendicazioni, a partire da quella storica di ritornare ai 40 minuti di pausa (20 più 20) dell’era “pre-Marchionne”, contro i 30 attuali che, divisi in tre pause da 10, non permettono di rifocillarsi, usare i servizi e un minimo recupero. Lavoreremo anche sul problema dei turni: l’azienda ha esteso il numero di turni settimanali e programma di continuare su questa strada. Dobbiamo perlomeno intervenire sulle indennità, falcidiate dal CCSL, anche per andare incontro al problema economico dei lavoratori che, oltre alla pressione sui ritmi, è una delle cause scatenanti di questi scioperi.
Una cosa è certa: questi scioperi sono una svolta, e indietro non si può tornare!