Contratti Nazionali del Commercio: PIU’ SALARIO, MENO PROFITTI !

Contratti Nazionali del Commercio: PIU’ SALARIO, MENO PROFITTI !

Il 25 maggio 2023 si è svolta un’assemblea on line dei delegati Filcams Cgil che fanno riferimento ai quattro maggiori contratti del settore: Confesercenti, Confcommercio, Federdistribuzione e Distribuzione Cooperativa. In senso generico possiamo dire, i delegati del commercio.

L’assemblea, partecipata da circa 1000 delegati, è stata convocata a seguito degli sviluppi delle trattative per il rinnovo dei suddetti contratti, tutti scaduti nel 2019. Il triennio successivo, infatti, si è concluso mestamente con un accordo tra le parti che ha previsto un bonus una tantum di 350 euro lordi al 4° livello (operaio). Questo accordo avrebbe dovuto essere la premessa per avviare le trattative per il rinnovo del triennio in corso (2023/2025).

Erano previsti incontri mensili tra le quattro parti datoriali ed i sindacati di categoria, ma in tutti questi mesi di trattative tra i vertici non è arrivata nessun tipo di informazione ai delegati ed ancor meno ai lavoratori.

Nelle ultime settimane sono trapelati segnali di difficoltà nelle trattative, tant’è che (finalmente verrebbe da dire!) il gruppo dirigente è stato costretto a convocare l’assemblea che si è poi palesata il 25 maggio.

Lo stato delle trattative

A fronte di un ipotetico “cospicuo” aumento contrattuale (mai quantificato!), i padroni chiedono la messa in discussione di 3 istituti contrattuali importanti: la quattordicesima mensilità, gli scatti di anzianità ed i permessi individuali (ovvero i rol ).

I dirigenti sindacali hanno affermato che sul piatto della discussione non possono esserci questi tre elementi sotto qualsiasi forma. Affermazione che condividiamo.

Sul piatto ci sono anche altri aspetti normativi ugualmente importanti come: l’aggiornamento della classificazione del personale con abbassamento del livello a parità di mansione svolta; la gestione sindacale dei negozi in franchising e le relazioni sindacali; la questione dei contratti a tempo determinato, anche a seguito del così detto “decreto primo maggio” dell’attuale governo di destra a guida Meloni. Una maggior flessibilità dei part time.

Nei prossimi giorni ci saranno altri incontri tra le parti, probabilmente entro la prima quindicina di giugno si potrà capire se il dialogo porterà ad un accordo od ad una rottura.

L’assemblea dei delegati del 25 maggio ha scaturito un dibattito intenso e lungo tra i partecipanti con posizioni articolate. Da parte dei delegati presenti sono emerse alcune questioni comuni. Tutti gli interventi hanno sottolineato che non si può cedere di un millimetro sulle richieste principali avanzate dai padroni (quattordicesima, scatti di anzianità e Rol); ai più non era chiaro quale fosse la piattaforma contrattuale sindacale.

Interventi preoccupati riguardo gli inquadramenti, le esternalizzazioni, la gestione dello smart working.

Più di un intervento ha sottolineato l’importanza di confrontarci immediatamente con i lavoratori e di prepararci alla mobilitazione in quanto le richieste padronali sono inaccettabili.

Come Area di alternativa in Cgil, “Giornate di Marzo” vogliamo porre alcune sottolineature a nostro modo di vedere fondamentali sia di metodo ed ancor più di merito così come abbiamo spiegato nell’intervento in assemblea.

Davanti a tanta arroganza e cinismo padronale, la Filcams avrebbe dovuto lasciare immediatamente il tavolo delle trattative, indire assemblee in ogni luogo di lavoro per informare di cosa sta accadendo ed avviare lo stato di mobilitazione.

In questi anni giù salari e diritti, su i profitti!

Sono oltre 15 anni che i lavoratori del commercio perdono salari e diritti, come gli elementi peggiorativi sul lavoro domenicale ed il mancato pagamento dell’indennità nei primi 3 giorni di malattia.

L’uscita, nel 2013, della Distribuzione Moderna Organizzata da Confcommercio, con un Contratto ad hoc ha indebolito ulteriormente il Contratto del commercio, essendo, la grande distribuzione, l’associazione padronale del settore economicamente e politicamente più importante, era lei che dettava i tempi ed i modi dei confronti .

Dal 2014 ad oggi, nelle buste paga, sono arrivati 130 miseri euro di aumento in busta paga, scaglionati in 6 tranche spalmati in nove anni e, per edulcorare la pillola, sono state erogate 5 una tantum per un totale di 1400 euro spalmate sempre nel corso di questi 9 anni.

Alcuni gruppi hanno elargito aumenti salariali in maniera unilaterale per dimostrare ai lavoratori che non serve il sindacato per ottenere aumenti. Le “una tantum”, peraltro, non vanno ad incidere sulla retribuzione mensile e quindi straordinari, malattia ecc ecc. In parole povere una perdita secca di migliaia di euro per ogni lavoratore, a fronte di ingenti ricavi e guadagni degli operatori del settore.

Questi importi sono davvero poca cosa in senso assoluto, ma stridono ancor di più se teniamo conto di cosa è avvenuto in questi anni, dalla pandemia esplosa ad inizio 2020 con tutto ciò che ne è seguito dal punto di vista sanitario, economico, sociale e di stress per un settore essenziale sempre in prima linea e l’inflazione che nell’ultimo anno e mezzo ha colpito i salari di oltre il 15%.

Ora su salari e diritti, giù i profitti!

Pensiamo che la strada da intraprendere sia un’altra rispetto a quella perseguita fin qui dalle organizzazioni sindacali e dalla filcams.

Si vada subito dai lavoratori spiegando loro lo stato dell’arte. Si proponga una piattaforma da arricchire con le loro integrazioni, si dichiari lo stato di agitazione e si avvii una mobilitazione capillare in tutti i luoghi di lavoro di questi settori.

Una piattaforma che ponga al centro la questione salariale. Una richiesta che, per tutte le considerazioni fatte, non debba essere inferiore ai 300 euro. Un aumento delle maggiorazioni per il lavoro straordinario. Nessun intervento peggiorativo su 14esima, scatti anzianità e Rol! Una campagna per riavere il pagamento della carenza di malattia al 100% a prescindere dal numero di eventi. Il lavoro domenicale va drasticamente ridimensionato e SOLO su base volontaria. Una lotta a tutte le forme di precarietà inserite nei contratti. Una vera regolamentazione dello smart working. Ore di permessi per visite mediche.

Questa piattaforma dovrebbe essere inserita in una campagna generale per una nuova scala mobile dei salari, per difendere il potere d’acquisto dei redditi dei lavoratori dall’inflazione .

Solo partendo da queste basi possiamo pensare di ribaltare i rapporti di forza al tavolo delle trattative e giungere alla firma dei contratti che, dopo molti anni di arretramento, possa essere un punto di svolta per le lavoratrici ed i lavoratori del settore.

Giornate di Marzo – Area di alternativa in Filcams CGIL

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