Michelin di Vitoria-Gasteiz (Spagna): una lotta esemplare
A giugno, i lavoratori e le lavoratrici della Michelin di Vitoria-Gasteiz, in Spagna, sono stati i protagonisti di una lotta radicale e unitaria, con 4 giornate di sciopero totale per l’aumento dei salari contro l’inflazione galoppante, dopo che l’azienda aveva rifiutato di accogliere le legittime richieste degli operai. I lavoratori hanno condotto questa lotta attraverso assemblee generali, imponendo il protagonismo degli operai e il fatto che solo gli operai possono decidere come portare avanti la lotta.
Questo ha creato uno scontro frontale con i sindacati maggioritari, i quali sono stati però costretti a allargare la lotta agli altri stabilimenti della Michelin e a respingere una prima offerta dell’azienda su pressione della lotta degli operai e della loro organizzazione dal basso. Inoltre, l’assemblea degli operai non si è limitata alla questione salariale, ma fin da subito ha formulato rivendicazioni riguardo alla precarietà, ai ritmi e alle condizioni di lavoro e di sicurezza.
Anche se, come spiega questo articolo di Martxe Simon che di seguito riportiamo, alla fine sono riusci ad imporre un accordo che ha tradito di fatto la lotta degli operai, sfruttando la differenza a livello di combattività e di potere di acquisto degli operai degli stabilimenti Michelin nelle diverse regioni spagnole, imponendo così un referendum-truffa, la lotta della Michelin ha un significato esemplare.
Essa ci mostra che se i lavoratori si organizzano dal basso e lottano possono cambiare i rapporti di forza in fabbrica e nella società, imponendo le proprie decisioni ai sindacati concilianti con i padroni e ottenendo importanti conquiste.
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Abbiamo assistito a un processo di lotta che, in apparenza, è terminato. Sembra che sia finito con un sapore amaro in bocca e con la firma di un accordo collettivo che rappresenta la svendita delle condizioni economiche, sociali e di salute dei lavoratori ai padroni, che sguazzano nel plusvalore, sudore e sacrificio degli operai.
Per una volta ancora, i sindacati maggioritari CCOO e UGT hanno dimostrato la propria connivenza con i padroni. Ciò detto, dobbiamo fare un’analisi chiara, un bilancio che ci porti a comprendere la situazione e così poter trarre le migliori conclusioni che ci permettano di tracciare un piano di lotta, un obiettivo, un percorso da seguire a partire da adesso.
Assemblee Generali
Possiamo e dobbiamo dire a gran voce che, in questo processo di lotta, i cui protagonisti sono stati i lavoratori della Michelin di Vitoria-Gasteiz, siamo riusciti a fare un salto importante nelle nostre coscienze, sentiamo nella nostra carne il fatto di prendere in mano le redini del nostro futuro e di esigere in piazza quello che ci è dovuto. Questo è stato possibile unicamente grazie al fatto che i lavoratori e le lavoratrici di Michelin, insieme al blocco sindacale minoritario di fabbrica, CGT (4 delegati), ELA (3) e LAB (2), si sono riappropriati delle tradizioni della classe operaia, hanno tenuto assemblee che hanno permesso loro di ascoltarsi e mettere in campo un’azione unitaria. In questo modo è stato possibile organizzare i picchetti, i presidi, le mobilitazioni, le manifestazioni, le “bicifestazioni” e gli scioperi.
Le assemblee, con alta partecipazione, hanno ottenuto che, da una parte, i sindacati del blocco maggioritario: CCOO (6), UGT (4), CSIF /3), CCM (2), che non volevano appoggiare lo sciopero, si siano viste costrette a farlo. Al contempo, dall’altra parte, anche l’impresa si è vista costretta a cambiare il suo atteggiamento, dopo aver inviato un messaggio altezzoso in cui diceva che non avrebbe fatto più offerte, abbandonando il tavolo dei negoziati. Tuttavia, i lavoratori sono riusciti a riportare l’impresa al tavolo dei negoziati!
Questo trova una spiegazione molto chiara e semplice. Le assemblee generali, quando sono di carattere decisorio (sempre devono esserlo) e non meramente informative, quando i lavoratori decidono attraverso di esse e impongono ai delegati e alle delegati, che rappresentano le varie sezioni sindacali, a seguire il percorso dettato dai lavoratori, come abbiamo spiegato in articoli precedenti, in queste circostanze e con queste condizioni, le assemblee sono lo strumento più efficace per la classe operaia.
La grande trappola
In questo tipo di contrattazioni collettive troviamo una trappola molto evidente, quando analizziamo la situazione. In tutti gli stabilimenti di Michelin, eccetto quello di Lasarte, che non è all’interno del Comitato Intercentro, ci sono 6.637 lavoratori, secondo i dati dell’ultimo censimento realizzato per effettuare il referendum. Quando si vota un accordo o perfino un referendum per approvare un accordo collettivo, votano tutti i dipendenti, cioè, il collegio degli operai, quello dei tecnici e degli amministrativi. Quando negli accordi collettivi si negoziano questioni che riguardano le condizioni economiche basate sugli incentivi alla produzione e la flessibilità lavorativa, stiamo parlando di questioni che riguardano unicamente il collegio degli operai. Allora, eccola qui la trappola! Visto che una parte sostanziosa dei votanti non si sente toccata da quello per cui vota, mentre coloro che ne vengono toccati vedono diminuire il proprio rapporto di forze a traverso di questo modo suppostamente democratico di votare. Questo tipo di votazione dovrebbero farsi per collegio, così ogni persona che vota, avrebbe realmente la possibilità di difendere i suoi mezzi di vita con il suddetto voto senza condizionare altri che vengono toccati da condizioni differenti e senza che esista la possibilità dell’impresa di minacciare, ricattare o costringere gli uni a schierarsi contro gli altri.
Il Referendum
Il referendum è stato utilizzato in maniera completamente reazionaria, come parte di una strategia per sabotare la lotta esemplare portata avanti dai lavoratori di Vitoria-Gasteiz. Questo avviene dopo la nuova offerta dell’azienda, che riporteremo più giù, e che rappresenta una beffa rispetto alle rivendicazioni fatte dai lavoratori. Questo referendum è arrivato subito dopo che l’azienda ha menzionato questa “offerta” nefasta che aveva presentato al tavolo delle negoziazioni e alla quale ha posto un periodo massimo di 72 ore per essere approvata, oppure avrebbe ritirato tutti gli “avanzamenti” ottenuti in tali negoziazioni. È importante spiegare che l’imposizione del referendum arriva dal blocco sindacale maggioritario che controlla il tavolo di negoziazione: CCOO, UGT, CSIF e USO. Mentre il blocco minoritario al tavolo di negoziazione (CGT, Ela e Esk) convoca, correttamente, un’assemblea generale per parlare faccia a faccia con i lavoratori e discutere dell’“offerta” da parte dell’impresa.
Nelle due assemblee generali che si sono tenute a Vitoria-Gasteiz il 15 giugno rispettivamente alle 10:00 e alle 18:00, i lavoratori di Michelin, che soffrono le condizioni della produzione e della flessibilità, si sono espressi con una contrarietà assoluta nei confronti dell’accordo, e al contempo hanno rinfacciato ai delegati di CCOO, UGT, CSIF e CCM il fatto di aver convocato un referendum in un momento in cui l’unica cosa che bisognava fare era convocare un’assemblea generale e spiegare l’“offerta” dell’azienda, dal momento che quest’ultima era ridicola e non soddisfaceva in nessun modo quello che si chiedeva nella piattaforma rivendicativa. Hanno sabotato in questo modo tutto il processo di lotta portato avanti dagli operai a Vitoria-Gasteiz.
Il Comitato Intercentro
Il Comitato Intercentro [che riunisce i delegati dei vari comitati degli stabilimenti dell’azienda, ndt] è, al momento, una vera e propria zavorra per i lavoratori e le lavoratrici di Vitoria-Gasteiz. Questa questione è innegabile. Di fatto, è totalmente comprensibile che, data la rabbia e la disperazione causate dal vedere i trabocchetti realizzati dalla direzione sindacale di CCOO, UGT, CSIF e USO, in connivenza con i padroni, gli operai chiedano l’uscita dal Comitato Intercentros. È importante capire che l’uscita dal Comitato Intercentro è un’arma a doppio taglio. Da una parte, permette ai lavoratori che ora sono sul piede di guerra di avere un terreno di scontro più ristretto e controllato. Però, bisogna prima risolvere problemi di rappresentanza sindacale, dal momento che se questo non dovesse avvenire, il risultato sarebbe simile a quello dello stabilimento [Michelin] di Lasarte, che pur stando fuori dal Comitato non è capace di ottenere avanzamenti significativi, né tanto meno al di sopra dell’accordo firmato dal Comitato Intercentro. Dall’altra parte, dobbiamo essere coscienti che questo è un attacco a tutti gli operai della Michelin, come di ogni parte del mondo: un’azienda di grandi dimensioni che perde a livello di condizioni di lavoro e di flessibilità è un precedente per tutte le altre fabbriche più piccole. Michelin e Mercedes Benz sono le fabbriche più grandi di Vitoria-Gasteiz e del Paese Basco. Perciò, è necessario creare legami di solidarietà con i compagni e le compagne del resto dei siti produttivi del paese che si trovano in una situazione più sfavorita, poiché non hanno sindacati che stiano realizzando un lavoro più combattivo. Immaginiamo per un momento. Se a Vitoria-Gasteiz i sindacati giocano alla disinformazione, cosa faranno nei luoghi dove non si trovano di fronte un’opposizione sindacale forte e combattiva? Noi lavoratori dobbiamo lottare contro i padroni e la loro ansia di spremerci plusvalore. L’idea di uscire dal Comitato Intercentro non dovrebbe rappresentare un obiettivo in sé, ma solo un mezzo temporaneo per riuscire a recuperare il rapporto di forze. Porre la cosa in un altro modo sarebbe un errore tattico.
Fine della negoziazione
Venerdì 16 giugno, dopo che si sono resi noti i risultati del referendum sull’accettazione o meno dell’accordo collettivo, si sono chiuse le negoziazioni. I risultati sono: Vitoria-Gasteiz: 65,4% NO; Valladolid: 36% NO; Aranda 13% NO; Almeria 5% NO. Il che porta a un risultato globale: NO 43,10%; SI: 56,54%; 4 schede bianche, 17 voti nulli e una partecipazione totale dell’87,86%. In questo modo vengono approvati i seguenti punti:
1. Premio non consolidabile di 1500 euro alla firma dell’accordo.
2. Soppressione del Risultato Operativo di Settore (ROS) come condizione per percepire la clausola di garanzia dell’inflazione con tetto al 2%.
3. Anticipo della clausola di riscossione: Marzo 2025, Marzo 2027/ Gennaio 2025, Gennaio 2027.
4. Soppressione della giornata di sviluppo per il 5X8.
Questa negoziazione mette in grave pericolo il potere acquisitivo dei lavoratori della Michelin, che oltretutto, come abbiamo spiegato in articoli precedenti, stanno vedendo i propri salari ridotti anno dopo anno, accordo dopo accordo. Come continueranno a soffrire livelli di flessibilità lavorativa che risultano insopportabili, con danni all’ambito familiare, sociale e di salute personale di tutti i lavoratori.
Conclusioni
Al di là dei risultati ottenuti in questo processo di lotta, bisogna sottolineare una serie di successi di vitale importanza. Gli operai di Vitoria-Gasteiz si sono uniti e hanno dato un esempio di lotta nelle strade, hanno rimesso in pratica i metodi della classe operaia, organizzandosi insieme ai sindacati più combattivi attraverso assemblee generali, nelle quali, facendo sentire la propria voce possente, hanno segnato il cammino da seguire. Questo non succedeva da più di 25 anni, il che lo rende un fatto storico da trattenere nella memoria della lotta operaia a Vitoria-Gasteiz. Per questo, si è risvegliata la simpatia, per esempio, del movimento dei pensionati, che ha scritto una nota di incoraggiamento e appoggio. Ugualmente hanno fatto dal comitato di Mercedes Benz, partecipando alle manifestazioni e proferendo parole di solidarietà durante il presidio in piazza 3 marzo nella giornata del 7 di giugno. Inoltre, in questo conflitto abbiamo visto come i lavoratori hanno fatto un passo in avanti, un salto qualitativo che marchierà le coscienze di tutti coloro che sono stati ai picchetti, ai presidi, alle manifestazioni, alle biciclettate e agli scioperi. Però, soprattutto, gli operai di Vitoria-Gasteiz hanno dimostrato a se stessi di essere pronti a dare battaglia e a proseguire questo processo di lotta che, sebbene sembra che termini con la firma dell’accordo, in realtà è appena cominciato.