La mobilitazione dei lavoratori e delle lavoratrici rovina i piani di Microsoft
Nell’aprile del 2023 era apparsa sui giornali la notizia che Microsoft aveva intenzione di iniziare la procedura di licenziamento anche in Italia con un taglio di 43 dipendenti su in totale di circa 1000 persone. L’annuncio aveva fatto scalpore perché era la prima volta che il colosso di Redmond ricorreva ad un procedimento del genere. Dopo oltre due mesi di trattative, giovedì 15 giugno 2023, è stato raggiunto l’accordo anche a seguito del coinvolgimento del Ministero del Lavoro. Una delle principali disposizioni è stata la riduzione degli esuberi, che passano da 43 a 32.
È importante però comprendere la situazione finanziaria nella quale è stata avviata questa procedura. Nel comunicato di fine Marzo che annunciava il passaggio del testimone tra Silvia Candiani e Vincenzo Esposito alla guida di Microsoft Italia si legge che la prima lascia la carica di Country manager per diventare Vice President nel settore delle comunicazioni.
Silvia Candiani lasciava un’azienda leader nel mondo del Cloud che vede la quasi totalità delle aziende (93%) quotate sul FTSE MIB tra i propri clienti Azure. A livello internazionale invece il colosso di Microsoft, forte dei tanti annunci legati al mondo dell’Intelligenza Artificiale, vede da tempo volare le proprie azioni in borsa. Come si spiega allora la nota diffusa direttamente dal CEO, Satya Nadella, a tutti i dipendenti in cui si annunciava il licenziamento di 10.000 persone (circa il 5% della forza lavoro a livello globale)?
(nell’immagine l’andamento delle azioni in borsa di Microsoft con evidenziata la data in cui è stata diffusa la notizia dei licenziamenti a livello mondiale)
Grazie a questo taglio, a livello globale, l’azienda otterrà circa 1 miliardo di dollari di risparmio.
Dopo aver ricevuto la notifica di apertura del procedimento di licenziamento collettivo, la CGIL, unico sindacato rappresentato si era presentato al tavolo delle trattative con una posizione chiara: non siamo qui per trattare sulla buonuscita, siamo qui per salvare i posti di lavoro. L’azienda in prima battuta ha subito risposto no a tutte le proposte in campo: utilizzare ammortizzatori sociali e uscita su base volontaria. L’unica possibile alternativa paventata dal colosso di Redmond è stata la possibilità di facilitare la riassunzione da parte dei partner (aziende che lavorano nell’ecosistema di Microsoft come fornitori di forza lavoro) delle persone coinvolte dai tagli, alternativa che stranamente è arrivata qualche ora prima di un’assemblea sindacale. Le assemblee sindacali molto partecipate (alla prima assemblea sindacale hanno partecipato circa 800 dei circa 1000 dipendenti della sede italiana di Microsoft) e il clima molto combattivo dei lavoratori hanno fatto sì che l’azienda in prima istanza riducesse il numero di esuberi da 43 a 32 e poi gradualmente accettasse anche altre richieste relative all’incentivo all’esodo (tra le 15 e le 27 mensilità con 8 mila euro di bonus per quei lavoratori che non hanno nel contatto un variabile facilmente contabilizzabile). Non si tratta dunque di una vittoria ma sicuramente il segnale che è stato mandato dai lavoratori di Microsoft è forte. Alle 32 persone licenziate, e a tutti i lavoratori e le lavoratrici licenziati da Microsoft nel mondo, va tutto il sostegno e la solidarietà di chi scrive.
Questo scossone ha comunque ottenuto una forte spinta alla sindacalizzazione dei lavoratori restanti. Assemblee affollatissime in un’azienda nella quale assemblee sindacali praticamente non se ne erano mai fatte; soprattutto la partecipazione è stata elevatissima anche da parte dei lavoratori non impattati da questi tagli. La lezione che questo processo ha dimostrato ai lavoratori è che la classe dominante, qui rappresentata dalla finanza, che controlla le aziende multinazionali non si accontenta mai dei propri ricavi ed è pronta a sacrificare senza colpo ferire quelli che nelle parole della culture aziendale vengono descritti come il vero capitale della multinazionale. Questa prima piccola lotta in Microsoft dimostra però che è possibile resistere. Nel futuro il nostro compito sarà unificare i lavoratori del settore tech. Fino a poco fa sembrava un’impresa impossibile, ma i tagli che hanno colpito in questi mesi preannunciano un periodo ancora più difficile per l’aggravarsi della situazione finanziaria mondiale. Solo uniti si vince.