Trasporto pubblico locale in Emilia Romagna, è ora di cambiare.

Trasporto pubblico locale in Emilia Romagna, è ora di cambiare.

In questi ultimi anni il trasporto pubblico locale regionale sta attraversando una fase delicata. Molti utenti lamentano un abbassamento della qualità del servizio e i lavoratori sono in stato di agitazione. Abbiamo intervistato un autista in forza ad una realtà regionale.

Qual è la situazione dei lavoratori del tpl regionale dopo la pandemia?
Le principali difficoltà dei lavoratori del tpl, oltre ai salari insufficienti divorati dall’inflazione, riguardano lo stress lavoro-correlato. Con la pandemia i problemi legati alla salute e sicurezza sono esplosi, a partire dai dispositivi di protezione insufficienti per numero, tipologia e qualità come in tutti i settori essenziali che non hanno potuto chiudere. Con la fine dello stato di emergenza ed il ripristino delle corse regolari che precedentemente erano state ridotte, è ritornata in primo piano la questione dei carichi di lavoro. Le aziende pur mantenendo una quota di proprietà pubblica hanno subito processi di privatizzazione diretta parzialmente attraverso l’affidamento di parti del servizio e attraverso la trasformazione in spa con quote pubbliche delle aziende comunali senza mai perseguire il ventilato progetto di realizzare un’ azienda unica regionale, già da anni hanno inseguito la crescita della produttività non aumentando la velocità commerciale, ma aumentando i ritmi , non adeguando le percorrenze all’andamento reale forzando lo straordinario, avvalendosi inoltre di straordinario volontario in misura sempre maggiore favorito dai salari più bassi proposti ai nuovi assunti ( altro modo di fare utile ). Adesso la situazione sta sfuggendo di mano. I casi nei quali gli autisti sono sottoposti a turni ravvicinati, senza rispettare significative pause di riposo, sono sempre più frequenti. Spesso alla fine del turno mancano i cambi per problemi organizzativi e carenza di personale; questo comporta un ulteriore stress e spreco di tempo per gli operatori.

Come stanno cercando le aziende di ovviare alle difficoltà?
Hanno provveduto ad effettuare numerose assunzioni negli ultimi tempi, di personale relativamente giovane. Molti neoassunti vengono da fuori città, spesso anche da altre regioni. A causa delle retribuzioni insufficienti e degli affitti esorbitanti che impediscono loro di trovare una sistemazione stabile molti di questi lavoratori, assunti oltretutto con contratti di apprendistato e quindi con retribuzioni più basse rispetto ai lavoratori anziani, non terminano nemmeno la formazione iniziale e rinunciano al posto, ritornando al loro luogo di origine, oppure trovano posizioni più convenienti nelle società di trasporto private, talvolta anche all’estero. Il risultato è che le aziende finiscono per avere comunque carenze croniche di personale nonostante le assunzioni che tentano di fare. Questo significa che i lavoratori devono affrontare limitazioni all’accesso alle ferie e ai congedi, oltre a dover raccogliere le lamentele dell’utenza per il peggioramento della qualità del servizio.

In un’ottica di servizio pubblico, cosa si dovrebbe fare per potenziare il trasporto locale?
Quali politiche generali potrebbero aiutare?

L’errore di fondo è che un’azienda come Tper ad esempio, la più importante realtà regionale, società per azioni a maggioranza pubblica, che gestisce un servizio pubblico, è spinta a seguire in tutto e per tutto la logica del profitto tipica delle aziende private. Ciò potrebbe far emergere lo sfruttamento diretto dei lavoratori, ma anche per la politica aziendale di esternalizzazione ad altre società private di numerosi servizi ausiliari ed anche della gestione di diverse linee di autobus, con la conseguenza di avere lavoratori che svolgono la stessa mansione ma con condizioni contrattuali più sfavorevoli rispetto ad altri. Innegabili sarebbero a questo punto le ricadute sugli utenti del servizio, dal momento che la gestione privata porta inevitabilmente ad una riduzione delle corse e delle linee ritenute meno convenienti dal punto di vista economico. La gestione del servizio dovrebbe essere invece totalmente di proprietà pubblica, l’obiettivo non dovrebbe essere quello di fare profitti, ed essere sottoposta al controllo di comitati di lavoratori e utenti.

Il limite di 30 km orari recentemente introdotto a Bologna ha ripercussioni sul servizio e sulle
condizioni dei lavoratori (per esempio riguardo allo stress)?
Se diminuisce la velocità dei mezzi e gli orari non vengono adeguati, chi si aspetta un servizio ad un certo orario, che non viene rispettato, poi ne chiede conto agli autisti… Se completano le tratte in un tempo maggiore del previsto i lavoratori sono costretti a fare straordinario e questo alla lunga non è accettabile nemmeno per loro: dovrebbero avere un orario certo che solo eccezionalmente può allungarsi. Se prevedibilmente non sarà così, percorrenze e turni dovrebbero essere rivisti.

Dopo lo sciopero del 10 novembre 2023 proclamato dalle categorie dei trasporti di cgil-cisl-uil,
Faisa Cisal e Ugl permane lo stato di agitazione: qual è il clima tra i lavoratori?
Il clima tra i lavoratori è sicuramente di malcontento diffuso, che fatica però a strutturarsi in una mobilitazione spontanea. Oltre alla tipologia di lavoro, che per gli autisti è prevalentemente solitaria, pesa anche il ruolo di freno del sindacato, che appare assente e distante dai lavoratori. In particolare si fatica a convocare le assemblee, e la risposta ai problemi è lasciata spesso all’iniziativa dei singoli. Certamente proclamare lo stato di agitazione in Tper come in altre realtà regionali è un fatto positivo, ma queste iniziative dovrebbero essere legate anche a rivendicazioni più generali a livello sindacale riguardanti le condizioni di lavoro, il tema salariale ed anche i problemi delle nostre città, come quello abitativo (attuazione di un piano per l’edilizia popolare, requisizione degli alloggi sfitti per contrastare la speculazione sui prezzi) e quello ambientale, per il quale il potenziamento del trasporto pubblico, invece dell’allargamento di tangenziale e autostrada (caso Bologna ) andrebbe nella direzione giusta. Il rinnovo del CCNL del trasporto pubblico locale ( scaduto a fine 2023 ) e quello del contratto integrativo Tper, costituiscono l’occasione per un coraggioso rilancio dell’attività sindacale in regione per l’ulteriore affermazione dei diritti e per il miglioramento delle condizioni dei suoi lavoratori.

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