STELLANTIS – Abbassare i profitti stellari, alzare i salari e i diritti!
Nelle ultime settimane abbiamo assistito ad una serie di dichiarazioni dell’amministratore delegato che hanno destabilizzato la già scarsa serenità dei lavoratori Stellantis (amministratore che nel 2023 ha incassato oltre 23 milioni di euro).
Sembra evidente che il cambio epocale del passaggio da motori endotermici a quelli elettrici inseriti in un contesto in cui, la nuova proprietà sta delineando il suo assetto futuro, rischiano di essere un cocktail letale per il futuro produttivo in Italia dell’automotive.
Mentre gli affari per gli azionisti vanno a gonfie vele (nel 2023 i ricavi netti per189,5 miliardi di euro in crescita del 6% rispetto al 2022, raggiungendo i 18.6 miliardi di utili) le cose, da quanto dichiarano, vanno meno bene negli stabilimenti italiani. Fatto salvo qualche stabilimento, il resto ha visto un largo utilizzo di ammortizzatori sociali, una condizione che pesa duramente anche nell’indotto e i suoi 160mila lavoratori.
Oltre al peso della Cassa integrazione c’è l’effetto devastante dell’inflazione che divora i salari, in questi ultimi 2 anni è aumentata del 17% e ha colpito pesantemente le retribuzioni.
Bisogna rispondere con rivendicazioni che da un lato garantiscano la copertura del 100% del salario e relativi ratei quando c’è la Cassa, dall’altro bisogna aumentare i salari recuperando quanto perso in questi anni andando a prendere i soldi lì dove ci sono, gli utili.
La condizione dei salari di buona parte degli operai e di impiegati del gruppo Stellantis dimostra quanto è importante oggi rivendicare una nuova scala mobile!
Tutto ciò avviene in contemporanea con l’utilizzo di incentivi all’esodo che hanno, ad oggi, visto 11.000 lavoratori uscire dal ciclo produttivo. Ovviamente mentre quasi un quarto delle maestranze esce da Stellantis, continua “l’efficientamento” e il peggioramento delle condizioni nei reparti. È evidente che l’intenzione è continuare sulla strada del taglio di posti di lavoro.
L’unica politica industriale che il governo, come i precedenti, è capace dimettere in campo è quella di mettersi in competizione con gli altri Stati nel regalare incentivi e finanziamenti a fondo perduto senza entrare nel merito di cosa e come si produce per la salvaguardia dei posti di lavoro.
Si passa da settimane dove la produzione è intensiva, al limite delle forze dei lavoratori, sempre sotto organico, con uno smodato utilizzo di precari super-ricattati, a lunge settimane di cassa integrazione dove i lavoratori vengono ulteriormente penalizzati e i precari lasciati a casa.
Per questo abbiamo visto mobilitarsi Pomigliano, Melfi e poi Mirafiori e la Maserati di Modena, contro sfruttamento, cassa integrazione, sfruttamento, cassa integrazione in un circolo infinito da cui ci guadagna solo il consiglio d’amministrazione e gli azionisti.
Dobbiamo pretendere che l’organizzazione del lavoro, la saturazione degli stabilimenti, sia distribuita in modo da garantire carichi di lavoro adeguati, solo dopo si può parlare di cassa integrazione.
Dobbiamo rivendicare la riduzione d’orario e salari dignitosi, oltre che pretendere l’assunzione dei lavoratori precari. Solo così si mette fine anche a questo sfruttamento attraverso le trasferte dei lavoratori da uno stabilimento all’altro.
Ma questo non lo può certamente fare Tavarez che per ruolo mira solo al profitto, e neanche un governo che un giorno parla di nazionalizzazione e l’altro di entrare nel consiglio di amministrazione e poi sa solo regalare incentivi presi dalle tasche dei lavoratori.
Se il governo non sa costringere Stellantis ad investire adeguatamente allora non c’è che un’unica soluzione, la nazionalizzazione. Ma non le nazionalizzazioni fatte dai governi italiani di questi anni, dove si nazionalizzano i debiti che poi vengono scaricati sulla collettività (la lista è lunga e l’ultima in ordine cronologico l’ex Ilva). Nazionalizzazione sotto il controllo dei lavoratori, cioè un’azienda dove gli investimenti per il rilancio sono pubblici ma a decidere cosa, dove e come si produce sono quelli che questa ricchezza la creano, operai, tecnici e impiegati.
Sicuramente è un bene che ora i sindacati promuovono mobilitazioni unitarie, ma se c’è una vera unità ritrovata, perché non si convocano elezioni Rsu in tutto il gruppo?
Bene invece hanno fatto a mobilitarsi i lavoratori di Mirafiori a Torino della Maserati di Modena e a Pomigliano e Melfi prima. Bisogna continuare nella mobilitazione allargandola a tutti gli stabilimenti perché è una lotta che riguarda tutti. Solo il protagonismo dei lavoratori può invertire la rotta e un esempio arriva proprio dai nostri colleghi negli Usa.
Pochi mesi fa Stellantis negli Usa è stata costretta a cedere importanti conquiste quali il 25% di aumento delle retribuzioni in 4 anni di cui l’11% retroattivo anche sul periodo della vertenza, 5.000 dollari di una tantum e un meccanismo di indicizzazione, grazie a una lotta determinata di sei settimane con scioperi articolati, sostenuti dalla cassa di resistenza del sindacato.
Come area di alternativa in Cgil “Giornate di Marzo” ci batteremo affinché la Fiom organizzi tutti i lavoratori di Stellantis e di tutto il suo indotto, sviluppando una piattaforma avanzata, ponendola in discussione tra tutti i lavoratori di tutti gli stabilimenti con una campagna di assemblee e punti ad una mobilitazione nazionale, articolata e generale, che metta al centro i nostri interessi.