Lo sciopero dei lavoratori paralizza i porti. Intervista a un portuale di Genova
Il 4 e il 5 luglio, nei principali porti italiani non si è mossa una gru né un container. Per 48 ore, lo sciopero dei lavoratori portuali, per il rinnovo del contratto nazionale, ha paralizzato i porti di Genova, Trieste, Livorno, Savona, La Spezia, etc., mostrando la forza inarrestabile dei lavoratori uniti in lotta. Nel porto di Trieste, i lavoratori hanno cominciato lo sciopero già il 2 luglio, proseguendolo per quattro giorni.
L’adesione è stata molto alta, in alcuni porti pressocché totale, e il clima combattivo: i lavoratori sono determinati a strappare aumenti consistenti, dopo anni di inflazione che hanno eroso i salari e di un peggioramento costante delle condizioni di lavoro. I profitti ci sono e stanno crescendo e i lavoratori sanno che è lì che bisogna colpire se si vogliono aumentare i salari.
Le compagnie del trasporto marittimo stanno facendo profitti strepitosi nel contesto del conflitto nel Mar Rosso, che ha spinto alle stelle i prezzi dei trasporti via mare (+400% per container negli ultimi 12 mesi), dopo che queste stesse aziende avevano già lucrato ampiamente sull’inflazione post-covid nel 2022. Ma ai veri artefici di queste fortune da favola, ai lavoratori dei porti, sono stati proposti aumenti irrisori e offensivi, che hanno scatenato la rabbia dei lavoratori e la determinazione a condurre una lotta dura.
Siamo andati a parlare con i lavoratori al presidio al Varco Etiopia del porto di Genova, completamente paralizzato dallo sciopero. Il 5 luglio, un’assemblea generale dei lavoratori del porto, piena di energia, ha espresso in maniera cristallina la volontà dei lavoratori di andare avanti finché non si ottiene quello che si è chiesto. “72 ore [di sciopero] sono le prossime se non ci portano una proposta accettabile”, ha detto un lavoratore in assemblea. L’assemblea si è chiusa in maniera unanime sulla decisione di fare pressione alle segreterie nazionali dei sindacati per continuare ad oltranza nelle prossime settimane, se la controparte padronale non risponderà alle richieste dei lavoratori.
Il 4 luglio, al presidio abbiamo intervistato Rosario Carvelli, Rsa Filt-Cgil della Spinelli srl, che ci ha spiegato il punto di vista dei lavoratori del porto e come intendono continuare la lotta.
I sindacati hanno convocato uno sciopero di 48 ore in tutti i porti d’Italia…
R: Veniamo già da uno sciopero di 24 ore che non ha portato a nessun risultato. Ci sono stati degli incontri, però poi noi abbiamo detto chiaramente che questi incontri che facevano con un rialzamento di 20€ per volta erano diventati una presa in giro per i lavoratori. Io ho detto alle segreterie nazionali: “prendono in giro voi e di conseguenza ci sentiamo presi in giro pure noi, quindi bisogna andare a uno scontro forte”. Noi volevamo fare uno sciopero a oltranza però sappiamo tutte le difficoltà del caso, andando a una conflittualità così forte, perché con uno sciopero a oltranza poi devi portare le controparti ad arrivare per forza alla cifra che chiedi.
Le proposte che hanno fatto sono inaccettabili, perché ci hanno proposto 100 € sulla paga base, poi volevano aggiungere un T.D.R., che è una voce che non andrebbe sulla paga base, ma sarebbe una sorta di superminimo che però non va a intaccare la pensione, gli straordinari…
Qual è la proposta della controparte?
R: La proposta della controparte era sostanziosa, ma composta da tante voci nulle, perché 25€ di welfare… se io parlo con un lavoratore e gli pronuncio la parola “welfare” rischio che mi linciano, i lavoratori questa parola non la vogliono sentire. L’ultima proposta che mi hanno girato le mie segreterie io non gliel’ho neanche fatta vedere, sennò rischio il linciaggio! Non vogliono sentire voci aggiunte, le T.D.R., tu mi devi mettere una voce sulla paga base che va a incidere sulla paga oraria e di conseguenza mi alza tutto. Noi abbiamo chiesto 280€ lordi, che con i rincari del giorno d’oggi non sono una cifra esorbitante. Con i volumi di incassi, di merci movimentate e tutto, che fanno questi signori qua quello che abbiamo chiesto è anche poco.
Qual è la vostra richiesta?
R: Abbiamo chiesto 18% sul quarto livello, che sono 280€. Ora, c’è un conflitto, perché è un conflitto. Non si muove una gru né qua né a Voltri, né al Ponte Canepa, che è Messina Group, San Giorgio, alla Calata Sanità… Io sono stato stamattina al varco di San Benigno, la Sanità è ferma, Calata Bettolo è ferma. Sono tutti fermi. Lo sciopero è riuscito perché c’è la convinzione dei lavoratori di andare a prendere questi soldi.
Avessero fatto un’offerta diversa… questi vogliono darci uno spezzatino, 25-50€ di UniSalute… 50€ te li do io a te se ti levi dai piedi. Cosa me ne faccio di 50€ di UniSalute?
Io l’ho detto all’attivo dei delegati, che ci stanno facendo l’elemosina. Che se hanno fatto i milioni, questa gente qua, sti “prenditori” – io li chiamo “prenditori”… Questa gente qua sulla nostra schiena ha fatto i milioni di euro, però ci troviamo un Bartalini che ultimamente non ne azzecca una, perché ha licenziato 2 persone e dopo 10 giorni di sciopero hanno dovuto revocare i licenziamenti. Spinelli sta subendo quello che sta subendo, ma Spinelli lo ha sempre fatto, da quando è nella logistica e nei container sta roba qua l’ha sempre fatta.
Cosa ne pensi della richiesta del sindacato?
R: Personalmente, l’ho detto anche a loro [agli altri delegati] ieri, e gliel’ho ribadito più volte, che il 18% è poco, perché se vuoi un punto di caduta al 18% devi chiedere qualcosa di più, e loro [i padroni] ci hanno provato, hanno provato un ammiccamento al 14%. Però se tu il 14% me lo proponevi senza aver fatto una giornata di sciopero, forse si riusciva a fare un lavoro sindacale. Così, dove mi porti a fare 24 ore di sciopero, una manifestazione, una richiesta di incontro con l’Autorità Portuale e tutto il resto, ora il 14% non va più bene. Ora devono darci il 18% più tutti gli arretrati. Che cosa sono questi 300€ una tantum?! Non esiste! Oramai non accettiamo. Siamo qui per 48 ore, io è dalle 4 di stamattina che sono qui. Ho chiuso il varco, sono le 2 di pomeriggio e sono ancora qua. Ora non basta più il 14%, non basta più il 16%, ora ci devono dare quello che chiediamo e rientriamo a lavorare. Io spero che capiscano che non è più il tempo di scherzare, di fare questi scherzetti, ti chiedo l’incontro, ti fermo lo sciopero… Abbiamo detto ieri all’attivo dei delegati, che ci stanno prendendo e ci stanno portando in giro. Ci siamo fatti prendere e portare in giro per 7 mesi. Ora basta. E domattina chiederemo ancora uno sciopero ad oltranza, perché se la copertura c’è per sabato – perché noi abbiamo dichiarato una settimana di agitazione- chiederemo sciopero anche per sabato. Non so se riusciremo, la volontà da parte dei lavoratori è quella di spingere, chiudere con il massimo risultato, oramai è diventata una lotta senza regole, tu costringi la gente a perdere tre giornate di lavoro, ora sconti non se ne fanno, perché ci abbiamo già rimesso tre giornate.
Secondo te, i lavoratori avrebbero appoggiato una richiesta di aumento anche superiore?
R: Sì, sicuramente. Come minimo, la richiesta giusta era il 21%, poi qualcuno dei tre confederali purtroppo si è fatto avanti col 18%. Va bene il 18%, non sono tanti, non sono pochi, però il 18% lo vogliamo.
Se la controparte non risponde…
R: Noi chiederemo, se non sabato, una mobilitazione subito, immediata, la settimana prossima. Anche perché poi abbiamo dei timbri, per noi ad agosto diventa un problema, perché la gente è in ferie, andremo a finire a settembre, quindi non ci sta più bene. Vogliamo chiuderla, vogliamo chiuderla adesso. Ci giochiamo tutto luglio. Il mese di luglio è cruciale per questa lotta.