BASTA TORTURE E STRAGI NELLE CARCERI!
Lo scorso 8 marzo Modena è stata teatro di uno degli episodi di sangue più tristi e terribili della sua storia recente. Nove detenuti sono stati uccisi durante la repressione delle proteste esplose nel carcere cittadino. Queste vittime, è fin troppo chiaro, hanno un solo responsabile: il carcere, come istituzione di un sistema sociale ed economico oppressivo, basato sullo sfruttamento e sulla diseguaglianza.
Nonostante le versioni di comodo delle istituzioni e le cronache inverosimili dei giornali, il nostro paese, che si fa tanto vanto del titolo di “Stato di diritto”, ben poco si distingue da altri che vedono quotidianamente nelle carceri abusi in divisa, quali soprusi, pestaggi e veri e propri omicidi. Ben lungi da essere un sistema di “recupero sociale”, il carcere ripropone e amplifica gli schemi di oppressione di classe. Il crimine rappresenta, né più né meno, un meccanismo di produzione di profitti, dove i “pesci piccoli” servono a mandare avanti il “sistema”, ma prima o poi ne finiscono a loro volta stritolati. E così la verità si perde nel buio dei corridoi dei penitenziari, dove le guardie sfogano la frustrazione del proprio gramo lavoro sui detenuti.
Come area sindacale programmatica della Cgil, lontani da qualsiasi eco retorico di “richiesta di verità, per il bene della giustizia”, condanniamo invece in maniera irrevocabile l’oppressione carceraria e salutiamo positivamente l’iniziativa dei 5 detenuti che hanno deciso di denunciare gli abusi subiti. Vediamo positivamente anche la volontà di quei singoli facenti parte del personale in divisa che si dimostrano disponibili a far luce sui fatti, squarciando quel muro di omertà che la disciplina poliziesca gli impone. Scettici nei confronti dei tribunali, che in ultima analisi non sono altro che l’espressione di una società gerarchica e oppressiva, riaffermiamo ancora una volta con forza che la questione della Giustizia in Italia e nel mondo è una questione innanzitutto di “Giustizia sociale” e quindi di lotta di classe.