Multiservizi, il contratto della povertà
Il 9 luglio è stato rinnovato il contratto dei multiservizi.
Da parte dei vertici sindacali è considerato un buon passo in avanti, sia per i contenuti economici, sia per quelli normativi ed anche per essere arrivati a firma dopo una lunga contrattazione.
Il contratto appena rinnovato era scaduto 8 anni fa. Il nuovo contratto scadrà nel dicembre 2024, anche se l’ultima tranche di aumento, € 10 arriverà a luglio 2025. Il totale dell’aumento salariale, a regime, sarà di 120 euro.
A prima vista può apparire un buon aumento salariale, soprattutto se confrontati con gli ultimi rinnovi.
Sul lato normativo si festeggia il fatto che per ora il riconoscimento della malattia, sin dal primo giorno non viene messo in discussione, anche se si sottolinea che è stata approntata una commissione che dovrà valutare, dati Inps alla mano, le “micro assenze”.
Il rapporto tra tempi determinati e somministrati rispetto ai tempi pieni, nel loro insieme, viene fissato ad un massimo del 35%.
Istituito un articolato contro la violenza di genere, che prevede, per le donne inserite in percorsi di protezione, un congedo retribuito di 90 giorni ed un ulteriore periodo di altri 90 giorni retribuiti al 70 %.
Il gruppo dirigente della Filcams Cgil, così come il segretario generale Cgil, Maurizio Landini, ha salutato questo rinnovo contrattuale come un bel passo in avanti.
Il refrain dell’avere obbligato le controparti a sedersi al tavolo per arrivare ad un accordo, stona come è stonato per il rinnovo del contratto della logistica.
Quello dei multiservizi è da sempre uno dei peggiori Contratti Nazionali utilizzato dalle aziende che vincono appalti di pulizie, e non solo, per abbattere i salari e sfruttare meglio i lavoratori.
I lavoratori a cui viene applicato questo contratto sono coloro che ricevono stipendi al di sotto della soglia di povertà. Questo rinnovo contrattuale non cambia la musica.
Raccogliere le briciole che sono cadute dal lauto banchetto padronale per darle ai lavoratori spacciandole per prelibatezze ci sembra una offesa.
Sottolineiamo che sono 8 anni di vacanza contrattuale e che noi lavoratori siamo passati dalla crisi del 2008, alla pandemia ed alla crisi aggravatasi dalla pandemia stessa. Questo non ci sembra un bel modo per ripagare i lavoratori.
Per i padroni è facile sedersi a tavoli così imbanditi!
Se sulla questione delle percentuali tra precari ed indeterminati c’è una piccolissima miglioria, sulla questione retribuzione malattia carenza (i primi tre giorni, quelli retribuiti dalla azienda), la commissione che dovrà valutare le micro assenze, sa tanto, come avvenuto per altri contratti, di un primo passaggio, morbido, per arrivare alla non retribuzione, in caso di malattie brevi.
Come Giornate di Marzo, area di alternativa in Cgil, bocciamo questo rinnovo di contratto. Per la parte economica abbiamo già detto, mentre sulla parte normativa non si può e non si deve cedere su niente, in quanto siamo davvero ai minimi storici dei nostri diritti.
In questo contesto non ci si può accontentare delle briciole, ma si deve pretendere molto di più.
I lavoratori dei multiservizi, come altri del resto, erano considerati degli eroi ed oggi sono tornati ai margini del Paese e del lavoro.
La Filcams e la Cgil devono farsi carico di avviare una campagna a livello nazionale sulla internalizzazione evitando così appalti e sub appalti al ribasso che sono uno dei drammi di molti lavoratori e certamente di quelli con contratto multiservizi. Quello che sta accadendo in queste settimana dopo lo sblocco dei licenziamenti, ci dice quanto i padroni hanno a cuore i loro profitti e quanto poco tengano in considerazione le maestranze ed i loro problemi.