Precariato, carovita, inflazione, aumentare i salari!

Precariato, carovita, inflazione, aumentare i salari!

La crisi e l’inflazione hanno colpito pesantemente i lavoratori e le loro famiglie, che stanno tirando le proprie conclusioni.

Secondo un recente rapporto del Censis sulla sostenibilità sociale, “La reazione alla minaccia dell’inflazione porta l’86,9% a essere favorevole a

indicizzare retribuzioni, salari e stipendi all’aumento dei prezzi, tornando alla Scala Mobile.”

D’altra parte i risparmi delle famiglie si sono ridotti dell’11,3% tra il 2021 e il 2022. Secondo una ricerca di Confesercenti, la perdita di potere d’acquisto è di 470 euro a famiglia solo negli ultimi sei mesi del 2022.

“L’84,9% dichiara di intravedere incertezza e insicurezza. Allarma il blocco della mobilità sociale, che per il 58,6% dei cittadini farà aumentare le disparità sociali.”

Gli intervistati hanno le idee chiare anche sul salario minimo; il 90,4% si dichiara favorevole a fissare una retribuzione minima per legge. Sul reddito di cittadinanza non passa la propaganda di media e governo: “il 65% degli italiani lo reputa uno strumento per aiutare persone in difficoltà”.

Sette mesi fa, a luglio 2022, nel direttivo nazionale della Cgil come Giornate di Marzo, area alternativa in Cgil, avevamo consegnato al segretario generale Maurizio Landini un appello firmato da oltre 3mila lavoratori perché il nostro sindacato lanciasse una campagna di mobilitazioni in difesa dei salari e per il ripristino della Scala mobile.

L’appello è rimasto lettera morta nei piani alti del sindacato, ma il tema salariale è sempre più attuale che mai. Soprattutto se consideriamo che contemporaneamente i padroni, delle multinazionali del settore energetico, dell’agroalimentare, della logistica, ma non solo, stanno facendo profitti che non hanno precedenti.

Una polarizzazione economico-sociale che il padronato non riesce nemmeno più a nascondere per quanto è clamorosa. Lo 0,12% degli italiani oggi possiede oltre il 60% della ricchezza nazionale.

Come se ciò non bastasse il governo di destra, dopo la legge di Bilancio approvata lo scorso dicembre, si appresta a nuovi pesanti attacchi seguendo pedissequamente i dettami della Banca centrale e dell’Unione europea. L’attacco al reddito di cittadinanza è solo una delle misure contro i lavoratori, nella lista ci sono le pensioni, un nuovo slancio ai fondi pensione, le gabbie salariali e nuove ristrutturazioni.

Il problema è di tutti i lavoratori a livello internazionale e infatti vediamo mobilitazioni senza precedenti in molti paesi. Le mobilitazioni contro l’attacco alle pensioni in Francia, il ritorno alla lotta dei lavoratori greci dopo la terribile strage ferroviaria causata dai tagli e le privatizzazioni, i grandiosi scioperi che da mesi vedono la classe lavoratrice britannica in prima fila. Può anche non piacere ma è così: la somma di bassi salari, alta inflazione e precarietà inevitabilmente provocano mobilitazioni e scioperi.

Il tempo degli alibi è finito come è finito il tempo degli scioperi generali rituali. Quello del 16 dicembre scorso è probabilmente il punto più basso toccato dal nostro sindacato: si è convocato lo sciopero e poi non si è fatto nulla per organizzarlo realmente.

Il nostro sindacato deve lanciare una campagna di rivendicazioni adeguata e un piano di mobilitazioni conseguente, i lavoratori non possono più aspettare:

– Una scala mobile dei salari che copra il 100% degli aumenti dei prezzi.

– Rinnovi contrattuali veri, con aumenti di almeno il 15% per recuperare anche quanto perso in questi 30 anni di moderazione salariale.

– Assunzioni a tempo indeterminato a partire da impiego pubblico, sanità e scuola, vere e proprie fabbriche di precariato.