Il nostro intervento tra i lavoratori della scuola a Roma
«È ora di fare qualcosa». Così ci ha detto un lavoratore della scuola sostenendo il nostro intervento all’assemblea sindacale che si è svolta qualche giorno fa a Pomezia. L’assemblea faceva parte del percorso di consultazione promosso dalla CGIL in vista della manifestazione del 7 Ottobre.
L’11 e il 18 Settembre, invece, si sono svolte rispettivamente le riunioni dell’Assemblea generale della FLC-CGIL Roma Sud-Pomezia-Castelli e un attivo delle RSU-scuola della medesima zona. All’ordine del giorno, discussione e consultazione sul contratto scuola sottoscritto a luglio e sulla mobilitazione del 7 Ottobre.
In primo luogo siamo intervenuti sul rinnovo contrattuale ribadendo che la questione centrale è quella salariale. La soluzione proposta dal sindacato ci appare largamente insufficiente. I 110 euro lordi per i lavoratori della scuola ottenuti col rinnovo di un contratto ormai scaduto (si tratta infatti del triennio 2019-2021) non sono affatto adeguati a coprire quanto è stato perso in questi ultimi anni di impennata dell’inflazione, cioè almeno il 15% del salario. Sarebbe stato quindi necessario contrattare gli aumenti a partire da una base di almeno 300 euro netti in busta paga. Allo stesso modo ci è sembrato ridicolo sbandierare l’aumento del 10% della retribuzione oraria per le attività aggiuntive, quando l’entità dei fondi del MOF (Fondo di istituto per il Miglioramento dell’Offerta Formativa) che servono a finanziare queste attività resta invariata.
Il secondo punto del nostro intervento ha sollevato la questione dei precari. È ormai di dominio pubblico che la situazione dei lavoratori della scuola, da questo punto di vista, è drammatica: circa un quarto del personale è assunto con contratto a tempo determinato. Stiamo parlando di più di 200mila lavoratori della categoria. Secondo i dirigenti della FLC è stata ottenuta una straordinaria vittoria visto che anche loro avranno tre giorni di permesso retribuito. Correttamente si è detto che a uno stesso lavoro devono corrispondere uguali diritti. Tuttavia, abbiamo sottolineato, non tutti i precari godranno di questo diritto: rimarranno esclusi quelli con contratto fino all’8 Giugno. Se da un lato Valditara e il Ministero dell’Economia si sono impegnati a spendere 80 milioni di euro per concedere questi tre giorni, dall’altra risparmiano cifre di gran lunga maggiori evitando di stabilizzare il personale nelle scuole (docenti e ATA), come stiamo constatando tragicamente in queste prime settimane dell’anno scolastico in cui, all’assenza cronica di personale si sommano le inefficienze dell’odiato algoritmo che dovrebbe assegnare i posti.
Infine, la questione del docente tutor. Abbiamo messo in evidenza che la FLC, su questo problema, ha prodotto solo un silenzio assordante e imbarazzante. Il nostro contratto, infatti, recepisce la figura del docente tutor e orientatore e la contrattualizza. Abbiamo dunque riportato quanto avvenuto in uno degli istituti di Pomezia: partendo dalla discussione di un articolo fortemente critico riportato sul sito “Giornate di Marzo – Area di alternativa in CGIL”, abbiamo organizzato un intervento deciso in collegio docenti il cui risultato è stato un’astensione quasi totale e nessuna adesione ai corsi formativi. E quello di Pomezia non è affatto un caso isolato, poiché anche in altre scuole di altre città, da Nord a Sud, ci sono state critiche, proteste e boicottaggi. Sull’esempio di questo abbiamo chiarito che se il sindacato avesse provato a lanciare una campagna di boicottaggio di massa su scala nazionale, non solo avrebbe potuto ricacciare indietro il disegno di legge ed evitare che venisse messo nel contratto, ma avrebbe potuto aprire anche un fronte di lotta allargandolo al tema dei salari, dell’aumento di fatto del carico di lavoro, della burocratizzazione delle mansioni, ecc… Chi, giustamente, si è opposto all’interno delle scuole, si chiede: «e ora?». Quando parliamo dell’immobilismo della CGIL, dell’assenza di una strategia generale, della mancanza di un programma adeguato, parliamo anche di questo. Se la FLC avesse organizzato meno seminari on-line sul docente tutor, per spiegare la riforma, e avesse invece organizzato la lotta, basandosi sul protagonismo e sulla rabbia degli insegnanti, e si fosse posta il problema di come fermare il governo e il ministro, oggi la situazione potrebbe essere ben diversa.
Invece, l’ipotesi di contratto che si sta sottoponendo ai lavoratori è assai al di sotto dei bisogni reali della nostra categoria. Per questo abbiamo rilanciato spiegando che la CGIL deve dotarsi di un programma all’altezza e di una strategia combattiva, dando inizio a una stagione di lotte di ampio respiro, con una proposta articolata di mobilitazioni che comprenda anche lo sciopero generale. La consultazione sulla mobilitazione del 7 Ottobre è soltanto un modo per rinviare l’azione sindacale ed approdare, al massimo, a uno sciopero dalle caratteristiche rituali e sostanzialmente inefficace, proprio come quelli dei due anni passati.
I funzionari sindacali hanno provato in vario modo a rispondere alle nostre critiche. Hanno riconosciuto l’esiguità dell’aumento salariale giustificandolo col fatto che i fondi stanziati erano pochi, aggiungendo inoltre che il contratto firmato è relativo al triennio ’19-’21 e all’epoca l’inflazione non era quella di adesso. È inutile dire quanto questa risposta non tenga affatto in considerazione la realtà, oltre ad essere pericolosa: da diverso tempo i lavoratori stanno soffrendo l’inflazione, gli stipendi sono fermi da anni e sono tra i più bassi d’Europa (e non è una novità dell’ultimo periodo). Proprio per questo, a nostro avviso, la CGIL deve rivendicare con forza il ripristino della scala mobile! In secondo luogo, se la scusa è «non ci sono i fondi», ci domandiamo quale ruolo debba avere il sindacato: raccogliere le briciole che lor signori elargiscono a loro buon cuore o programmare un piano di lotta per conquistare contratti dignitosi?
Ci è stato promesso che sul prossimo contratto si darà battaglia, se intanto si portano a casa questi pur magri risultati. Peccato che, oltre al fatto che siamo già a fine 2023 e il nostro contratto scade nuovamente l’anno prossimo (e non si vede l’ombra di una proposta seria da parte della CGIL) e oltre al fatto che in questa manovra di bilancio il governo Meloni non ha stanziato un solo euro per la scuola (come la CGIL stessa riconosce), tutte queste belle promesse sulla battaglia per il prossimo contratto ci erano state già fatte per quello precedente!
Una delle risposte più interessanti alle nostre critiche, tuttavia, riguarda l’immobilismo dei lavoratori e la loro mancanza di senso di realtà. Ci è stato spiegato infatti, con un ridicolo ribaltamento della realtà, che il sindacato non può fare nulla… «perché i lavoratori non fanno nulla per difendere i propri diritti! Non partecipano alle assemblee sindacali e soprattutto, quando chiamiamo allo sciopero, le adesioni sono bassissime». Ma la verità è che i lavoratori fanno ciò che a loro sembra più utile, non cosa gli ordina una segreteria o un gruppo dirigente! «Non solo», ci dice qualche solerte funzionario sindacale, «se qualche lavoratore pensa di poter ottenere più di quanto il sindacato non abbia già ottenuto, vive su un altro pianeta». Ora, non sappiano su quale pianeta vivano i dirigenti della CGIL, ma i lavoratori che vivono qui, su questo pianeta, sono colpiti giornalmente dall’inflazione, dal rincaro dei prezzi dei generi alimentari, dell’energia, dei carburanti, dei mutui, degli affitti e del materiale scolastico dei propri figli; scelgono, per necessità, di evitare certe cure mediche o di tagliare su frutta e verdura, come ci rivela la Coldiretti; molti di loro sono vicini alla soglia di povertà, come descrivono le statistiche. A fronte di tutto questo non ci sembra affatto fiabesco rivendicare aumenti salariali degni o lottare per l’assunzione di tutti i precari. Chi in CGIL pensa di essere più realista del re, al contrario, non può che giustificare il proprio immobilismo, scaricandone la responsabilità sui lavoratori. Come chi ci ha risposto: «Altro che scala mobile e aumenti di 300 euro! È già un successo non aver fatto passi indietro su salari e orario di lavoro!», dipingendo volutamente un clima cupo e pessimista. Un altro dirigente ci ha risposto che, poiché non c’è il conflitto di classe in Italia, sarebbe utopistico alzare l’asticella delle rivendicazioni. Ma, come è evidente, è esattamente il contrario e queste critiche ci vengono mosse da chi dovrebbe organizzarlo e promuoverlo il conflitto! La verità, invece, è che i lavoratori sono disposti alla lotta, sono i dirigenti sindacali che non lo sono. Come ci ha detto un lavoratore: «Io sarei anche disposto a fare più giorni di sciopero e perdere parte del mio stipendio, ma il sindacato mi deve dare obiettivi chiari e precisi». Ma con questo tipo di dirigenti e questa mentalità conservatrice non saremo mai in grado di conquistare alcunché né di mobilitare i lavoratori.
Abbiamo poi partecipato all’assemblea sindacale dei lavoratori delle scuole superiori di Pomezia, che si è svolta una settimana dopo e che coinvolgeva quattro istituti. Anche in questo intervento abbiamo ribadito gli elementi fondamentali della nostra critica al contratto e alla consultazione promossa dal sindacato. Ci siamo dunque dichiarati contrari sia all’ipotesi del contratto che alla consultazione e abbiamo presentato un ordine del giorno, che stiamo facendo votare in molte categorie su tutto il territorio nazionale, spiegando che questa consultazione è inutile, perché ritarda i tempi dell’azione, che è del tutto inefficace e che servono invece un nuovo autunno caldo, una stagione di mobilitazioni e una proposta articolata di lotta, con obiettivi precisi e all’altezza dei nostri bisogni reali. Al termine delle votazioni l’ordine del giorno è stato sostenuto dal 50% dei lavoratori riuniti in assemblea!
È stato un risultato politico importante, mostra come la presentazione di una valida alternativa ai lavoratori sia una leva per superare l’immobilismo del gruppo dirigente. È tangibile una disponibilità ad abbracciare ipotesi di lotta, ma soprattutto esiste un sano istinto a voler reagire a certe posizioni sprezzanti e paternalistiche. Il nostro approccio, teso a valorizzare il protagonismo dei lavoratori, alla fine paga e l’audacia delle nostre proposte trova apprezzamento nella base sindacale.