Suviana – Di lavoro e appalti si muore: la misura è colma, blocchiamo tutto!
L’esplosione avvenuta nel pomeriggio di ieri 9 aprile nei sotterranei della centrale idroelettrica di Bargi, presso il bacino artificiale di Suviana nell’appenino bolognese, è stata l’ennesima strage sul lavoro, a poca distanza di tempo da quella del cantiere Esselunga di Firenze. Tre lavoratori sono morti, cinque feriti ed altri quattro ancora dispersi a causa dello scoppio all’accensione di una turbina che doveva essere collaudata dopo una fase di manutenzione straordinaria.
I soccorritori stanno ancora scavando a decine di metri di profondità nei locali allagati dalla falla aperta dall’esplosione, nella purtroppo vana speranza che qualcuno dei dispersi sia riuscito a trovare riparo e a sopravvivere, in una situazione definita “infernale” dagli stessi vigili del fuoco.
Ancora una volta, come nel caso di Firenze e nella strage ferroviaria di Brandizzo nel Torinese, avvenuta la scorsa estate, la maggior parte dei 12 lavoratori che stavano operando nei locali della centrale, gestita da Enel, erano dipendenti di aziende in appalto (addirittura 10!). Una giungla di subappalti che ha portato per molte ore a non sapere nemmeno quanti fossero i lavoratori coinvolti…
Ancora una volta a leggere l’età dei deceduti, emergono le conseguenze delle controriforme di questi anni: uno di loro aveva 73 anni!
Al momento non è chiara quale fosse la “catena di comando” ed in che modo la società appaltante stesse supervisionando le operazioni. Quello che è chiaro è che di nuovo, come sempre, i lavoratori si sono trovati improvvisamente a dover lottare per salvarsi la vita e fuggire dal pericolo, a volte senza successo, in circostanze che non erano minimamente sotto il loro controllo.
Il segretario nazionale della CGIL Landini in una dichiarazione alla radio stamattina ha detto che bisogna cambiare il modello di fare impresa. Ma cosa significa concretamente “cambiare modello di fare impresa”? Le imprese esistono per fare profitti, per noi cambiare modello può avere un solo significato, mettere in discussione il profitto, che è sempre a scapito di sicurezza e tutela dei lavoratori. Se è così allora basta ambiguità, basta frasi di circostanza.
L’unico modello possibile per mettere fine al disastro della sicurezza al quale stiamo assistendo è l’internalizzazione delle lavorazioni in appalto. Internalizzazione significa assunzione diretta dell’azienda dei lavoratori, significa ridurre i ricatti sui lavoratori. Se non si inizia da qui si fa solo demagogia.
Ma dire basta agli appalti non è sufficiente, è solo un primo passo, per fermare gli omicidi sul lavoro bisogna pretendere che i lavoratori possano controllare la produzione e le attività ad essa collegate in tutte le condizioni nelle quali il rischio per la loro salute e sicurezza è rilevante. Nessuno più di loro stessi conosce i rischi ai quali l’attività che svolgono li espone!
Cgil e Uil hanno proclamato da alcune settimane per domani giovedì 11 aprile uno sciopero sulla sicurezza, una tragica casualità fa sì che lo sciopero cada a ridosso di questa tragedia.
Cgil e Uil dell’Emilia Romagna lo hanno esteso a 8 ore. Perché non viene esteso in tutto il paese a 8 ore? Perché il vertice sindacale deve sempre muoversi in ritardo rispetto al precipitare della situazione? Certo, aver convocato uno sciopero di 4 ore sulla sicurezza è sicuramente meglio dell’immobilismo della Cisl, che non aveva aderito, e ora in tutta fretta ne convoca uno su questa strage in modo ipocrita. Lo sciopero di domani può essere un segnale importante se i lavoratori lo percepiranno come l’inizio di un percorso deciso per fermare realmente questo massacro.
L’unico modo che abbiamo per cambiare realmente le cose è che i lavoratori prendano l’iniziativa, obbligando i dirigenti sindacali e i delegati a convocare assemblee dove si discuta realmente le misure necessarie per una grande campagna di mobilitazione per la sicurezza a spese dei profitti delle aziende.