Resoconto commissione sindacale commercio del 23/04/20
L’emergenza covid-19 ha trasformato i lavoratori del commercio alimentare in lavoratori essenziali, questo nuovo status li ha messi in condizione di pericolo biologico e sotto forte stress psico fisico quotidiano, al quale si aggiunge la situazione degli ultimi anni in cui la contrattazione nazionale è stata un susseguirsi di perdite di diritti e salario accompagnata da richieste di flessibilità sempre crescenti.
La situazione oggi.
Dal 9 marzo ad oggi nel commercio alimentare abbiamo assistito un po’ ovunque allo stesso percorso, inizialmente le aziende, sottovalutando il rischio biologico nei pdv non si erano adeguate all’emergenza, in alcuni negozi addirittura richiamando i lavoratori che pretedendevano distanze di sicurezza o uso di mascherine e guanti. Successivamente sotto pressione di lavoratori, rls, ordinanze regionali e/o decreti ministeriali, si sono dovuti sulla carta adeguare con ingressi contingentati e utilizzo di DPI per i propri dipendenti. Diciamo sulla carta perchè ad oggi è una giugla, si passa da chi fornisce tutto il necessario a lavoratori e clienti, come in Esselunga (dove c’è la misurazione della temperatura per dipendenti e clienti ottenuta con fatica), a chi dà il minino indispensabile, e a volte neanche quello.
Nel periodo del lockdown vediamo anche a una differente gestione delle aperture, che dipende principalmente da ordinanze regionali, ma anche da scelte delle singole aziende, passando da chi riduce l’orario come Coop a chi lo allunga h24 come Carrefour.
Il blocco degli spostamenti degli individui da un comune all’altro ha accentuato la già profonda crisi degli ipermercati, mentre nei supermercati le cose vanno meglio dato che oggi la spesa si concentra dietro casa.
Dal punto di vista degli incassi in alcune realtà non c’è una grande esplosione di vendite, gli scontrini sono meno ma con media di spesa molto alta, cioè si fanno meno spese ma più consistenti, alcuni reparti vanno molto bene, mentre altri sono nettamente in perdita e molta merce è di difficile reperimento a causa delle restrizioni e dei divieti. Per contro la spesa on line invece è a oltre il 170% rispetto all’anno precedente.
Tutto questo genera disugualglianze anche all’interno di questo settore essenziale, dove abbiamo persone che lavorano molto, con straordinari e una sempre più difficile conciliazione tempi vita/lavoro, e chi è “gentilmente”invitato a prendersi le ferie, oppure è in cassa integrazione dall’oggi al domani.
In alcune realtà sono stati fatti accordi volanti sull’inserimento del lavoro notturno per allestire i reparti a negozio vuoto, bypassando in toto la contrattazione di un tema così delicato.
Il Sindacato
La Filcams è più o meno scomparsa dai primi di marzo. A livello nazionale hanno mandato un paio di lettere alle varie associazioni datoriali per chiedere sicurezza e risposte dove il lavoro si è fermato, si stanno probabilmente concentrando sulla miriade di richieste di cassa integrazione del settore, che non comprende solo il commercio alimentare.
Si comprende la mole di lavoro “straordinaria” ma non si comprende come si possa di fatto lasciare soli delegati e lavoratori in trincea a cercare di far rispettare gli accordi nazionali sulla sicurezza.
Post-emergenza.
Nel post emergenza nel comparto del commercio assisteremo a molte contraddizioni, la profonda crisi economica porterà il tema della spesa a essere un problema per molte famiglie, probabilmente assisteremo sempre più frequentemente a veri e propri assalti, dovuti alla mancanza di reddito e alla difficoltà di approvvigionamento di alcune merci. Il tema della sicurezza, non solo rispetto al rischio biologico, metterà ulteriormente sotto pressione i lavoratori, che saranno nello stesso tempo sfruttati ancor più di oggi dai padroni.
Nel prossimo futuro saranno i lavoratori a segnalare problemi e rivendicare condizioni migliori. Le avanguardie cambiano e i lavoratori sono gli unici che possono realmente stabilire come lavorare in sicurezza e organizzarsi al meglio in questa situazione di emergenza.
Per questo la piattaforma che intendiamo proporre si rivolge soprattutto a loro e verte su questi punti:
1) Nessun licenziamento: bloccare tutti i licenziamenti, non solo per il periodo di lockdown, anche successivamente nessun posto di lavoro deve andare perso.
2) No precarietà: con gli ingressi contingentati probabilmente non esisterà più il concetto di stagionalità cioè periodi in cui ci sarà più concentrazione di vendite (Natale, pasqua, ecc..), per cui le assunzioni devono essere di tipo strutturato, quindi a tempo indeterminato
3) Orario lavoro: ridurre orario di lavoro a parità di salario per far lavorare tutti, abolizione dei turni spezzati, con piano di assunzioni immediato nei punti vendita per garantire una maggiore turnazione. Gestione programmata degli orari propedeutica ad evitare assembramenti di lavoratori negli spogliatoi e nei luoghi comuni.
4) Orario di apertura: ridurre l’orario giornaliero di apertura, eliminando le aperture serali e chiudere la domenica e tutti festivi.
5) Spesa on line e consegna a domicilio: per diminuire le file davanti ai supermercati occorre potenziare l’utilizzo della spesa on line, garantendo diritti e salario adeguato a chi effettua le consegne, e potenziare la possibilità di preparare le spesa in negozio dagli addetti di quei reparti
che in questo momento non stanno lavorando, con consegna a domicilio o ritiro in negozio direttamente dai clienti.
6) Tamponi e misurazione temperatura: devono essere effettuati a tutti i dipendenti del supermercato, alle guardie che gestiscono le file, ai lavoratori che allestiscono in appalto e agli addetti alle pulizie, la misurazione della temperatura va estesa ai clienti in entrata. Tutte queste misure devono essere gestite da personale sanitario qualificato esterno all’azienda.
78) Nazionalizzazione GDO e Piattaforme on line: ora che sono diventati servizi essenziali occorre più che mai che questi settori non siano più in mano a privati, mossa dalla logica del profitto, ma resi pubblici sotto il controllo di comitati di lavoratori, i quali vigilerebbero, oltre
che sulla sicurezza, sull’organizzazione del lavoro anche sul controllo dei prezzi/scorte alimentari, per evitare speculazioni e mal distribuzione delle derrate alimentari.