Intervento all’assemblea generale nazionale della Filt-CGIL del 16 giugno
Pubblichiamo l’intervento di Antonio Forlano (delegato Rsu di Ups Milano e dirigente di Giornate di marzo area alternativa in Cgil) all’assemblea generale della Filt-CGIL del 16 giugno.
La redazione
Cari compagni, voglio iniziare questo intervento dal bilancio sulla campagna che abbiamo fatto come delegati e lavoratori per bocciare la parte economica sottoscritta il 18 maggio. Non importa se ufficialmente la consultazione dice che il 93% dei lavoratori ha votato Sì. Per me non è una questione di numeri ma di sostanza, se vi piace credere che questo dato rifletta lo stato d’animo dei lavoratori siete liberi di farlo, ma la realtà è un’altra. Eravamo essenziali nel momento più drammatico della pandemia, il paese non avrebbe più funzionato senza di noi (ospedali e alimentari compresi per limitarci al terziario) e una volta finita l’emergenza siamo di nuovo considerati meno degli ultimi. Valiamo meno di 90 euro in 4 anni. Se credete che questo non peserà nei ragionamenti dei lavoratori commettete uno sbaglio, perché sono queste le cose che allontanano i lavoratori dal sindacato e anche perché col salario che si prende oggi si vive male e se presenti questo aumento come una vittoria aggiungi il danno alla beffa.
È giusto sapere che avete firmato un aumento misero proprio alla vigilia di una nuova impennata dell’inflazione, a chi credete che padroni e governi faranno pagare i debiti che lo Stato sta facendo per uscire dall’emergenza?
Qualcuno nelle assemblee ha sostenuto che il risultato più importante è che abbiamo costretto le associazioni padronali a firmare, 26 su 27, e che presto anche la ventisettesima si adeguerà. Che quindi abbiamo costretto i padroni a omologarsi al risultato.
Scusate ma a me sembra una magra consolazione, è proprio questo continuo abbassare l’asticella delle nostre richieste che ci ha portato dove siamo, ovvero uno dei paesi con la manodopera più a buon mercato e dove vediamo il fenomeno dei lavoratori poveri, sono gli aumenti così insulsi che ricompattano i padroni.
Qualcuno ha ricordato che lo sciopero del 29 non era stato un successo, tranne che in alcune realtà, e che quindi non c’era la forza per fare di più.
Compagni questo argomento è il più disarmante perché se lo sciopero non da i risultati di cui abbiamo bisogno la soluzione non è correre a firmare ma chiedersi cosa possiamo fare per rendere lo sciopero successivo più efficace. Quale era la nostra piattaforma? Cosa abbiamo fatto perché questa piattaforma fosse patrimonio dei lavoratori arrivando a difenderla con lo sciopero? Quante assemblee sono state fatte? A queste domande non c’è risposta perché i lavoratori non sono stati coinvolti.
Il motivo per cui abbiamo lanciato un comitato per il No, un No su fatti concreti e non certo a prescindere, è stato di offrire un punto di vista alternativo a tanti lavoratori, che si chiedono ad ogni rinnovo contrattuale perché “ci chiamano a scioperare, promettono lotta dura fino alla vittoria, poi spariscono e dopo 2 mesi per poi comunicarti che hanno firmato”.
Compagni, la Pandemia ha rafforzato il sentimento di migliaia di lavoratori che il tempo della delega volge al termine, la paura di ammalarsi, la paura di infettare i propri cari, la disparità sociale, nella logistica più evidente che mai dove i lavoratori si sono fatti il mazzo e i padroni i profitti, ha dato la sveglia!
Questo lo dico soprattutto perché chi ha partecipato a questa campagna in tutta Italia non era solo della mia area sindacale, Giornate di Marzo, ma anche compagni convintamente schierati allo scorso congresso con Landini, e anche tanti delegati di Cisl e Uil. Credo sia un dato che deva far riflettere.
Questo sostegno ci è arrivato anche perché manca tutta la parte normativa, che oggi ai lavoratori importa più dei soldi, visto che da quando è scoppiata la pandemia siamo sempre nel picco di lavoro.
Compagni, il mio è un appello a non gestire la trattativa sulla parte normativa come avete fatto con quella economica. Ci vuole una piattaforma adeguata, i padroni vogliono il modello Amazon e grazie alla firma della parte economica!
I lavoratori non ne possono più di ritmi forsennati, appalti, cooperative, orari interminabili, in magazzino e sul furgone ci si ammala, ci si infortuna.
Compagni bisogna parlare di riduzione d’orario a parità di salario, abolizione degli appalti e subappalti, livelli professionali adeguati, assunzioni regolari. Se una cosa la Pandemia ce l’ha insegnata è che i corrieri possono funzionare senza i consigli di amministrazione, sono i consigli di amministrazione che non servono a nulla senza i lavoratori sul furgone, nel magazzino e nell’ufficio.
Il gravissimo assalto al presidio del Si Cobas a Tavazzano, su cui come sindacato non possiamo che esprimere solidarietà ai lavoratori aggrediti, dimostra come è immediatamente necessario mettere fine alla giungla degli appalti.
Infine voglio spiegare che quando dico che il fenomeno della delega sta andando ad esaurirsi intendo dire che non è accettabile che i dirigenti vanno alle trattative e firmano accordi che poi altri devono subire.
La trattativa sulla parte normativa deve vedere partecipare anche delegati di trattativa decisi dai lavoratori nelle aziende. Se siamo utili al sindacato per organizzare uno sciopero, un presidio o una manifestazione, dobbiamo esserlo anche per andare a trattare.
Infine, ben venga che la Filt oggi discute di dare la priorità alle Rsu anzi che alle Rsa nei luoghi di lavoro, una proposta, è una battaglia che porto avanti da anni, e si collega alla rappresentatività nelle trattative, dobbiamo difendere il diritto dei lavoratori a scegliersi i rappresentanti e dare a questi rappresentanti l’agibilità che gli spetta.
Se ne parlerà alla Conferenza di organizzazione? Speriamo, come speriamo che la conferenza venga usata per discutere di come questo sindacato affronta la più profonda crisi del capitalismo di sempre. Basta con kermesse inutili buone solo per giustificare la nostra esistenza davanti e apparire sui social e in televisione.
Antonio Forlano (Direttivo nazionale Filt-Cgil)