INTERVENTO ALL’ASSEMBLEA DELLE ASSEMBLEE GENERALI DI BOLOGNA

Di seguito l’intervento di Nico Maman – Rsu della Fp Cgil – all’Assemblea Generale delle assemblee generali della Cgil di Bologna del 4 Marzo.
Sono passati 3 mesi dallo sciopero generale del 29 novembre che ha lanciato la nostra organizzazione verso quella che il Segretario Landini ha chiamato una RIVOLTA SOCIALE.
A novembre abbiamo denunciato: nuovo blocco del turn over dei dipendenti pubblici, 4 miliardi di tagli a regioni, comuni, province, definanziamento sanità, aumenti contrattuali e delle pensioni ridicoli…
A tre mesi da tutto questo sono cambiate un po’ cose: in primis la borghesia mondiale sta mostrando la sua vera faccia: elmetto in politica estera, manganello in interna e austerità in quella economica.
Su questo vorrei dire una cosa rispetto quello che si legge nei giornali della partecipazione della Cgil alla manifestazione del 15 marzo. Quella manifestazione sostiene totalmente la linea del riarmo che stiamo denunciando, sostiene di dare forza alla Von der Leyrn che in queste ore sta dicendo che bisogna mettere 800 miliardi per la difesa dell’Europa, che significa spesa in armamenti. Compagni, questa linea è incompatibile con la difesa della sanità e dei servizi pubblici che il nostro sindacato deve difendere.
Un’altra cosa è cambiata in questi 3 mesi: dallo scontro frontale, dall’attacco con scioperi in diversi settori (metalmeccanici, trasporto locale, automotive, sanità ecc.) alla strenua difesa contro gli attacchi del governo agli scioperi (che hanno visto una grande solidarietà dell’opinione pubblica… molti sondaggi in quella fase rilevavano che la maggioranza della popolazione era contraria alle precettazioni) stiamo passando alla “campagna referendaria”.
“Il voto è la nostra rivolta”… significa mettere in soffitta la rivolta, diciamocelo. Dire che la nostra rivolta è il voto, con la disillusione (più che giustificata) da parte dei giovani e dei lavoratori verso le istituzioni, cge lo stesso segretario nella sua relazione ha affermato, significa essere totalmente distanti dalla volontà di cambiamento che c’è nella classe che dobbiamo rappresentare. Oltretutto, i quesiti referendari rappresentano una goccia nel mare dei problemi che ci sono nei luoghi di lavoro. Non mettono neanche in discussione il sistema degli appalti, perché non si risolve il problema degli appalti semplicemente chiedendo là responsabilità del committente.
Adesso ci poniamo l’obiettivo di fare formazione per 100.000 delegati sui temi del referendum. Avrei voluto sentire la stessa enfasi per armare una quantità così di delegati per una dura battaglia sui rinnovi dei contratti, contro l’inflazione, per esempio.
Vengo alle questioni locali. Purtroppo il sindaco se n’è già andato perché volevo dirgli alcune cose. Da sabato la corsa del bus è passata da 1,50 a 2,30 euro (un aumento del 53%!), il citypass da 14 a 19 euro, il giornaliero da 6 a 9€ (+ 50%)… prezzi più cari della città più cara d’Europa… cioè Londra.
Rincara anche la sosta oraria per le auto: si arriva addirittura a 3,90 all’ora nel centro storico. Questa è una chiara misura classista, che si aggiunge al resto degli aumenti per inflazione, all’aumento dei prezzi di case (sia vendita che affitto… per chi la trova e può permettersela), all’aumento dell’irpef e del bollo ecc. La giustificazione è peggiore pure: questo aumento serve per gli alluvionati… quindi paghiamo sempre noi! Paghiamo la casa alluvionata e poi pure i servizi più cari.
Nulla si dice degli utili che Tper ha fatto in questi anni: 3,3 milioni nel 2023, raddoppiando quelli del 2022.
Anche qui, dire che il problema è stato non consultarci e più recente dire che il problema si risolve con i contratti integrativi nelle aziende significa abbandonare la nostra battaglia per i servizi pubblici e universalistici! Non possiamo dire che la Cgil sostiene l’idea che se hai un lavoro, con un buon contratto (quindi solo in una piccola parte delle grandi imprese) allora hai le agevolazioni e così si risolve il problema.
Dovremmo, invece, dare battaglia per dei servizi pubblici, gratuiti e per tutti: sanità, scuola e trasporti. Deve pagare chi ha fatto enormi profitti. Faccio solo un esempio: Hera ha dato il 20% in più ai suoi azionisti nel 2024 con un utile netto del 16%: guarda caso è esattamente quello che dovremmo chiede di aumento degli stipendi per l’inflazione.
Ci siamo sentiti dire che non potevamo rivendicare la scala mobile dei salari perché avremmo visto i prezzi aumentare ulteriormente. Beh compagni, i prezzi stanno continuando ad aumentare e i salari sono al palo.
Date queste condizioni avrei apprezzato molto di più che lo slogan di lancio di questa assemblea fosse: per uno sciopero generale metropolitano, contro l’inflazione e per servizi pubblici e per tutti!