“Noi accendiamo il motore, noi lo spegniamo!” Nella logistica è l’ora della lotta per un contratto dignitoso
La logistica, settore ormai da tempo cruciale nell’economia, vale circa l’8,2% del PIL, con un milione e 400mila addetti e un mercato che apparentemente non conosce crisi.
Nonostante questa crescita impetuosa, i lavoratori si trovano a contratto scaduto di fronte a una posizione aggressiva delle imprese che non solo respingono le richieste sindacali, ma avanzano ulteriori pretese.
I lavoratori della logistica, applauditi come “indispensabili” durante l’emergenza Covid, hanno pagato pegno mentre le imprese incassavano senza colpo ferire un rinnovo che ha lasciato aperti tutti i problemi più brucianti: dall’orario di lavoro esagerato (44 ore per autisti patente B, 47 fino a un massimo di 60 per patenti C), diritti calpestati, una filiera di appalti e subappalti che è il regno dello sfruttamento, e sulla quale sono state le inchieste della magistratura, anziché una chiara azione sindacale, a mostrare lo sporco sotto il tappeto (v. anche Rivoluzione no. 110).
Quanto ai salari, il rinnovo portò miseri 100 euro (+5,4%) e anche con le integrazioni dell’ICE, si arriva a dicembre 2024 con un 6% di perdita dei salari reali. Il tutto dopo tre anni almeno di prezzi alle stelle. Possiamo stimare a 2000-2500 euro la perdita di salario reale nel trienno. Intanto le imprese hanno aumentato i fatturati del 16%, il 65% dal 2009!
Neppure questo bagno di sangue ha smosso i sindacati, che a giugno hanno presentato una piattaforma debole, senza minimamente ascoltare i lavoratori e le loro richieste. Hanno trascinato la trattativa per 10 mesi e venti incontri avvolti dalla nebbia, e il risultato è stato quello prevedibile: i padroni, che il loro lavoro lo sanno fare, hanno alzato il tiro.
Quando le imprese propongono di poter modificare ogni due mesi l’orario di lavoro, quando chiedono una riduzione dei riposi da un turno all’altro, quando non sono disponibili di parlare di riduzione di orario per gli autisti, quando non vogliono discutere di franchigie e danni, di riduzione della filiera degli appalti, del pagamento delle malattie, di aumenti di salario… significa che il tempo delle parole è ampiamente scaduto!
Finalmente sono stati convocati due giorni di sciopero, 9-10 dicembre. Ma ancora i dirigenti sindacali invece di andare fra i lavoratori e preparare il conflitto accettano di riprendere le trattative… e vorremmo proprio sapere su cosa, a questo punto!
Nei magazzini e sulla strada i lavoratori della logistica non sono più disposti a subire! Esigiamo una lotta seria per richieste adeguate: pieno recupero e aumento del salario, abolizione del sistema degli appalti, riduzione d’orario a parità di salario, abolizione dei livelli salariali infimi (livello 6J sciaguratamente concesso nel 2013), abolizione delle franchigie in caso di incidenti.
Andiamo a scuola dai nostri colleghi negli USA, che in UPS minacciando uno sciopero a oltranza hanno portato a casa aumenti del 20%, o dai portuali americani che hanno ottenuto un preaccordo con un aumento del 62%.
Lo abbiamo scritto sui nostri scriscioni e siamo pronti a metterlo in pratica: “Noi accendiamo il motore, noi possiamo spegnerlo”!