Contratto Nazionale 2024-2027 Trasporto merci e logistica: POCHI SOLDI, ANZI POCHISSIMI!

Ipotesi di accordo Contratto Nazionale 2024-2027 Trasporto merci e logistica.
UN SETTORE RICCO – LAVORATORI IN SALDO!
POCHI SOLDI, ANZI POCHISSIMI – SUL RESTO, BEN POCA SOSTANZA!
Le aziende salvano il picco natalizio cavandosela davvero con poco, i lavoratori invece dovranno masticare briciole per altri tre anni…
In attesa di verificare tutti i dettagli dell’intesa firmata il 6 dicembre, va detto subito che questo accordo è gravemente insufficiente rispetto le attese di chi ha visto peggiorare le proprie condizion di vita e di lavoro. Ridicoli gli aumenti salariali, mediocri quelli normativi.
Sul salario: non ci siamo proprio!
Partiamo da un punto fermo: nello scorso triennio a causa della forte inflazione, abbiamo perso circa il 7% di salario reale. Nei prossimi anni, venti foschi all’orizzonte! Logica vorrebbe mettere al riparo i nostri salari, visto gli aumenti ridicoli fin ora percepiti in questi decenni eccezionali della logistica. L’aumento approvato è ridicolo.
Nei livelli di riferimento (3S per il personale non viaggiante, B3 personale viaggiante), per come è stato suddiviso l’aumento globale (tabellare + Elemento Professionale d’Area, EPA) realmente, prendendo la busta paga dicembre 2024 l’aumento complessivo fino a fine 2027 è del 7,8% (personale non mobile) del 9,3% (personale mobile). Perché il minimo tabellare non consolida l’inflazione recuperata, ma fa tornare l’orologio al marzo 2024. Di fatti l’accordo assorbe l’ICE (recupero parziale inflazione 2023). Siamo ben lontani dal 18% rivendicato nella piattaforma, che già era insufficiente. In soldoni a malapena si recupera, con anni di ritardo, quanto abbiamo lasciato sul campo con l’inflazione 2021-24. Pertanto, l’aumento del 1° gennaio 2025, che a prima vista porta la bella cifra di 90/120 euro (non viaggiante-viaggiante) assorbe l’ICE. A conti fatti un aumento ridicolo (40/60 euro) a gennaio e poi niente per un anno. E si ha il coraggio di scrivere nel contratto che “è stato salvaguardato il potere d’acquisto delle retribuzioni” per la durata di questo contratto, ossia fino alla fine del 2027!
Inquadramento e livelli: L’EPA è una foglia di fico per coprire un aumento salariale che altrimenti sarebbe stato di inesistente o quasi! Ci vengono richiesti continui adattamenti alla tecnologia, ma questi vanno riconosciuti inquadrandoci a livelli adeguati! Hanno parlato per anni di ammodernamento delle professionalità. Questa si sarebbe dovuta riconoscere con avanzamenti negli inquadramenti e minimi tabellari, oggi le categorie impiegate ed operaie non portano a casa nessun avanzamento. Numerosi cambiamenti nelle categorie alte molto meno per quelle operaie ed impiegatizie. Positiva l’abolizione del livello 6J. Fra un anno, però!
Orario di lavoro: niente per il personale camionistico, poco per i driver: l’orario di lavoro rimane invariato alle 47 ore per gli autisti di camion, i driver con molta calma passeranno dalle 44 ore a 43 dal 1° giugno 2025 e alle 42 dal 1° giugno 2026. (Ricordiamo che nel 2016 eravamo tutti alle 39 ore!). Positivo che si torni a “discutere” la discontinuità con le aziende camionistiche. La trasferta/indennità per i driver passa da 10 a 13 e il ticket, per le 39 ore si consolida ad 8 euro. Per i non mobili, viene aumentata la flessibilità (possibile modifica di orari ogni 3 mesi) e per tutti, il “sabato strutturato” a 5 gg di lavoro resta senza paletti – il nuovo dramma del settore.
Una marea di precarietà (part-time; somministrazione – determinati), come se non ce ne fosse abbastanza… Si alzano le soglie per il personale “atipico” al 41% del totale (personale mobile al 37%), per sito si arriva a 47%. Si introducono altri tre nuovi criteri per la stagionalità: trasporto carburanti (!), attività legate al turismo (!!), distribuzione farmaceutica di vaccini (!!!). Il criterio di stagionalità allarga le maglie sul limite per i contratti a termine… Con questo dilagare di precarietà i sindacati rispondono alle imprese concedendo nastri lavorativi flessibili e manodopera in saldo tutto l’anno a qualsiasi ora e giorno.
Appalti: il grande assente: su questo tema siamo rimasti ai titoli sulla “qualificazione della filiera”. Alle imprese appaltatrici si chiederà di produrre un po’ di carta in più e si aggiungono alcune causali per la rescissione dei contratti. Ma il punto è che non si tocca minimamente il nocciolo del problema. Ad ogni cambio di appalto, ad ogni società appaltatrice che “esce dal seminato”, saremo sempre costretti a rincorrere i buoi scappati dalla stalla. Eppure, ci sono state (e ci saranno) inchieste, scandali e sequestri milionari! “Il re è nudo”, il marcio di questo modello d’impresa che da oltre venti anni fa profitti sul sudore e sangue dei lavoratori lo si risolve con le internalizzazioni e non con le certificazioni! Certamente miglioramenti non mancano (mensilizzazione – malattia- infortunio) per le cooperative, ma restano insufficienti.
Altri temi importanti: progressi troppo limitati!
Sui diritti civili, tema altrettanto importante ci sono stati passi importanti come: malattie gravi, infortuni, ferie solidali, telelavoro, ticket, violenza di genere, permessi/lutto, congedi/nascita. Anche su alcuni temi scottanti come danni e franchigie ci sono stati dei passi in avanti ma non mancano limiti importanti: se si superano i due incidenti eventi in un anno, l’anno successivo si perde la copertura.
Noi non ci stiamo! Si poteva e si doveva ottenere molto di più!
Questo contratto è molto lontano dai veri bisogni dei lavoratori del settore, ma è anche molto al di sotto di quanto si poteva ottenere. Grave che i sindacati abbiano chiuso una trattativa così importante senza neppure provare a conquistare un rapporto di forza più favorevole chiamando i lavoratori a una seria mobilitazione. Mobilitazione che indubbiamente avrebbe trovato una risposta importante, viste anche le adesioni allo sciopero generale del 29 novembre scorso. La convocazione dello sciopero del 9-10 dicembre, poi revocato con la firma, è stato quindi il solito “aprire e chiudere il rubinetto” della lotta, senza neppure sognarsi di consultare i lavoratori.
Le aziende salvano il picco natalizio cavandosela davvero con poco, i lavoratori invece dovranno masticare le briciole per altri tre anni. Ora si andrà alla consultazione entro il 27 gennaio. Noi invitiamo tutti i lavoratori a votare NO e a far sentire forte il loro dissenso.
Chiediamo che si tengano assemblee che non siano il solito monologo delle segreterie che hanno firmato, ma in cui le posizioni per il SÌ e per il NO abbiano lo stesso diritto di essere presentate ai lavoratori. Ma non vogliamo limitarci alla protesta o al voto. Vogliamo la democrazia fino in fondo. Se l’elaborazione, la discussione, le trattative, ne siamo stati esclusi, ora vogliamo contare.
Invitiamo quelli che condividono le nostre idee ad intervenire e propagandare queste tesi e rivendicare con una mobilitazione seria quello che manca in questo contratto nazionale.
Noi non siamo disposti ad aspettare altri 3 anni!
Discutiamone insieme: lunedì 16 dicembre alle 19 su Zoom
Assemblea nazionale online
Tutti coloro che fossero interessati a partecipare ci possono contattare con una mail a rsuups.milano@gmail.com oppure un whatsapp al numero 3333030257
A cura di Giornate di Marzo – Area d’alternativa in CGIL
www.giornatedimarzo.it