Commissione sindacale Trasporti/Logistica, 4 maggio 2020

Insieme alla sanità, il settore dei trasporti e della logistica è stato indicato come essenziale dal DPCM del 25 marzo, dandogli un ruolo decisivo in questa crisi pandemica. Abbiamo avuto modo di riscontrare le criticità che sono emerse: le pessime condizioni di lavoro, mancanza di dispositivi; la cassa integrazione /Fis usata come “scarico” per i costi di gestione delle imprese, l’assenza delle misure di sicurezza; l’aumento dei ritmi di lavoro e, non ultimo, l’arretramento sulla vita privata dei lavoratori.
Se tutto questo sulle prime ha creato difficoltà nel mettere in piedi azioni di lotta concrete, nel prossimo periodo la classe lavoratrice si ritroverà a presentare il conto, ben consapevole che i padroni davanti a tutto ci hanno messo e ci continuano a mettere i profitti. Entrando a tutti gli effetti in una fase prerivoluzionaria.
Tradizionalmente il trasporto delle merci veniva considerato come sussidiario del settore industriale manufatturiero, oggi però si è emancipato con prepotenza, sia economicamente che politicamente dai cosiddetti “settori primari”, acquisendo un proprio spazio per la tenuta del tessuto economico e sociale del paese, ma anche un ruolo strategico con l’esplosione del commercio on-line, e non solo come risposta all’attuale fase emergenziale.
La cosiddetta fase 2 assume un ruolo altrettanto strategico, ma comunque legato quasi esclusivamente agli orientamenti di politica economica che la classe dominante gli assegnerà nel prossimo periodo.
Il cambiamento qualitativo del settore della movimentazione delle merci – in crescita per volumi e fatturato anche in questi anni di crisi economica – non è affatto in contraddizione con la crisi di sovrapproduzione del settore manufatturiero. Semplicemente le merci hanno trovato un canale diverso per essere vendute, abbassando drasticamente i costi intermedi di commercializzazione e del costo del lavoro ingrassando le multinazionali del settore merci e logistica.
Pertanto, sarà molto probabile nel prossimo immediato periodo una ristrutturazione del settore a favore della logistica on-line in continua espansione ed accelerazione – in Italia è ancora marginale anche se nel 2019 è cresciuto del 15% – a detrimento della logistica tradizionale (collettame).
Tutto a carico dei lavoratori e delle casse pubbliche. Da un lato l’uso spregiudicato delle Casse Integrazioni / Fis per scaricare i costi del lavoro, dall’altro la pretesa con la riorganizzazione dei volumi e la scusa dei cali di volumi, la minaccia di 300.000 posti di lavoro che saltano se non riceveranno: liquidità, decontribuzioni, moratorie fiscali, deroghe su orari e diritti del CCNL. Un ricatto inaccettabile dopo anni di abbuffate!
Dietro tutto questo vi è la decuplicazione dello sfruttamento e della precarietà dei lavoratori del settore. Per questo la nostra battaglia contro il sistema degli appalti e sub appalti – che ci ha fortemente caratterizzato in questi anni- avrà un salto di qualità. Il coraggio mostrato da gruppi di lavoratori di molti magazzini, dove il sindacato è molto debole, se non assente, in difesa della salute e per la fornitura di DPI, ha mostrato una potenzialità fin ora inespressa per paura di ritorsioni e perdita del posto di lavoro.
Dove invece la presenza sindacale è capillare e rappresentativa, come in UPS Milano, le nostre strutture di base hanno non solo retto, ma hanno ingaggiato una battaglia esemplare sul “controllo della produzione”. Temi come: cosa consegnare, con quali ritmi e produttività -di esclusiva competenza padronale- sono diventate le nostre linee guida di comportamento per lavorare in nome della difesa della salute e non del profitto. Sottoponendo decaloghi ai lavoratori e alle imprese con assemblee improvvisate è stata piegata qualsiasi velleitaria intenzione da parte delle imprese di cogliere il “momento” favorevole di un volume di lavoro da “Natale” per aumentare le consegne e fare più profitti.
Altra musica nel settore impiegatizio, dove le attività hanno subito grandi cambiamenti sotto la spinta delle norme governative sul “distanziamento sociale”, aprendo una nuova frontiera lavorativa: il telelavoro. Una modalità fin ora di nicchia, diventata la soluzione efficace in un contesto di emergenza per entrambi le parti. I risvolti sono inediti e pieni di contraddizioni che emergeranno con grande forza nel prossimo periodo.
Da un lato l’esigenza padronale del controllo del tempo di lavoro e della sua intensità con tecnologie sempre più invasive, dall’altro la crescita professionale, il lavoro di cura, il tempo di vita che diventa sempre più dai confini incerti e motivo d’insofferenza dei lavoratori, in particolare delle lavoratrici.
Un cambiamento nel lavoro impiegatizio che porterà anche le rappresentanze sindacali a rimodulare i metodi di comunicazione con i lavoratori. modalità inedite prevalentemente “ad personam” e che solo le rappresentanze capaci di fare rete e mettere in sintonia le potenzialità dei singoli lavoratori possono dare peso e forza rivendicativa alle istanze delle maestranze.
Un ruolo del tutto defilato lo hanno avuto i sindacati di base con la loro posizione “astensionistica”, dimostrando una totale incapacità nell’affrontare una situazione emergenziale di questa portata che necessitava, per forza di cose, di azioni concrete e di conflitto all’interno delle aziende, con la presenza dei quadri e militanti.
Il servizio pubblico del trasporto persone acquisterà un ruolo rilevante nella fase 2. Nonostante sia considerato un settore “maturo e strutturato” sindacalmente, abbiamo assistito in questa fase emergenziale ad una carenza incredibile nella gestione e nel supporto ai lavoratori, sia nella distribuzione delle forniture dei DPI al personale in servizio e sia nelle insufficienti misure di sicurezza adottate. Considerato uno dei migliori servizi di TPL in Italia, l’ATM di Milano ha mostrato la sua impreparazione ed inefficienza che emergerà con tutta la sua forza se non nell’immediato, nel prossimo autunno, soprattutto quando ripartiranno le scuole.
Nella fase emergenziale ATM ha lasciato i conducenti totalmente sprovvisti di DPI. Solo dopo grandi sollecitazioni dal basso sono arrivate a fine marzo le prime mascherine e guanti, ma da usare solo in caso di emergenza! Anche il distanziamento della cabina di guida all’interno della vettura, attraverso un semplice nastro, è servito il più delle volte a creare una calca maggiore di passeggeri nello spazio rimanente a loro destinato.
Come conseguenza poi della pessima gestione degli ammalati durante la fase emergenziale, molti lavoratori Atm che hanno accusato i sintomi del Covid e che non sono stati sottoposti a tampone, hanno fatto si e no qualche giorno di malattia e poi son tornati in guida. Facile capire come la questione sicurezza sia stata totalmente omessa in un settore che mette a repentaglio non solo la salute dei lavoratori ma anche quella degli utenti.
I più penalizzati, dal punto di vista economico e dei diritti, sono stati operai e impiegati, rispetto ai quali l’azienda ha ricorso massivamente all’uso di ferie, sia arretrate che in corso, oltre che al Fondo Bilaterale (la Cig per gli autoferrotranvieri). Tutto questo si è reso possibile grazie ai poteri concessi dal governo alle imprese di poter aprire in modo unilaterale le casse integrazioni, anche in forma retroattiva. Se si aggiunge l’assenza totale del sindacato e la debolezza contrattuale emersa con i famigerati patti d’intesa, si comprende bene come si siano subite selezioni discriminatorie del personale in cassa, piuttosto che sulla gestione delle ferie e degli straordinari.
L’arroganza padronale nel rifiutare l’integrazione del Fondo attraverso la riduzione del proprio compenso. Una casta parassitaria di circa 20 dirigenti, che introita annualmente una media di 200mila euro a testa e che in questa fase ha dimostrato tutta la sua avidità e l’unico interesse nel tenersi ben stretti i suoi privilegi a discapito delle migliaia di famiglie private di diritti, salario, salute e lavoro!
Diverse contraddizioni che si stanno sviluppando all’interno del settore del TPL, unite ai pochi investimenti sul riammodernamento del parco mezzi ed a un pesante calo che subirà la produttività (per es. per la metro è prevista una capienza massima del 35%, per effetto del distanziamento sociale), porteranno ad una crisi del settore senza precedenti, se non si porranno seri rimedi. L’ormai diffuso malcontento farà esplodere la rabbia dei lavoratori e potremo ritrovarci in una situazione conflittuale paragonabile a quella del dicembre 2003.
Le società degli appalti delle pulizie ferroviarie in questa fase hanno sin da subito mostrato tutta la loro forza ed aggressività con l’immediato ricorso alla Cassa integrazione, per mancanza di treni. Han retto i pochi treni regionali, dove però i lavoratori di questo settore, già di per se disastrato, han subito cambi di turno e di località ed un aumento considerevole della mole di lavoro (anche per effetto dei molti lavoratori in malattia). In diverse società i lavoratori si sono trovati sprovvisti di ogni mezzo di protezione: niente guanti monouso, niente disinfettanti per le mani, mascherine … Solo alzando la voce ha sedato l’abuso e in pochi giorni i DPU sono arrivati!
Per risparmiare sui consumi e sul personale e garantirsi i profitti, le società appaltatrici riducono ancora di più le maestranze, imponendo loro di utilizzare le ferie in corso. Pochi lavoratori che devono garantire una mole di lavoro enorme; va da se che i treni non sono affatto disinfettati, viene data indicazione di pulire per bene solo la cabina del macchinista, per dare l’apparenza della sanificazione del mezzo.
Tra le aziende in cui è emersa in maniera lampante la prepotenza e l’arroganza padronale c’è Amazon, dove i lavoratori han chiesto sin dall’inizio di lavorare in sicurezza e dove la chiusura sarebbe stata d’obbligo, visto il numero elevato di dipendenti all’interno del magazzino. Amazon sosteneva di svolgere un’attività essenziale per le persone bloccate in casa…anche se di fatto continuava a vendere beni non essenziali.
Nei magazzini si è continuato a lavorare articoli di ogni genere: dai sex toys, alle attrezzature da campeggio, oltre che prodotti alimentari non necessariamente “essenziali”, tipo le barrette energetiche e spesso si trattava di ordini singoli (una scatola di merendine, una barretta, etc). Amazon non ha fatto nulla né per incoraggiare i clienti a fare ordini di più prodotti in una volta, e neppure per bloccare l’acquisto di alcuni beni sul sito internet, come del resto si è fatto, fisicamente, nei supermercati.
Niente di tutto questo è avvenuto e le richieste dei lavoratori, anche rispetto alla sicurezza, sono state sempre ignorate con la scusa che certe decisioni si prendevano altrove. Finchè il 17 marzo è partito uno sciopero, durato 11 giorni che ha avuto una grande risonanza e che ha messo in seria difficoltà l’immagine dell’azienda. Il 22 marzo infatti Amazon ha annunciato che avrebbe consegnato soltanto beni “essenziali”, anche se la lista è rimasta ridicolmente lunga ed ha anche provveduto a distribuire i Dpi seppur, anche qui, in misura ridotta rispetto alle necessità e di qualità decisamente scarsa.
Durante lo sciopero ha concesso ai lavoratori presenti di portarsi dietro i propri effetti personali, tra cui il cellulare, vista l’emergenza in corso ed ha aumentato di 2€ (lordi) la paga oraria e lo straordinario pagato al 100%. Chiaramente tutte azioni antisindacali, così come quella di assumere interinali, mentre i lavoratori a tempo indeterminato stavano scioperando per ottenere condizioni di lavoro migliori. Di fronte a tutto questo le organizzazioni sindacali non hanno mosso un dito.
Il lavoro svolto dai nostri compagni delegati e attivisti è di grande insegnamento per la nostra organizzazione e per tutti i compagni impegnati nell’azione sindacale. Dove siamo presenti e siamo in grado di aggregare e consolidare possiamo portare con forza, anche in forme inedite, battaglie importanti su temi quali il controllo della produzione che, soprattutto in questa fase, va posto con grande enfasi.
Le nostre rivendicazioni:
∙ Lotta implacabile contro la precarietà e contro gli appalti e i sub appalti. Per l’internalizzazione delle attività alle aziende committenti!
∙ Rilettura a seguito di questa difficile fase del programma rivendicativo per il Rinnovo dei CCNL (merci, logistica, TPL). Le proposte dovranno avere per forza di cose un carattere più avanzato!
∙ Sicurezza sul lavoro e sicurezza sanitaria, senza eccezioni.
∙ Visto la nuova fase di attività in un contesto di distanziamento sociale, l’orario di lavoro verrà rimodulato. C’è un problema di sicurezza, ma che non deve ricadere sui lavoratori. Pertanto, riduzione dell’orario di lavoro sì, ma a parità di salario!
∙ Per la nazionalizzazione delle aziende di trasporto merci, sotto il controllo dei lavoratori! Solo i lavoratori sono in grado di decidere cosa trasportare (beni essenziali) ∙ Per un piano massiccio di investimenti e di assunzioni nel trasporto pubblico locale