ASSEMBLEA NAZIONALE DEL 25 GIUGNO: RISOLUZIONE FINALE, PER UNA NUOVA SCALA MOBILE
La risoluzione approvata all’unanimità alla fine dell’assemblea nazionale dell’area Giornate di marzo.
Non si arresta la corsa dei prezzi, che scarica i suoi effetti drammatici sulle condizioni di vita dei lavoratori. In Italia, nonostante i provvedimenti palliativi messi in atto dal governo (sospensione temporanea dell’accise sui carburanti, interventi sulle bollette), siamo al 7% su base annua, un record da oltre 30 anni, i prezzi dei beni energetici crescono di oltre il 40%. Un’inflazione, dunque, destinata a crescere ancora nei prossimi mesi. Tre famiglie su quattro stanno riducendo significativamente le spese anche per mangiare e curarsi. Milioni di lavoratori e lavoratrici in Italia sono letteralmente poveri. Quattro milioni non riescono a pagare le bollette, quest’anno le famiglie “morose” che rischiano di vedersi tagliare luce e gas sono già aumentate del 36%.
L’inevitabile contrazione dei consumi aggraverà la già precaria situazione economica amplificando il problema dell’occupazione. I modesti aumenti contrattuali di questi anni, spesso accompagnati da un allungamento della durata dei contratti, sono rapidamente evaporati a causa dell’aumento dei prezzi.
Tutto questo mentre i profitti crescono. Eni nel 2021 ha fatto 4,7 miliardi di profitti, i più alti degli ultimi dieci anni. Enel 3,2 miliardi di profitti, più 22% sul 2020. La casa automobilistica Stellantis ha distribuito solo nel 2021 agli azionisti 3,3 miliardi. È arrivato il momento di dire basta! La Cgil deve mettere al centro della sua strategia salariale la lotta per una nuova scala mobile dei salari: un meccanismo che all’aumento dei prezzi faccia seguire un aumento automatico dei salari, come era la scala mobile che ci è stata tolta 30 anni fa, strumento cancellato a causa dell’avvio delle politiche concertative nei primi anni ‘90.
Ministri e Confindustria sostengono che un aumento dei salari porterebbe ad una ulteriore crescita dell’inflazione. Ma, in realtà ha ben altra origine. L’enorme massa di denaro immessa nei mercati dalle banche centrali durante la pandemia ha innescato questa dinamica inflattiva agendo su altri fattori già presenti. Con l’aumento dei prezzi stiamo pagando le conseguenze delle sanzioni di guerra, dell’emergenza climatica che colpisce l’agricoltura, del protezionismo, dell’esplosione delle rendite (a partire da quelle sulle materie prime energetiche).
Alla base dell’aumento dei prezzi dei combustibili fossili e dell’energia avvenuto negli ultimi mesi del 2021 vi sono le strategie d’incremento dei guadagni, messe in campo dalle multinazionali del settore e dai fondi speculativi che operano nelle borse in cui viene definito il prezzo dei prodotti energetici, sono alla base dell’aumento dei prezzi dei combustibili fossili e dell’energia.
L’inflazione la pagano i lavoratori. Multinazionali o grandi aziende che operano in ambito di oligopolio, così come i detentori di grandi patrimoni, trovano sempre il modo per compensare la dinamica inflattiva, continuando a macinare rendite e profitti. Viceversa, la storia mostra come i lavoratori siano sempre stati tra i primi a pagarne le conseguenze. Organizzarsi e lottare per la scala mobile dei salari è il primo passo per puntare a scardinare questo meccanismo. Vanno, inoltre, rivendicati aumenti salariali dignitosi, di non meno di 300 euro al mese, per trasferire la ricchezza dai profitti al lavoro, e prezzi calmierati, delle bollette, degli affitti, dei beni di prima necessità.
Per queste ragioni, dal 1 Maggio scorso abbiamo lanciato l’appello “per una nuova scala mobile dei salari” che è stato diffuso e discusso tra i lavoratori di oltre cento luoghi di lavoro raccogliendo ad oggi oltre 3000 sottoscrizioni di lavoratori e delegati sindacali. Una campagna che ha riscontrato attenzione ed entusiasmo da parte di tanti lavoratori che chiedono al proprio sindacato di far propria questa rivendicazione.
E’ con questo spirito che continueremo questa campagna nei prossimi mesi a partire dal percorso congressuale della Cgil che ci vede pienamente coinvolti nel sostegno al documento alternativo.