Vigilanza Privata: iper-sfruttamento, diritti negati e ricatto padronale

Vigilanza Privata: iper-sfruttamento, diritti negati e ricatto padronale

II settore della Vigilanza Privata è noto ormai da tempo per i contratti truffa che regolano condizioni di lavoro precarie e spesso al di sotto della soglia di povertà. Il recente rinnovo del Ccnl del settore, in vigore dal primo giugno, non ha apportato alcun miglioramento sostanziale (vedi qui la nostra analisi del nuovo contratto), nonostante l’insofferenza crescente dei lavoratori. Nel corso del dibattito sul rinnovo del Ccnl, come Area di alternativa in Cgil “Giornate di Marzo” siamo  entrati in contatto con alcuni lavoratori del settore a Genova e ad ottenere un’intervista che lascia trapelare una realtà di iper-sfruttamento, orari disumani, diritti negati e costante ricatto padronale. Il lavoratore intervistato rimane anonimo per ragioni di sicurezza.

Quanto tempo è che lavori nel settore della vigilanza privata e in che cosa consistono le tue mansioni?

Io lavoro da poco più di due anni nella vigilanza privata, questo si divide in due settori, quello dei portinai e quello delle guardie giurate, che sarebbero le guardie armate. Io appartengo al primo settore, quello dei non armati, da contratto tecnicamente noi saremmo semplicemente dei portinai, nel pratico ci troviamo invece a svolgere tutta una serie di compiti per i quali non veniamo formati. Alle volte, in modo completamente illegale, ci ritroviamo anche a fare dei turni di notte senza avere un’arma. Non potremmo farli, ma per una serie di meccanismi che spiegherò dopo ci ritroviamo anche costretti a fare questo genere di mansione, sempre sotto il ricatto del “o lo fai o non ti rinnoviamo il contratto” o “troviamo qualcun altro con cui sostituirti”.

Che tipo di contratto e di inquadramento hai?

Il livello del contratto in cui sono entrato io attualmente è il livello F, uno dei più bassi in cui ci si può trovare nel panorama lavorativo. Io sono inquadrato come portinaio. Questo implica che l’azienda è libera anche di pagarmi meno di 5 euro l’ora. In tutta Italia solamente il 10% di tutte le aziende pagano più di 5 euro l’ora i non armati. Una percentuale ancora più piccola invece paga gli armati più di 8 euro l’ora.

Quante ore lavori a settimana e come sono organizzati i turni?

Da contratto io dovrei lavorare 160 ore al mese con la possibilità di fare al massimo, su richiesta dell’azienda, una ventina massimo trentina di ore di straordinario. Nello specifico, a causa del fatto che le ore sono pagate così poco, l’azienda cerca di farti lavorare il più possibile, anche con turni a volte spezzati di 14-15, una volta mi hanno chiesto 17 ore. Devo superare una soglia delle 212 ore al mese per superare i mille euro salariali. I turni poi se si è fortunati vengono dati di settimana in settimana, ma anche qui si tratta davvero di eccezioni, spesso vengono dati di giorno in giorno o ogni due giorni. I cedolini, poi, non corrispondono mai al foglio ore che ci obbligano a compilare, quindi uno lavora anche 219 ore, ti vengono pagate 210, se chiedi spiegazioni fanno orecchie da mercante, rimandano, se insisti minacciano il licenziamento e cose così.

Mi parlavi prima dei rischi e delle difficoltà del tuo lavoro. Qual è la situazione effettiva della sicurezza nello svolgimento delle tue mansioni?

Le aggressioni nei confronti sia degli armati che dei non armati sono una realtà che non è rara. Solamente l’anno scorso, solo nella mia azienda, ci sono stati 52 aggressioni nei confronti dei non armati, una media di 4-5 al mese. L’ultima è successa due giorni fa nella postazione dove ho lavorato oggi.

Data la difficoltà del lavoro e dei problemi di sicurezza che mi stavi spiegando. Che tutele ti vengono garantite?

Per quanto riguarda la malattia abbiamo solamente 30 giorni all’anno e la cosa incresciosa, che però è tipica del mio settore, è che, appena una persona si mette in mutua, sovente riceve la telefonata da parte dei propri capi, in cui ti viene chiesto per quanti giorni ti vuoi mettere in mutua e prontamente ti viene chiesto se puoi ridurre tali giorni. In caso di infortunio sul lavoro, ovviamente, ti viene chiesto espressamente di non passare per l’Inail e di andare comunque a lavorare il giorno dopo come se nulla fosse successo. Ovviamente, il ricatto del non ritrovarsi più a lavorare, di ritrovarsi licenziati è un’arma che utilizzano i proprietari di queste aziende, anche con persone consolidate che è anni che lavorano là dentro.

Che influenza ha tutto ciò sulla tua vita personale?

È  chiaro che questo genere di ritmi e di rischi, una paga bassa, portano a avere delle ripercussioni in tutto il tempo che è al di fuori dell’orario di lavoro e si può dire che sono sia dei ritmi che un ambiente che è incredibilmente logorante. Non ti permette innanzitutto di organizzare le più basilari cose come potrebbe essere andare a farsi una spesa, delle commissioni, andare dagli stessi medici, nel caso in cui uno comincia a sentire dei sintomi e li volesse prevenire.

Mi è capitato però, si parla di settimana scorsa, di avere uno svenimento in piena notte, mi ero alzato per andare semplicemente ai servizi. Mi sono recato a un ospedale locale e mi hanno fatto tutta una serie di accertamenti e poi mi avevano detto di dover stare una settimana a casa. L’azienda mi ha chiesto se io dopo tre giorni potevo tornare a lavorare. Ho cercato di oppormi, ovviamente non troppo perché se li faccio indispettire poi ho delle ripercussioni, alla fine sono riuscito a strappare questi 5 giorni, oggi sto lavorando, ma tecnicamente sono in mutua. 

I sindacati hanno recentemente rinnovato il Ccnl del settore. Cos’è cambiato?

I sindacati dopo circa dieci anni di lotte hanno finalmente, e cito testuali parole, “portato a casa un grande risultato”, come ha detto un nostro rappresentante della Cisl! Questo grande risultato consiste in un miglioramento talmente esiguo da non influenzare in modo incisivo la vita del singolo lavoratore. Ma soprattutto non tocca tutti gli aspetti che ho detto prima. Si è puntato molto sulla questione salario, che è una questione presente, centrale, e continua a rimanere una problematica. Nel senso che si veniva inquadrati con il livello F, nel nostro contratto. I lavoratori assunti dal primo gennaio del prossimo anno, più tutti gli indeterminati, si troveranno direttamente il contratto di livello E. Nello specifico, per quanto riguarda noi non armati, ci ritroveremo 50 euro in più nel salario minimo spalmati in 3 anni, da qui al 2026. Nel concreto, significa un aumento di 28 centesimi netti spalmati in 3 anni, chiaramente. Un solo scatto, che prima non avevamo, per cui dopo 18 mesi di livello E si diventa livello D, e questo porta a altri 100 euro in più sul minimo salariale, che però tradotti si scoprono essere ulteriori 28 centesimi in più a quello che è già stato il precedente aumento, dilazionato nei tre anni.

Dato questo contesto di ipersfruttamento e arroganza padronale, cosa dovrebbero fare i sindacati, secondo te, per migliorare le condizioni del settore?

Alla luce di tutto ciò, credo che i sindacati dovrebbero innanzitutto chiedere almeno il doppio di quanto otterremo con l’attuale Ccnl, quello passato da poco, specie perché negli scorsi decenni le paghe erano molto più alte di adesso e i benefit erano molto più alte di adesso.

Oggi le feste vengono concesse dal capo che decide casualmente di farti avere il giorno di riposo proprio durante la festa comandata. Io ho colleghi che non ne hanno mai fatto una. Hanno saltato Natali, hanno saltato Pasque, si sposano parenti e non gli danno permessi e ferie.

E soprattutto i sindacati dovrebbero anche puntare un attimo più a tutte le altre caratteristiche che ho detto prima. Ad esempio, evitare che le aziende chiedano degli orari spezzati, se chiedono degli orari spezzati perché proprio necessari che siano più o meno in zone della città confinanti o addirittura nello stesso quartiere, orari che permettano anche di avere una vita fuori del lavoro e che non siano massacranti. C’è bisogno di fare dello straordinario? Va bene, ma poi fai in modo che la persona uno due giorni dopo non faccia più straordinario, perché possa riprendersi dalle 11 ore del giorno precedente.

Se i sindacati promuovessero una lotta come quella che tu hai descritto, con questi punti, a tuo parere come risponderebbero i lavoratori del settore?

In una nota azienda di sicurezza, che non è quella per cui lavoro io, ma che è uno dei nomi più grossi nel settore, l’anno scorso in tutta Italia le guardie avevano deciso, per sollecitare finalmente di riuscire a firmare il nuovo Ccnl, di non fare neanche un’ora di straordinario. E c’è stata una grossa adesione e questo ha messo in totale crisi il settore, al punto che autonomamente alcune aziende avevano cominciato a pagare un pochino di più le suddette guardie armate.

Quello che mi fa pensare è: se una piccola lotta come questa ha già portato a dei risultati del genere, secondo me dovrebbe esserci un muoversi anche da parte di chi appartiene al mio settore che potrebbe tranquillamente mettere in crisi e far rimangiare l’arroganza dei padroni. Mi piacerebbe tirare fuori un episodio accaduto un po’ prima del mio incidente qualche giorno fa, in cui mi è capitato di condividere con dei colleghi un articolo di giornate di marzo.Tutte le persone, una volta che hanno letto l’articolo che parlava del nostro settore, erano tutti concordi con le righe che erano all’interno dell’articolo. Tutto questo per dire che in realtà manca anche un lavoro di comunicazione tra i sindacati e i lavoratori, perché basterebbe davvero puntare il focus su due tre punti e finiscono poi per concordare, in questo caso con il nostro articolo o comunque con una serie di rivendicazioni come quelle che ho fatto io prima.

Autore