Feltrinelli celebra i suoi 70 anni: i lavoratori cos’hanno da festeggiare?
Dopo anni di contratti di solidarietà e cassa integrazione, le libraie i librai Feltrinelli hanno richiesto all’azienda di godere dei risultati che, grazie ai lavoratori presenti nei punti vendita, si sono ottenuti.
A causa della rottura del tavolo delle trattative per il rinnovo del contratto integrativo aziendale ( CIA ), scaduto da 14 mesi, il 17 marzo le lavoratrici ed i lavoratori Feltrinelli hanno fatto 8 ore di sciopero.
Diversi gli argomenti che hanno portato alla rottura.
Ad una richiesta sindacale di aumento ticket buono pasto di € 1,50 nell’arco dell’anno, l’azienda risponde che lo riconoscerà, ma spalmato su 3 anni.
In questi anni, le libraie e i librai Feltrinelli si sono visti demansionare il proprio ruolo, passando dall’essere librai ad essere dei commessi.
Sono passati dall’ avere molta libertà per quanto riguarda gli ordini dei libri, dando di fatto agio, soprattutto agli editori più piccoli, dal proporre e scegliere le locandine da esporre nei negozi, ad essere costretti a seguire i diktat dettati dalla dirigenza aziendale e ad essere fagocitati dai ritmi di lavoro estenuanti che riguardano indistintamente molti lavoratori del settore commercio.
Stando anche agli ultimi dati del mercato editoriale e della poca affluenza in libreria con la conseguente mancanza di vendite, la richiesta dei librai e delle libraie è stata quella di ricreare la figura del libraio, che per svolgere al meglio la propria mansione ha la necessità di avere il tempo per leggere, formarsi ed informarsi, per trasmettere qualità ai clienti, avventori delle librerie.
Più qualità e maggior formazione per rilanciare libri e librerie tradizionali.
Altri temi di discussione sono il premio di produzione e il salario d’ingresso per tempi determinati e
neoassunti a tempo indeterminato.
Lo sciopero Feltrinelli/Finlibri. è riuscito, l’adesione è stata altissima, circa dell’90% dei lavoratori suddivisi tra le sedi di Torino, Milano, Mestre, Bologna, Modena, Roma, Napoli, Bari si sono fermati per 8 ore.
È di oggi la notizia che l’accordo tra le parti è stato siglato ed i lavoratori hanno ottenuto
– aumento dei buoni pasto per tutte le lavoratrici e i lavoratori, full time e part time, che passano da
6 euro a 7,50;
– completa riformulazione dell’impianto del premio di risultato con l’introduzione di una soglia minima garantita e l’estensione a tutte le lavoratrici e i lavoratori con un contratto a tempo indeterminato;
– introduzione o rafforzamento dei permessi per figli minori, visite mediche, studio, permessi non
retribuiti e congedi matrimoniali anche per unioni civili/matrimoni esteri;
– potenziamento e ridefinizione del sistema delle relazioni sindacali, con raddoppio del monte ore
dei permessi;
– introduzione di misure innovative su pari opportunità e inclusione, in primo luogo il riconoscimento della carriera alias in caso di variazione identitaria;
– Eliminazione della carenza di malattia e integrazione al 100% della retribuzione dal 1° al 20° giorno, indipendentemente dal numero di eventi.
Viene inoltre istituita la commissione mansioni con l’obiettivo di un documento chiaro e condiviso
su ruoli e sviluppo professionale all’interno dell’azienda.
Di certo questo risultato ottenuto con la lotta è una goccia nell’oceano. Se il pagamento della carenza a prescindere dagli eventi di malattia è una buona riconquista, il ticket da € 7,50 di questi tempi a Milano non è sufficiente per comprare un pranzo completo e in prospettiva, a causa dell’inflazione che si è rialzata, sarà del tutto insufficiente. Il segnale importante è che i lavoratori hanno capito che mobilitarsi e scioperare in modo organizzato porta a dei risultati.
Il mercato dell’editoria da anni sta vivendo momenti di difficoltà soprattutto in questo primo semestre e non si escludono altre possibili mobilitazioni con l’auspicio che tutto il settore possa lottare insieme, in lotte condivise per il raggiungimento di obbiettivi comuni.
Elisa Grumo
RSU filcams cgil
Giornate di marzo
Area di alternativa in cgil



