USA Scendono in lotta gli operai dell’auto!

USA Scendono in lotta gli operai dell’auto!

Dopo mesi di trattative fallimentari tra il sindacato e le “Big Three” del settore auto USA (Stellantis, General Motors e Ford), venerdì 15 settembre i lavoratori sono passati all’offensiva. 13mila dei 147mila iscritti al sindacato United Auto Workers (UAW) hanno iniziato lo sciopero a scacchiera, bloccando tre impianti di assemblaggio veicoli, uno per ogni compagnia.

Nel marzo 2023 la UAW ha dovuto tenere le prime elezioni dirette nella sua storia, a seguito di una situazione di bancarotta e scandali di corruzione dei vertici. Il malcontento della base ha portato alla vittoria della frangia più combattiva, capeggiata da Shawn Fain, emarginando il settore più collaborazionista e moderato.

L’inflazione ha ridotto fortemente il potere d’acquisto, mentre anni di peggioramenti si sommano oggi alle preoccupazioni per la transizione all’auto elettrica.

Negli ultimi 10 anni azionisti e amministratori delegati (CEO) hanno accumulato 250 miliardi di profitti, di cui 21 miliardi solo negli ultimi 6 mesi. I compensi milionari ai CEO sono aumentati in media del 40% negli ultimi 4 anni.

Per questo Shawn Fain dichiara: “Profitti record significano contratto record.”

Le rivendicazioni operaie sono nette: aumenti salariali del 40% in quattro anni; eliminazione delle disparità salariali tra giovani operai e senior; reintroduzione del COLA (Cost of Living Adjustment), un adeguamento dei salari all’inflazione che fu sospeso nel 2009; maggiori tutele assicurative per pensione e sanità; abolizione della legge antisciopero WARN (del 1998) che autorizza il licenziamento immediato di un lavoratore che sciopera se l’azienda è in chiusura.

In una settimana di sciopero il danno per le Big Three è stato di 16.000 veicoli in meno prodotti e una perdita stimata di 1,6 miliardi complessivamente. La Ford ha già fatto alcune concessioni: la reintroduzione del COLA; l’eliminazione totale della disparità salariale tra nuovi ingressi e anziani; il diritto allo sciopero; aumenti nella divisione degli utili. Concessioni giudicate positive ma insufficienti.

Così venerdì 22 a mezzogiorno altri 5mila lavoratori sono entrati in lotta. Si mantiene lo sciopero nei primi tre stabilimenti, uno per ogni azienda, ma il sindacato ha ampliato l’offensiva solo per GM e Stellantis, bloccando 38 strutture e poli logistici delle due aziende.

Alle aziende che paventano il collasso economico delle imprese e del paese intero, Fain risponde: “Noi non distruggeremo l’economia, ma distruggeremo la loro economia che è l’unica che va bene alla classe dei milionari”.

La lotta dell’UAW è parte dell’ondata di lotte salariali che ormai da tre anni attraversa gli USA, coinvolgendo decine di categorie, dai magazzinieri di Amazon agli sceneggiatori di Hollywood. Non a caso, secondo i sondaggi Gallup il 67% della popolazione appoggia gli scioperanti.

Le nuove correnti sindacali che si sono poste alla testa di queste mobilitazioni hanno afferrato la contraddizione fondamentale tra l’esplosione dell’inflazione, la (relativa) crescita del capitalismo USA, sospinta soprattutto dai piani faraonici di aiuti di Stato, e i salari reali stagnanti se non in calo. Affrontano tuttavia questa lotta in una logica strettamente sindacale, sia nelle piattaforme che nella gestione della mobilitazione. La tattica degli scioperi articolati ha il vantaggio di prolungare la mobilitazione, grazie anche alle casse di resistenza, ma può rivelare il suo tallone d’Achille nell’assenza di una mobilitazione più generale della classe operaia. Le condizioni economiche sopracitate possono garantire accordi salariali relativamente vantaggiosi per alcune categorie, ma in tempi di inflazione mondiale e di crisi queste conquiste possono rapidamente evaporare.

I limiti politici anche dei dirigenti sindacali più combattivi si vedono anche dal fatto che Fain non ha disdegnato di fare da spalla a Biden quando il presidente in caccia di voti si è presentato con tanto di megafono e cappellino a uno dei picchetti. Peraltro anche Trump sta corteggiando gli operai in sciopero, a dimostrazione della popolarità di questa lotta.

Ma a prescindere dai suoi limiti, questa lotta è un punto di riferimento entusiasmante per i lavoratori dell’auto a livello internazionale. Una vittoria dell’UAW sarebbe un fattore di radicalizzazione importante. Da marxisti il nostro compiuto è di sostenere attivamente ogni movimento reale della classe, spiegarne i limiti e spingere l’avanguardia dei lavoratori a trarne le conclusioni politiche più generali.