ROMA – L’OFFENSIVA DI AMA CONTRO I LAVORATORI INIDONEI

ROMA – L’OFFENSIVA DI AMA CONTRO I LAVORATORI INIDONEI

All’AMA, l’azienda pubblica che gestisce i servizi di igiene ambientale del Comune di Roma, è in corso un’offensiva contro i lavoratori a ridotte capacità lavorative, lavoratori che negli anni hanno contratto malattie dovute alle modalità di lavoro (movimentazione e sollevamento bidoncini, raccolta rifiuti in terra, etc), mezzi vetusti, locali aziendali malsani.

Da alcuni mesi era partita una campagna di stampa dei giornali padronali (Corriere della sera, Il Messaggero, La Repubblica, Il Tempo) in cui si imputavano alla presenza di questi lavoratori i ritardi e le deficienze nella pulizia della città.

Questi lavoratori sono circa 1.800, un numero enorme su poco più di 6mila dipendenti totali, a dimostrazione che forse qualcosa che non va nel modo in cui è organizzato il lavoro in Ama c’è eccome!

Hanno svolto mansioni di minor aggravio su disposizione dei medici aziendali, i quali hanno riscontrato, durante le visite annuali, le patologie da cui erano affetti. Dopo la lunga campagna di stampa, è partito l’attacco dei vertici, nominati dalla giunta di centrosinistra, che attraverso interviste nel mese di febbraio hanno annunciato che dal 1° marzo i lavoratori sarebbero stati sospesi dal lavoro e dalla retribuzione.  Questa operazione viene utilizzata, senza nasconderlo, per fare pressione sui i lavoratori affinché non dichiarino le patologie da cui sono affetti e accettino di lavorare in qualsiasi condizione.

I sindacati, CGIL in testa, si sono ben guardati dal chiamare i lavoratori alla discussione e alla mobilitazione.

Prima hanno avviato dei contenziosi legali (ex-art.700) poi si sono seduti ad un tavolo di trattativa dove hanno accolto le proposte dell’azienda, siglando un accordo che prevede:

  • richiamo di tutti i lavoratori a visita;
  • per coloro che, dopo la visita, risultassero inidonei:
    • per i lavoratori inidonei parziali fino a 60 anni di età part-time obbligatorio al 50%; 
    • per gli ultrasessantenni il pensionamento anticipato con 9 mesi di buona uscita (che serve a coprire l’anno che va dal prepensionamento all’effettiva decorrenza dell’assegno pensionistico );
    • il licenziamento per gli inidonei totali e quelli che non possono accedere alla pensione.

I risultati di un tale accordo sono salari e pensioni da fame, con famiglie con mutui e figli a carico sul lastrico, in una situazione aggravata da una inflazione galoppante e prezzi alle stelle.

Eppure una soluzione per l’utilizzo di personale c’è ma sono azienda e sindacati non vogliono vederla.

Questo personale potrebbe essere utilizzato per la manutenzione dei contenitori, nel presidio dei punti di raccolta e delle postazioni, come eco-informatori, oppure nell’ambito delle altre aziende del gruppo Roma Capitale come uscieri, custodi nei musei, presidio stazioni metro.

Ora invece, i lavoratori che verranno ritenuti inidonei in maniera definitiva, verranno sostituiti con contratti di apprendistato per lavoratori fino a 29 anni; lavoratori che dovranno godere, oltre che di ottima salute, di un certificato penale intonso, cancellando di fatto il ruolo del lavoro come strumento di riabilitazione sociale e di inserimento delle categorie svantaggiate.

Assunzioni che arrivano dopo il fallimento di quelle con livello di ingresso J (l’inquadramento più basso che prevede forti penalizzazioni sia in termini di salario che di scatti di anzianità), inserito con gli ultimi contratti, che consente solo la spazzatura in quanto non prevede la conduzione di mezzi.

E non sono solo i giovani ad essere assunti con un (bassissimo) salario d’ingresso e poche (se non nulle prospettive di miglioramento delle proprie condizioni). Ci sono contratti part-time di venticinque ore su quattro giorni a cavallo del fine settimana, e una busta paga che non arriva a 800 euro, siglati con lavoratori tra 40 e 50 anni, con figli a carico che adesso si ritrovano a dover fare comunque un doppio lavoro senza nemmeno potersi riposare il sabato e la domenica.

Tutta questa operazione serve a coprire, da un lato, le responsabilità di un management aziendale incapace di organizzare un servizio adeguato di raccolta e spazzamento e, dall’altro, abbassare i costi aziendali per rendere appetibile l’inglobamento in Acea (multiutility a partecipazione pubblico-privato che si occupa di acqua ed energia) che costruirà e gestirà il nuovo termovalorizzatore di Roma.

Siamo solo all’ultima vicenda in cui azienda e sindacati fanno accordi sulla testa dei lavoratori, tra i quali la preoccupazione per il futuro si associa ad una sensazione di impotenza che spinge a ricercare soluzioni individuali.

Se oggi viene sferrato un attacco agli inidonei, domani riguarderà tutti i lavoratori. Occorre uscire da questo stato di rassegnazione e riprenderci il nostro sindacato, con una svolta che rimetta al centro gli interessi dei lavoratori, è necessario spingere affinché la Cgil e le altre organizzazioni sindacali ritirino la firma da questo accordo e promuovano una campagna di assemblee che esprimano un parere vincolante sull’accordo e lancino una mobilitazione che veda al centro una piattaforma su alcuni punti fondamentali:

  •  tutela del lavoro e del salario;
  •  carattere pubblico dell’azienda;
  •  riaffermazione della democrazia sindacale con il voto vincolante su tutti gli accordi, con le elezioni di nuove RSU.

Qui disponibile il volantino che abbiamo diffuso sulla vicenda.