Ordine del giorno sulla Palestina: contro le cariche ai cortei.

Ordine del giorno sulla Palestina: contro le cariche ai cortei.

Di seguito l’ordine del giorno sulla Palestina e contro il tentativo di reprimere il movimento in sostegno al popolo palestinese con le cariche della polizia, presentato all’Assemblea Generale della Cgil nazionale, respinto con 8 voti a favore e 4 astensioni.

Un massacro unilaterale e indiscriminato, da oltre tre mesi, vede uno dei più agguerriti eserciti del mondo accanirsi contro una popolazione prigioniera, assediata, privata di ogni sostegno.
È fin troppo chiaro, nelle parole e nelle azioni del governo israeliano, l’intenzione di provocare una nuova espulsione di massa dei palestinesi da Gaza, mentre si intensificano le aggressioni e le espulsioni anche nel territorio della Cisgiordania, già occupato da oltre 700mila coloni.
Una vera e propria pulizia etnica, nel silenzio ipocrita di gran parte dei governi e delle forze politiche, che hanno il coraggio di chiamare tutto questo “autodifesa di Israele”.
Di più: il massacro di Gaza si estende a tutta la regione, con i bombardamenti israeliani in Libano e in Siria, con gli attacchi angloamericani allo Yemen.
L’Italia ha appena assunto il comando della missione navale nel Mar Rosso, mentre l’ENI ha recentemente firmato accordi con Israele per lo sfruttamento dei giacimenti di gas al largo di Gaza, risorse che dovrebbero appartenere ai palestinesi. Bastano questi due fatti per capire come il governo italiano e il capitalismo italiano siano pienamente coinvolti e complici di quanto accade.
Il popolo palestinese da 75 anni viene ingannato, occupato e privato del diritto ad un proprio Stato. La solidarietà con questo popolo è un dovere per il movimento sindacale di tutto il mondo. Non si tratta solo di una astratta solidarietà: siamo profondamente convinti che lottare a fianco del popolo palestinese sia strettamente legato alla lotta per la difesa dei diritti e delle condizioni dei lavoratori in Italia.
Le lavoratrici e i lavoratori nel nostro paese pagano e pagheranno i costi economici di questa e delle altre guerre in corso, con l’aumento dei prezzi, con l’aumento della spesa militare.
Dopo oltre 30.000 morti e una catena orrori infiniti, le posizioni per una generica pace che intenda riportare la situazione alla fase precedente al 7 ottobre e una collocazione equidistante, non si pongono il problema di schierarsi apertamente dalla parte del popolo palestinese mentre viene raso al suolo.
La straordinaria manifestazione di Milano del 24 Febbraio che ha visto la presenza di decine di migliaia di partecipanti, così come le tante manifestazioni di massa dalla parte del popolo palestinese, dimostra che tanti giovani e lavoratori hanno chiaro che non può esserci equidistanza tra oppresso e oppressore.
L’Assemblea Generale della Cgil Nazionale del 27 febbraio decide di:
– Organizzare assemblee e iniziative di discussione nei luoghi di lavoro, contro l’ignobile falsificazione di gran parte dei media sul conflitto in corso
– Farsi promotrice di una campagna nazionale nei luoghi di lavoro, che porti a una manifestazione nazionale di inequivoca solidarietà con il diritto dei palestinesi all’autodeterminazione, contro la partecipazione italiana al conflitto a partire dal ritiro dalla missione nel Mar Rosso.
– Organizzare iniziative di sciopero e boicottaggio particolarmente in quelle aziende e settori collegati alla macchina bellica, alla sua catena logistica, agli interessi imperialistici nella regione e alle forniture militari a Israele.
La Cgil denuncia la censura della RAI e l’operazione dei mezzi di “informazione” di ridurre gli spazi democratici e, si opporrà nelle piazze, al disegno di legge promosso dalla Lega e a tutti i tentativi di vietare, di fatto, ogni manifestazione di solidarietà con la Palestina come nel caso delle indegne e vergognose cariche della polizia in assetto antisommossa, contro studentesse e studenti nei cortei che sostengono la Palestina come avvenuto a Firenze e Pisa nei giorni scorsi.
Violente manganellate che, non solo provano ad impedire la possibilità di manifestare liberamente, ma vogliono ostacolare qualsiasi crescita di un movimento in difesa del popolo palestinese che la Cgil sosterrà con tutte le sue strutture e con la mobilitazione.

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