Immissioni in ruolo nella scuola: poche e a caro prezzo!

Questa estate il governo ha decretato una nuova procedura per il percorso di abilitazione dei docenti che sembra pensata per esasperare il fenomeno del precariato. Non saranno più sufficienti i 24 CFU (Crediti Formativi Universitari) in materie socio-psico-pedagogiche per partecipare ai concorsi, ma ne occorreranno 60, ossia l’equivalente di un anno di università. Il tutto al modico costo di 2500 euro.
Anche chi è precario da più di 3 anni sarà tenuto a conseguirli per avere l’abilitazione. Come misura transitoria sarà possibile partecipare ai concorsi straordinari fino a fine 2024 con i 24 CFU, ma con l’obbligo di conseguire i rimanenti 36 durante l’anno di prova al costo di 2000 euro. Solo in alcuni casi saranno necessari solo 30 CFU. L’iter decretato dal governo si traduce in una forte selezione che falcidierà ulteriormente le tuttora inadeguate immissioni in ruolo. La stabilizzazione, anziché essere gratuita e accompagnata da una formazione in orario di servizio, potrà essere ottenuta solo con un considerevole esborso economico e con un complicato percorso abilitante da svolgere in orario extralavorativo (solo una ridotta quota del personale precario potrà fruire dei limitati permessi per il diritto allo studio).
La FLC-CGIL di fronte a una misura del genere si è limitata a muovere qualche critica. Ma non è con le critiche, né con il rimandare una riformulazione della norma al mitologico contratto 2022 – 2024, che si può rispedire al mittente l’ennesimo attacco alla scuola. Occorre inserire subito una cancellazione della norma in una piattaforma rivendicativa e fare una seria compagna di mobilitazione nelle scuole.